Inusuale operazione di Magni che salta Puccini e si rivolge irettamente al dramma originale di Sardou. Come al solito il pretesto è raccontare il passato con un occhio al presente (non mancano le consuete posizioni anticlericali), anche se con qualche canzone di troppo. Il cast: La Vitti appare un po' troppo isterica, Proietti è un Cavaradossi da Sistina (il teatro), Gasmann si diverte nei panni del malvagio Scarpia. Da applauso Fiorentini e Bonagura e il cameo di Aldo Fabrizi. Un po' sottotono Orsini. Pellicola da rivalutare.
MEMORABILE: Il momento in cui Proietti canta "Nun je da retta Roma" dagli spalti di Castel S. Angelo
Magni smonta pezzo per pezzo il mito pucciniano di Tosca, attingendo dalla fonte originaria del racconto (Sardou) e spingendo forte sul pedale dell'ironia, con un riconoscibile fondo politico di anticlericalismo. La scelta della Vitti nel ruolo dell'eroina eponima contribuisce a spogliare l'icona pucciniana di ogni solennità, mentre Proietti è un Cavaradossi brillante e Gassman uno Scarpia gigione. Ottimo Fabrizi nel ruolo dell'ecclesiastico governatore, memorabili le musiche originali di Trovajoli.
La commistione fra dramma, musical (alla romana) e grottesco operata da Magni riesce abbastanza bene, anche se in alcuni momenti le canzoni possono stancare. Il cast è in gran forma: quando non canta la Vitti brilla, Proietti è un'ottima scelta e Gassman gigioneggia come sempre nel ruolo di Scarpia (eccezionale quando lancia le sue occhiate). Buono.
Luigi Magni, inventore del filone "Roma sparita" in voga in quegli anni, trasforma un melodramma in commedia musicale: e la scelta è indovinata, perché ad un'accentuazione della sua poetica anticlericale e dei parallelismi tra storia e attualità politica si accompagna un avvicinamento a un gusto più autenticamente popolare, lontanissimo (e più efficace) dagli intellettualismi tipici del periodo. Tutto il cast è godibilmente sopra le righe: non a caso funziona benissimo Proietti, attore che al cinema non sfondò mai veramente.
Interessante, quasi unico nel suo genere, ma le parti buone sono praticamente solo quelle musicali. La storia ricalca quella dell'opera lirica ma non riesce a incidere con profondità a causa di una regia non troppo accurata, gli stessi dialoghi cadono vittima di un semplicismo e didascalismo rivoluzionario sì tipico del filone di Magni, ma presente con ben altra grazia popolare in altre sue opere. Rimangono molti momenti notevoli, tutti cantati: l'inizio, il canto dei derelitti, Proietti che canta stornelli e le bocche di Roma gli rispondono.
La nota storia di Tosca qui ha i toni di commedia che si allontana dal registro drammatico per approdare a una soluzione decisamente più ironica e dissacratoria. Il cast è quanto di più superlativo si potesse trovare e le ambientazioni a Castel Sant'Angelo sono zeppe di suggestioni circa il nostro passato prossimo. Diverte con impegno, senza dover necessariamente pensare a Puccini.
Se pure detestate i musical accostatevi con fiducia alla "Tosca" di Magni, sonante commedia in cui il taglio cantato seguita gli attori senza ferirli. Un film polifonico sul riflesso napoleonico a Roma in cui più alta è la voce Gigi Proietti senza che Fabrizi o Gassman gli siano secondi. Bertiniana un po' la Vitti, ma forse la parte lo richiedeva. Degno di un'opera di De Simone l'ingresso in chiesa di zoppi storpi e malcreati per l'Inno al Signore: "...Te se sbajato solo con me / solo con me / solo con me...".
MEMORABILE: L'ingresso di Gassman sulle note del Canto dei derelitti e la frase: "L'onnipotente ama i solisti!"
Tra i mejo esiti della romanità di Magni, beneficia del connubio - magari non nuovo sul piano dell'ideazione ma innovativo sul fronte dei risultati - tra commedia musicale e opera(zione) di interesse storico. In tal senso un apporto fondamentale è da accreditare alle musiche di Trovajoli, in grado di conferire nuovi slanci a un gioco che rischiava di risultare ripetitivo. Altrettanto indispensabili le interpretazioni, che beneficiano della (s)misurata classe di Proietti, dei palpiti di beltà della Vitti, del giusto gigioneggiare di Gassman e di un Fabrizi di gorgogliante incisività.
MEMORABILE: Il dinamico e ineffabile duo Fiorentini/Bonagura: tra i bravi e i travet.
“La Tosca” adattata a film musicale da Luigi Magni e Armando Trovajoli con grandi attori romani, che però peccano di poche capacità canore, tranne Gigi Proietti: “Nun je da' retta Roma” il brano migliore della pellicola, che conserva un sapore tipicamente romanesco e si inserisce tra le canzoni folcloristiche della città. La trama è contro il potere (pontificio) e regge bene fino al finale, in cui la commedia cozza con la tragedia ma funziona comunque abbastanza (anche grazie all'ambientazione a Castel Sant'Angelo).
Luigi Magni HA DIRETTO ANCHE...
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HomevideoGugly • 24/04/09 20:35 Archivista in seconda - 4712 interventi
da www.proveperunsito.it: è in uscita il DVD "La Tosca" di Gigi Magni : sul sito www.IBS.it è indicato disponibile dal 20 maggio al prezzo di Euro 23,99. Inoltre è anche in versione restaurata ed è anche in vendita il cd con la colonna sonora originale di La Tosca , con i brani scritti da Magni, musicati da Trovajoli.
Imdb segnala che a questo film prese indirettamente parte anche Ferruccio Amendola, non accreditato, che doppiò Goffredo Pistoni, l'attore che interpretava il sacrestano della chiesa di Sant'Agnese. Guardando il film poi mi sono imbattuto in questa comparsa che sembra proprio suo figlio e futuro attore Claudio Amendola (anch'egli non accreditato, su nessun sito), che all'epoca aveva circa 10 anni.