Da Curtis Harrington, regista specializzatosi negli anni in film televisivi di qualità, quasi sempre in bilico tra l’orrore e il thriller, una produzione invece per il grande schermo che già nel titolo originale (GAMES) mette in luce lo spirito giocoso della coppia protagonista: Paul Montgomery (Caan) e sua moglie Jennifer (Ross), ricchi borghesi di città, amano truccarsi, travestirsi, dedicarsi a divertimenti particolarmente eccentrici e circondarsi in casa di oggetti e arredamenti d’avanguardia. Tutta la prima parte (francamente tirata troppo per le lunghe) ce ne dà testimonianza seguendoli nelle loro feste con gli amici in cui sempre si sottolinea lo spirito...Leggi tutto allegro e cinico loro e degli invitati.
Qualcosa comincia a cambiare quando entra in scena Lisa Schindler (Signoret), ambigua rappresentante porta a porta che fa il suo ingresso con un sottile inganno (dice di conoscere una vecchia compagna di scuola di Jennifer) per installarsi poco dopo nell’appartamento dicendo di sentirsi male. I due non modificano comunque le loro abitudini e, giocando con un fattorino (Stroud) e una pistola a salve, finiscono disgraziatamente per sparargli in un occhio. Il giovane stramazza a terra e i due devono pensare innanzitutto a nasconderne il corpo, dal momento che nulla hanno intenzione di confessare alla polizia. Qui finalmente il film cambia marcia: si allontana dai tratti più consoni alla commedia per trasformarsi in un thriller a tutti gli effetti, con ampie tracce noir e accenni pure all’orrore. Jennifer soprattutto, fin lì scherzosa e felice, precipita nel dramma e in una sorta di latente catatonia che si rispecchia nei ritmi già bassi del film.
La presenza sulla scena di Simone Signoret, un volto difficile da dimenticare, crea inevitabilmente l’aggancio – considerato anche quanto accade minuto dopo minuto – al classico di Clouzot che la vedeva protagonista. La donna mostra di amare i tarocchi, annuncia disastri e pare sapere più di quanto possa sapere (non era presente al momento della disgrazia), in modo che chi guarda si sente in qualche modo autorizzato a empatizzare con il personaggio di Jennifer. Paul pare molto più distaccato, freddo: cerca di aiutare sua moglie calmandola, ma non è facile, mentre la regia di Harrington si sofferma sulle belle scenografie interne dell’appartamento gestendo con buona perizia i non troppo frequenti momenti di suspense (si pensi al lenzuolo insanguinato che scende lentamente dal montacarichi proprio mentre Jennifer è nella stessa stanza insieme a Lisa e a un medico che danno le spalle al grave indizio).
Insomma, dopo il troppo tempo trascorso in attesa che qualcosa accada, la storia ingrana e con lei il film, che però nel suo complesso, anche volendo apprezzare un’ultima parte ahinoi fin troppo prevedibile per chi mastica il genere, non offre molto nemmeno dal punto di vista delle interpretazioni: se si esclude la Signoret, che recita il suo ruolo col pilota automatico, Caan appare troppo ingessato e la Ross bella quanto piuttosto monoespressiva, quando è il momento di mostrare in volto il vero terrore. Per quanto quindi esteticamente pregevole e discretamente diretto, il film non ha molto per farsi oggi ricordare.
Divertente e bizzarro thriller invecchiato piuttosto bene e caratterizzato da una sceneggiatura piena di colpi di scena compreso un beffardo finale. Gustose le scenografie deliranti che mescolano barocco, pop ed arte. Sceneggiatura ben congegnata anche se a tratti non perfetta. Buono il cast. C’è di che divertirsi a patto di non aspettarsi troppo. In ogni caso merita una visione.
Una coppia annoiata, un marito desideroso di impossessarsi del patrimonio della moglie che, con l'aiuto di una strana chiromante, proverà a togliere di mezzo. La cosa eccelsa di questa pellicola sono le scenografie, così belle che il film meriterebbe solo per questo di essere proiettato in un ipotetico museo d'arte cinematografica. La storia regge anche se non decolla mai del tutto e resta comunque affascinante per l'originalità del prodotto che unisce l'arte alla morte.
Interessante per l'encomiabile bravura di Simone, che ci dice che nel cinema non importa per forza esser belli. La trama è ricca di spunti, anche se il film è datato. Certo che con la statua uno si aspetterebbe un finale alla Dopo di che uccide il maschio e lo divora, ma tutto sommato è divertente e riempie la serata. C'è anche una discreta dose di suspense, soprattutto a metà film. Dispiace vedere la Ross, sempre bella e così solare nel Laureato, in evidente difficoltà e a malpartito per tutto il film. Caan non aveva ancora il fisico d'acciaio...
Bel thriller diretto dallo specialista Harrington. Ottimo cast: la Signoret di gran classe, graziosissima la Ross, bravo Caan, gustoso il cameo della Winwood vicina di casa. Le scenografie sono una gioia per gli occhi dello spettatore e il film presenta una buona parte finale di stile lenziano. Merita la visione.
MEMORABILE: Il brindisi; Il sangue che cola dall'ascensore.
Un film apparentemente leggero, in cui Harrington mette in pratica quelle che erano le regole di base del cinema granguignolesco degli anni 60: personaggi ambigui, situazioni portate all'eccesso e una forma stilistica audace. Nasce così un bellissimo e coloratissimo thriller dalla fosca atmosfera; cinico, splendidamente sopra le righe e condito da un cast di tutto rispetto. Straordinarie le geometrie della casa e alquanto macabri gli arredamenti naïf, uno scenario suggestivo che aiuta ad amplificare l'atmosfera claustrofobica del racconto. Un gioiellino.
Primi 40 minuti a base di schermaglie da commedia in piena regola, nei quali non si capisce proprio dove Harrington voglia andare a parare; poi finalmente inizia il thriller, che riserva una buona tensione e un finale beffardo, anche se non del tutto imprevedibile per gli habitué del genere. Assai godibile sul piano visivo (le scenografie sono una gioia per gli occhi) e ben interpretato dal terzetto protagonista (più dalle due signore che da Caan, se vogliamo dirla tutta), ma nell'economia del giudizio la prima parte incide parecchio.
Molto derivativo e prevedibile, ma con un numero sufficiente di frecce al suo arco per garantire una piacevole visione. Assolutamente degne di nota la fotografia colorata e baviana e la scenografia ultra pop e kitsch in cui si svolge la maggior parte degli eventi, così come l'eccentrica e affascinante Simone Signoret in un ruolo ovviamente ambiguo. La trama non riserva molte sorprese, ma alcune trovate funzionano bene e si arriva alla fine della visione con una certa soddisfazione. Discreta la componente orrorifica, sebbene un po' banale.
MEMORABILE: L'arredamento della casa dei protagonisti; La Signoret e i suoi racconti; La morte del garzone.
Trama forse non originale ma che in seguito verrà ripresa da decine di film americani e italiani. La prova del cast è buona (la parte migliore è sicuramente quella della Signoret). Essendo una pellicola del 1967 non ci si aspettino chissà quali scene "ad effetto", ma in alcuni momenti riesce a creare una discreta tensione. Musiche non eccezionali, l'ambientazione americana anni 60 ricorda molto quella vista in seguito ne La casa del terrore del 1973. Non certo un capolavoro, ma un discreto thriller d'altri tempi.
Non male. Un thriller particolare, con un inizio quasi umoristico che sfocia poi in una serie di colpi di scena godibili (anche se abbastanza telefonati). Un contributo notevole lo danno la location, per l'epoca moderna e la grottesca passione per i giochi della giovane coppia. Signoret in palla, la Ross adeguatamente spiritata, Caan un po' fuori parte. La regia è buona e verso la fine regala un paio di bei momenti tesi, mentre il ritmo forse non è dei migliori.
Giallo idealmente a cavallo tra il tipico stile all'inglese di Agatha Christie e alcune suggestioni del cinema italiano alla Lenzi, si fa notare soprattutto per lo stile elegante - dalle notevoli scenografie pop - e per le prove attoriali di rilievo, su tutte quella della Signoret che ruba decisamente la scena. La vicenda non è particolarmente originale ma il modo in cui è sviluppata è intrigante, dall'inizio con gli ambigui giochi della Signoret fino all'ultima parte dalle atmosfere quasi horror, in un'escalation di tensione ben orchestrata. Ritmo d'altri tempi ma resta niente male.
MEMORABILE: L'ascensore; Le apparizioni del "cadavere".
Coppia molto ricca e molto annoiata che si diletta in passatempi bizzarri offre ospitalità ad una sconosciuta dal passato burrascoso che, per dimostrare la sua riconoscenza, offre in dono una coppia di pistole. Dovrebbero essere caricate a salve, ma... Thriller dalla sceneggiatura ingegnosa anche se forzata per quanto riguarda il comportamento di uno dei personaggi in campo. Un poco incerta la prova dei due giovani protagonisti, a fronte di quella di gran classe di Signoret, ma lo spettacolo è gustoso. Prevedibile la soluzione del mistero, simpatico il beffardo epilogo.
MEMORABILE: L'ascensore con il cadavere bloccato; La statua tutta bianca dell'uomo in posizione seduta sistemata nell'ingresso.
Produzione tedesca, ambientazione americana, per un ideale punto di congiunzione fra il classico giallo gotico all'inglese e il vip-thriller complottista (il filone nato in Francia e poi sviluppato in Italia da Lenzi & co.), ben rappresentato anche dal fenomenale lavoro di scenografia che riesce a far convivere art déco e pop art. Una regìa virtuosa, ricca di preziosismi, insieme alla prova di Simone Signoret, riescono a far passare in secondo piano qualche buco (in termini di verosimiglianza e di prevedibilità) nella trama.
MEMORABILE: Il trittico di specchi; Il flipper; L'ascensore; La statua di gesso.
Una signora elegante e sofisticata si installa subdolamente in casa di una coppia interessata al mondo dell'arte e dei giochi di società eccitando la curiosità un po' morbosa degli ospiti con un dono che avrà nefaste conseguenze. Un thriller dallo stile inglese con contaminazioni pop e un tantino kitsch, che mostra gli anni che ha (nonostante alcuni passaggi indovinati) e ambientato quasi tutto in interni con il taglio teatrale che ne deriva. Macchinoso e lento, troppo legato alla sola personalità della espressiva e ambigua Signoret e piuttosto prevedibile anche nei colpi di scena.
Una giovane coppia di benestanti esorcizza la noia organizzando scherzi sadici e bizzarre festicciole di tono macabro, ma basta poco perché la burla si trasformi in realtà… o forse no? Buon thriller, confezionato con accurata e claustrofobica tetraggine, impreziosito da gradevoli colpi di scena, tranne il telefonatissimo finale. Bellissimi James Caan e Katharine Ross, mentre la Signoret non ha più una fisicità da "diabolique", ma più quella di una rassicurante Wilma De Angelis. Forse era il caso che Curtis Harrington insistesse per avere Marlene Dietrich.
MEMORABILE: I tre specchi; Il teschio proiettato sul volto di Jennifer; Il macabro flipper.
Accuratissimo quando di tratta di strisciare nel subdolo benessere borghese, puntuale come un orologio svizzero nello svelamento shock del finale, impavido, trasognato nel ritmo. La regia di Harrington, qui in uno dei suoi vertici, genera un'autentica simbiosi tra personaggi e ambiente, liberando deliri attoriali e colpi di scena con cinefila dovizia. Katharine Ross e Simone Signoret dominano. Bellissimo.
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Direi che di questo regista, il film più ricercato (in italiano, ben inteso) è Origine di una perversione.
Assassinio al terzo piano si trova facilmente, e pure in ottima qualità (peccato per i primi minuti sprovvisti di doppiaggio italiano, speriamo che nel dvd Golem ci siano).
;)
Digital ebbe a dire: Direi che di questo regista, il film più ricercato (in italiano, ben inteso) è Origine di una perversione.
Assassinio al terzo piano si trova facilmente, e pure in ottima qualità (peccato per i primi minuti sprovvisti di doppiaggio italiano, speriamo che nel dvd Golem ci siano).
;)
Io quando scrivo "più ricercato", intendo nei stretti circuiti commerciali, come vhs (di cui il film di Harrington non uscì mai) e rarissimi passaggi televisivi.
Cesare Barbetti: James Caan
Maria Pia Di Meo: Katherine Ross
Lydia Simoneschi: Simone Signoret
Massimo Turci: Don Stroud
Wanda Tettoni: Estelle Winwood
Arturo Dominici: Kent Smith
Manlio De Angelis : Carl Guttenberger
Bruno Persa: esecutore che parla con caan nel finale
Sergio Tedesco: un'ospite