Avanti a lui tremava tutta Roma - Film (1946)

Dalla perfetta ugola di Renata Tebaldi, prestata in playback alla Magnani, si sviluppa una storia d'amore e di torture naziste di fine guerra. Grandi interpretazioni canore di un'opera (la Tosca di Puccini) che si "inserisce" per gran parte della pellicola quasi a parafrasare la vicenda drammatica vissuta dai protagonisti. Buona regia teatrale e scenica dell'opera, ma oltre alle voci stupende non ritengo vi siano interpretazioni particolarmente entusiasmanti. Piccola particina per Ave Ninchi.

Lodevole per il contenuto libertario (l'entrata degli Alleati a Roma), meno per la sottile enfasi che il regista vi dedica, accresciuta da alcune interpretazioni ben oltre il patetico (il maestro ebreo). Un afflato comprensibile e scusabile a guerra appena conclusa: a distanza di anni la recita manichea con ruoli buoni-cattivi regge poco, anche se la presenza di attori e caratteristi di vaglia (Scotti si doppia nella calata romanesca) alza il livello. Non si può negare al film un generale spessore civile che riconforta l'animo.

Classificato da Fofi come esemplare di cinema "bizzarro", questo eccentrico film d'opera si caratterizza in effetti come un unicum nella carriera dello stesso specialista Gallone, intersecando la popolarissima (come testimonierà anche il suo utilizzo futuro) opera di Puccini con un episodio resistenziale alla vigilia della liberazione di Roma. La stessa approssimazione dello script trova giustificazione all'interno del contesto di genere in cui è ricondotta la storia. A disagio nel playback, la Magnani ha primi piani fulminanti di bellezza. Dignitoso Gobbi. Scotti fa il romano.

L’idea è quella di utilizzare l’opera lirica come escamotage per sfuggire al giogo tedesco durante l’assedio di Roma. Ma l’intercalare degli acuti sovrasta i dialoghi e mortifica l’interpretazione degli attori (a meno di non essere melomani incalliti), appesantendo non poco e annoiando altrettanto. Peccato, perché le plumbee atmosfere del finire della Seconda Guerra Mondiale sono sicuramente ben rese. Finale retoricissimo.

Film abbastanza bizzarro per come riesce a fondere, nella seconda parte, dramma e lirica, tanto che a un certo punto sono tanti i rimandi collimanti tra ciò che accade sulla scena e ciò che accade fuori. La storia è semplice, a tratti ingenua, con un finale che, pur figlio dell'epoca, non si può non definire facilone. Il meglio, ovviamente, è rappresentato dalla musica di Puccini. La Magnani, doppiata (quando canta è la Tebaldi a prestarle la voce), fornirà ben altre prove in futuro.