Il film è sicuramente raccomandabile come opera prima, per la sua discreta originalità (senza esagerare) nel panorama del cinema italiano. Ma volevo qui ribadire ciò a cui accenno nel commento, perché la cosa mi ha molto disturbato.
Il titolo indica come ambientazione
Atene. Pure i dialoghi ogni tanto ribadiscono che siamo ad Atene. Orbene, dove decidono di girare il film? A
Gravina e
Altamura! E si vede!!
Il racconto ci dice che siamo nella casa di una borghesia molto benestante di Atene, che viene requisita da un alto ufficiale di stanza ad Atene (immagino nel centro della città). Ebbene, nel film la casa è collocata nel centro di un paesino tipico dell'Italia meridionale povera e contadina. Notare poi che il diretto superiore di questo ufficiale abita non lontano in una sontuosa villa tipicamente italiana, con scaloni neoclassici e una folgorante veduta di un parco verdissimo. E per finire, nell'inquadratura finale Laura Morante cammina per le strade di questo paese tipicamente italiano, con sfondo di chiesa barocca e colonnati: ad Atene???
Va da sé che né in interni né in esterni c'è un minimo richiamo visivo alla Grecia: che so, il tipico colore bianco, o l'azzurro, o certa oggettistica o l'arredamento o perfino il menù (qui si mangia solo agnello arrosto e lenticchie).
Ma il bello deve venire. A un certo punto, c'è la visita al cimitero. Che fanno? Vanno su un dirupo dove (vi giuro, non sto scherzando) ci stanno 5 croci di legno piantate tra le sterpaglie e le rocce, con i nomi incisi con un taglierino. Sarebbe questo il cimitero di Atene? Dove sarebbe sepolto il figlio di una famiglia di buona borghesia?
Aspettate, non è finita...
Probabilmente si sono accorti che le location erano arbitrarie, e allora che fanno? A un certo punto, per pochi secondi, si vede uno scorcio di case pugliesi diroccate, immerse in una fotografia gialla tipo
Wall-E, e che fanno? Inseriscono in digitale sullo sfondo…… il Partenone! Da non credere!
Ora, capisco che la Apulia Film Commission deve aver pagato profumatamente e che bisognava esaltare le località pugliesi (comunicato della produzione: Gravina e Altamura sono state scelte per la loro somiglianza con Atene! Cosa non si direbbe per far digerire una scelta infelice in cambio dei soldi), e capisco che ai produttori italiani e tedeschi può interessare ben poco la verosimiglianza con quel catorcio di paese che è la Grecia (almeno per loro, ovviamente), e capisco pure che a nessun produttore italiano o tedesco poteva importare di trasferire il set in Grecia e portare un po' di lavoro in quel paese, ma allora perché insistere sul fatto che siamo ad Atene, nei dialoghi e perfino nel titolo? È vero che si parte da un libro, ma tantissime volte nel passaggio da libro a film l'ambientazione cambia o è semplicemente lasciata indeterminata. Sarebbe bastato togliere ogni riferimento ad Atene, lasciando la collocazione in sospeso, senza che ci fosse alcuna conseguenza narrativa, ma perlomeno senza queste pacchianate, che - vi assicuro - sono parecchio irritanti perché danno un senso di irrealtà e pressappochismo laddove il film punta a essere reale.
Comunque, visto che i nostri critici gridano al capolavoro, se mai girerò un film ambientato a New York lo farò tra i portici bolognesi e al posto di San Luca ci metto in digitale l'Empire Stete Building: successo (critico) assicurato!