Tutti gli episodi di Derrick commentati! - Stagione 23

26 Ottobre 2009

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1996 (STAGIONE 23):


255. LA SECONDA PALLOTTOLA (Die zweite Kugel)
**! Un italiano proprietario d'una birreria rifiuta di pagare il pizzo ai mafiosi locali e qulli s'arrabbiano: gli mandano un loro giovane tirapiedi che però viene accompagnato dal figlio del boss intenzionato a capire come funzionano queste cose. Il rampollo si lascia prender la mano e fa secco l'uomo. Si becca anche una pallottola nel braccio, però, e decide di chiedere aiuto a un medico facendolo chiamare da un prete al quale confessa di aver ucciso. Il prete lo aiuta, telefona a un medico e quando Derrick comincia le indagini non apre bocca (c'è il segreto confessionale). Questione spinosa. Puntata esemplare per come estremizza pregi e difetti della serie: la costruzione è intelligente e ben articolata, la prima parte scivola via e gli attori sono convincenti. Quando però c'è da tirare le fila ed arrivare a una conclusione soddisfacente, si resta inevitabilmente delusi: non si può sempre sperare in confessioni estirpate peraltro con metodi che nella vita di ogni giorno non funzionerebbero praticamente mai! Così si resta a metà del guado e non si sa mai come giudicarli, questi episodi. (Zender)

** Parte parecchio male, soprattutto con la tediosa e interminabile scena col prete e il ferito. Poi però la situazione migliora, grazie anche a un Derrick piuttosto attivo, nonostante l'indagine sia ridotta al minimo. Evidentemente non ama molto gli italiani, visto che, mentre interroga il mafioso Valentino, finisce quasi per menarlo in casa sua. L'ispettore, per far parlare almeno il prete, gli sparerà anche la frasona: "Padre, l'uomo di stanotte non amava il prossimo suo come se stesso". Ma il top lo raggiunge quando, nel cimitero, si appoggia a una lapide e discorre amabilmente del mondo e dei criminali. Purtroppo, il teatrino che l'ispettore ci propone alla fine è ai limiti del ridicolo, pesando non poco sul giudizio complessivo. Vedibile e nulla più. (Puppigallo)


256. FELICE GIORNATA, ASSASSINO  (Einen schönen Tag noch, Mörder)
**! Imprenditore cattivissimo getta giù da una recinzione del cantiere il suo povero ragioniere che aveva osato dirgli quanto i conti della ditta non tornassero e che presto sarebbe saltato fuori tutto. Spinto giù, l'uomo precipita rovinosamente come neanche il prete del Paperino. Sorpresa: lì al cantiere l'han visto tutti. Arriva Derrick e subito il figlio del gruista, una specie di Harry Potter bavarese, dice che ragazzi, è stato spinto giù, il ragioniere: ha fatto un volo in avanti che sarebbe impossibile sostenere (come dice il colpevole) che è scivolato e lui ha tentato di aiutarlo. Però il cattivone tiene tutti per le palle, e la versione dell'incidente passa, col povero Harry Potter accusato pure dal padre gruista (invischiato nella cosa come tanti) di non vederci bene. Il ragazzo dice allora d'essersi sbagliato, ma diventa catatonico per il resto della puntata e farà coppia colla figlia della vittima, rintronata allo stesso modo per altri motivi. Derrick ha capito tutto fin dall'inizio, ma l'assassino è un duro e non molla. Meglio appendersi ai testimoni, più malleabili. Finale come chi conosce la serie si aspetta, ma l'episodio funziona, ha buon ritmo e personaggi discretamente disegnati. Derrick è in forma e Harry è appena più presente del consueto. Divertente che a omicidio avvenuto Derrick scopra che tre quarti della ditta è stata promossa, compresa l'insignificante segretaria (tale signora Collande...). (Zender)
 
** Indagine lineare, che più lineare non si può. Non ci sono guizzi, ma solo l'attesa Derrickiana, come uno squalo che gira intorno alla preda, del crollo dell'assassino, qui però coperto da un testimone con interessi (quindi i crolli devono essere due). Lo si può sicuramente vedere, ma è poca cosa e, a parte l'imprenditore senza scrupoli, il resto dei personaggi, compreso il figlio talpa, non ha grande presa. Mediocre. Nota di "merito" per la ricostruzione della caduta, quasi con bis e per la Derrick teoria dei polsini difficili: "I gemelli sono sempre grandi e le asole sempre piccole". Curiosità. Il doppiatore dice: "Non guardo, non vedo e non sento", ripetendo due volte la stessa cosa (guardo e vedo) e non "Non vedo, non sento e non parlo". Omette quindi "non parlo". (Puppigallo)

*** Incipit di rara efficacia, tra i migliori della serie. Il protagonista ricorda quelli di Colombo, per la cinica determinazione e la certezza d'impunità. Tipicamente derrickiana è la pazienza con cui l'ispettore logora i testimoni e mette sotto pressione il colpevole. Storia molto lineare, senza spunti inediti; tutto funziona però: gli attori sono in parte, l'aspetto umano non è trascurato. Molto efficace la resa ambientale, dagli uffici della ditta alla cava dove avviene il misfatto. Da vedere. (Kozincev)

*** Si parte subito col botto, c'è da dirlo. L'assassino, forse il più esplicito della serie, ha però un bel pelo sullo stomaco e una notevole faccia di bronzo, nonché la capacità di plagiare i suoi dipendenti affinché lo scagionino. Il filo a cui è appeso però vacilla, cosa che Derrick ben sa. L'indagine, pur non riservando nessun colpo di scena, prelude a un finale gustoso per quanto un po' forzato, con la festicciola-trappola imbastita dal colpevole. (Gordon) 


257. RUTH E IL MONDO DEGLI ASSASSINI (Ruth und die Mörderwelt)
*! Un rapinatore entra nella casa di un'anziana coppia per rubare una collezione di monete e lascia il complice (un ragazzotto spaurito) a fare da palo. Ma il vecchierello sente i rumori, si alza, va a vedere e viene fulminato senza troppi complimenti. Un vicino sente gli spari, prende il "palo" e con lui va a vedere. Il ragazzotto viene scambiato insomma per uno che passava di lì con l'auto, ma non ci casca nessuno; la novella vedova (un'ebrea sveglissima) lo dice subito a Derrick: questo è il complice, l'ho capito da come tremava. Insomma, tutti han capito (non parliamo di Harry, che vorrebbe procedere per direttissima) ma tacciono per capire dove li porterà il giovane. La vecchierella comincia a chiedere al giovane con insistenza di accompagnarla a destra e a manca: vuole capire "cosa porta l'uomo a fare quello che fa", e lui annuisce sempre inebetito senza capire che è l'unico fesso che non sa che gli altri sanno. I suoi genitori non ne parliamo: vedon passare in casa la polizia, il figlio che si chiude in camera e nessuno che gli dica niente. Buono il piglio della vedova, ma per tutto il tempo al ragazzo fan ben poche domande se non questioni filosofiche di nessuna utilità (alle quali lui peraltro risponde con il tipico sguardo assente) tipo cosa ne pensa del disegno in gesso che si fa per segnare le sagome dei cadaveri (?) e il finale è quasi un non-finale, come se a un certo punto si fosse deciso di piazzare la parola fine perché non si sapeva più dove andare a parare. Noiosetto... (Zender)
 
*! Un ragazzotto fa da palo a un ladro, che entra in una casa alla ricerca di monete preziose. Naturalmente fa rumore, svegliando l'anziana proprietaria, che dice al marito di andare a controllare. Sarà l'ultima cosa che farà il pover'uomo. Episodio piuttosto noioso e, soprattutto, incentrato sulla figura dell'anziana, dal doloroso passato, che prende sotto la sua ala il ragazzo che da palo si è trasformato in occasionale testimone (anche se tutti, Derrick compreso, sanno che lui è implicato). Il problema è che non esiste indagine, Derrick finisce per subappaltare il caso alla vedova e, a parte alla fine, non muove un dito. Apre solo bocca per manifestare la sua perplessità sull'atteggiamento della donna, che vuole entrare nella testa del cretinotto. Veramente poca cosa. (Puppigallo)

*! Derrick - e, forse, Horst - a confronto con una ricca e anziana signora ebrea che, a distanza di quarant'anni, affronta l'omicidio appena avvenuto del marito come fosse l'ennesima dimostrazione di un mondo irrimediabilmente violento e corrotto. Accanto a lei, protagonista dell'episodio, un giovane con poco cervello e meno spina dorsale, lasciatosi coinvolgere nel tentativo di rapina che ha lasciato vedova l'anziana. Harry vorrebbe arrestare il giovane in un baleno, ma Derrick e la signora la pensano diversamente, lavorandoselo un po' per uno per tutta la puntata. Poi, come a volte succede in Derrick, accade che il tempo è tiranno, per cui il finale è in parte prevedibile e in parte tirato via. (Eresiarca)


258. COLAZIONE CON L'ASSASSINO (Frühstückt Babette mit einem Mörder?)
**! Tempo un paio di minuti e abbiamo già il cadavere caldo (fulminato sul pontile di una villa al lago da un fucile da caccia) e Derrick sul luogo del delitto. La vittima era l'amante della solita signora belloccia il cui marito è il primo indiziato (cornuto e consapevole, come sempre in Derrick). E' completamente attorno a lui che ruota l'episodio: personalità contorta, alterna momenti in cui è il classico stoccafisso derrickiano con lo sguardo perso nel vuoto ad altri in cui spara risposte del tutto illogiche o non consequenziali. E' un bel personaggio però, capace di far andare in pappa anche il cervello metodico dell'ispettore. Pare chiaro che il colpevole sia lui (anche se all'inizio non si vede chi ha sparato, Harry spinge subito per la soluzione più semplice), ma mancano le prove e Derrick nemmeno ci pensa a cercarle. E' completamente impegnato a capire l'uomo, e quando una bella domestica squinzietta va a sostituire la vecchia governante scappata di casa comincia un bel duello dialettico tra l'uomo e la giovane (due caratteri opposti). Insomma, un episodio che punta tutto sulla psicologia dei protagonisti e a suo modo riuscito (perfetto per il ruolo l'attore che interpreta il presunto killer), anche se il finale con rivelazione appare posticcio e raffazzonato, a testimoniare che di giallo qui c'è ben poco... (Zender)
** Stendiamo un velo pietoso sull'indagine (praticamente inesistente) e aggrappiamoci ai personaggi, che almeno danno un perchè all'episodio (lui, con sguardo allucinato, spesso perso nel nulla, quasi più morto dell'amante della moglie; una sorta di Norman Bates, ma più letargico. Lei: giovane domestica, carina, piena di vita, anche troppo, quasi logorroica, che forse un proiettile lo meriterebbe, se non altro per farla tacere). Tolti loro due, ci resta un Derrick al minimo sindacale e una sceneggiatura troppo risicata. Comunque, vedibile. Nota di merito per l'ex domestica, terrorizzata, che quasi vola dalle scale per andarsene il più in fretta possibile. (Puppigallo)

*** Il classicissimo trio malefico: lui, lei e l’altro. Quest’ultimo morirà sin dai primi istanti dell’episodio con un colpo di fucile. La vicenda si sposta in una bella villa antica (più volte usata nei Derrick) e sul sospettato più ovvio, cioè il marito tradito. Un uomo di ghiaccio, di una calma inquietante… persino Derrick si domanda (conversando con Harry del sospettato): “Dov’è la sua mente? Nel nulla? Vaga nel buio? Senza alcuna direzione?”; il solerte Harry (imbolsito all’interno di un giubbotto di renna) lo incalza dicendo: “Allora come procediamo?” (solito ruolo passivo), Derrick: “Procediamo con le indagini sul luogo del delitto: voglio occuparmi personalmente di lui”. Così vedremo Stephan Derrick che ciondola nella vita del glaciale uomo, fino a quando nell’episodio compare un raggio di luce: una seducente biondina (Babette) assunta come servetta di casa… Risoluzione del caso abbastanza intrigante seppur (come al solito) basata su ovvietà. Non male.  (Markus)


259. RAGAZZA AL CHIARO DI LUNA (Mädchen im Mondlicht)
** L’incipit è dei più classici: night club, musica, tette al vento. Una tipica serata bavarese di quelle che tante volte abbiam visto in Derrick. E non è nemmeno strano che poi, d’improvviso, ci scappi il morto, il quale naturalmente è il losco padrone del locale, odiato da tutti. La particolarità sta nel fatto che la moglie di questo pessimo elemento è una donna raffinata e delicata, amante dell’arte e pittrice a tempo perso. Il quadro a cui sta lavorando è la ragazza al chiaro di luna del titolo, che subito cattura l’attenzione di Derrick. Harry non ne capisce il motivo, e non a caso viene di fatto emarginato, lasciato a sbrigare le soliti inutili pratiche d’ufficio dal collega (molto più addentro al caso). Derrick comincia a conoscere bene anche la figlia della guardarobiera del locale, una graziosissima bionda dal cuore tenero che lavora in un centro sociale assieme a Ingo, amico di vecchia data dell’ispettore, e si farà un’idea delle persone che gravitavano attorno al proprietario del night. Episodio non troppo interessante, rivitalizzato da qualche pregevole nudo femminile ma che soffre di una sceneggiatura attendista e di una regia debolissima. E poi basta con questo manicheismo da quattro soldi: il morto è il male impersonificato, cui tutti guardano con disprezzo nessuno escluso, mentre la ragazzetta sexy pare il simbolo stesso dell’amore universale. Non parliamo poi del finale con confessione, che più che mai toglie le castagne dal fuoco a un Derrick che a chiudere il caso proprio non ci pensava (e come avrebbe mai potuto?). (Zender)

**! In un night club, un cliente abituale italiano scopre il corpo senza vita del padrone del locale, un brutale individuo che tutti temono ma che nessuno - moglie compresa - sembra amare. Domina la componente femminile, grazie soprattutto a tre attrici di livello del cinema tedesco (le due Körner, madre e figlia, e Christine Buchegger) intorno alle quali si svolge l'azione, con un Derrick molto umano e, a tratti, apparentemente poco interessato a risolvere il caso. Efficace e piuttosto rara la descrizione della routine notturna di un centro di assistenza sociale in cui si svolge parte dell'azione. A conti fatti, un buon cast di comprimari arricchisce un episodio altrimenti piuttosto prevedibile. (Eresiarca)

** Nei primi quindici minuti: locale notturno - in odore di bordello - con spogliarelli (vedremo fulminei nudi integrali); un anziano pianista decadente, con al seguito una bella spogliarellista; clima torbido; avventori italiani probabilmente mafiosi e, dulcis in fundo, l'accoltellamento mortale del temuto proprietario del suddetto luogo ameno. Saremo poi in un centro sociale per derelitti e nello studio di una pittrice (la moglie del morto); è qui che Derrick, davanti a un quadro, sarà preso da una strana fantasia - quasi una visione, che lo accompagnerà nell'indagine; Harry non lo segue - e sarebbe stato difficile, l'ispettore è rapito nell'incomunicabile. L'episodio è goloso, pur se la qualità non raggiunge la sufficienza piena (soffre di artificiosità in sceneggiatura, alcuni snodi non convincono); in ogni modo gode di una sfilza di momenti memorabili che delizieranno senz'altro il derrickiano impenitente. (Faggi)


 
260. ECO DI UN OMICIDIO
 (Mordecho)
Detenuto (un caso di cui si occupò Derrick a suo tempo) esce di prigione dopo 15 anni e una voglia inestinguibile di estenuare Derrick e lo spettatore con i suoi rimorsi e i suoi silenzi. L'ispettore, che accetta i continui inviti a cena o in albergo dell'uomo, dà vita con lui a dialoghi di una noia indescrivibile. Persino Harry, che li ascolta in seconda battuta dai racconti di Derrick, pare distrutto. Quando Stephan parte colla teoria dell'eco dei morti (suggeritagli dall'ex pisichiatra dell'ex detenuto) il collega, lo si capisce dall'espressione, è sfinito e tace demoralizzato, come a dire "perché ho scelto questo lavoro?". La cosa particolare è che il protagonista, appena uscito di galera, viene mantenuto da ricchi signori di cui lui inizialmente non vuol parlare. Perché lo pagano? Lo vedremo. Ma per capire dove l'episodio vuole andare a parare toccherà sorbirci incontri di rara inutilità con detti signori, flashback sempre uguali e un finale che, a ben vedere, è una vera liberazione. Derrick decisamente pronto per la pensione. Su che manca poco... (Zender)

*! Ci risiamo con l'assassino che ha scontato la pena e esce, rifinendo tra le grinfie di Derrick, che lo tiene d'occhio visto che nell'indagine che aveva portato al suo arresto c'erano dei punti oscuri (poteva essere coinvolto qualcun altro; e il fatto che l'ex detenuto venga coperto di soldi appena fuori dalla prigione, contribuirà a far insospettire ancora di più un Derrick quasi pensionato). Non c'è praticamente nulla di nuovo, a eccezione dell' "eco dei morti" (concetto che viene ripetuto più volte e che appassiona lo stesso Derrick), elaborato da una sorta di scienziato che si occupa di assassini e della loro psiche. Comunque evitabile, pur con un Derrick piuttosto riflessivo e quasi comico involontario: “Se potessimo sentire l’eco di tutti i morti, il mondo dovrebbe tapparsi le orecchie”. Ah, segnalo anche un valigicidio a sangue freddo. (Puppigallo)


261. LA STANZA VUOTA (Das leere Zimmer)
** Un uomo torna nella sua auto (che aveva lasciata aperta) sotto la pioggia e ci ritrova dentro una mignotta di passaggio, che gli chiede di potersi riparare. Se la porterà a casa, le farà fare una doccia ma poi la manderà via. Il giorno dopo la donna viene trovata morta e l'uomo, di sua spontanea volontà, decide di andare da Derrick a raccontargli tutto, dimostrandosi di una servizievolezza esemplare con la polizia. Il fatto è che spunta fuori che la moglie di questo cittadino modello, prima di scomparire misteriosamente, era a sua volta ben poco seria e si ripassava tutti i colleghi d'ufficio di lui. Buona l'interpretazione del sospettato, che inizialmente sembra non avere alcun segreto e invece...  La stanza del titolo è quella dove abitava la moglie scomparsa e che è stata svuotata di ogni mobile, mentre è divertente seguire come i colleghi del poveruomo, porcelloni incalliti, gli chiedevano tranquillamente di potergli trombare la moglie poiché pareva assai disponibile. Se non fosse per un finale davvero tirato via e deludente come pochi non sarebbe un brutto episodio; per qualche particolarità ( e per l'atteggiamento del protagonista, in alcuni casi) si aggancia pedrsino al Poe del "cuore rivelatore". Buona la prima parte, in calando la seconda. Peccato... (Zender)

*** La trama è originale e intrigante, sebbene utilizzi il solito leitmotiv del cornuto inetto e passivo. L'interpretazione del protagonista è ottima, il duello psicologico che ingaggia con l'ispettore è godibile fino al cedimento finale. Spettacolare la battuta beffarda rivolta da Derrick al protagonista dopo che un esercito di poliziotti gli ha rivoltato la casa da cima a fondo: "Detto tra noi, lei non era neanche obbligato a farci entrare". (Kozincev)


262. LA DOLCE RIEKE (Riekes trauriger Nachbar)
*! Una bella giovine viene trovata morta sulla panchina del parco. Chi era? Derrick entra in scena bello incartapecorito e sbaglia subito strada (deve reindirizzarlo Harry, che peraltro sparirà nel nulla poco dopo senza fare più ritorno). Qualche domanda a un vicino paraplegico della vittima e partono i flashback, che saranno una costante dell'episodio e che ci mostreranno in alternanza la giovane quand'era viva e la di lei sorella che accompagna Derrick nelle indagini. La prima rivive nei ricordi di chi la conosceva e la descrive come una ragazza solare, piena di vita, la seconda comincia a conoscere la sorella esattamente come Derrick (si erano separate da piccole) e a chiedersi chi possa averla uccisa. Finale davvero spiazzante ma che ci fa riflettere su quanto tempo da perdere abbia Derrick...  Il soggetto era quindi piuttosto interessante, ma la realizzazione è pedestre e rende il tutto ampiamente dimenticabile. (Zender)


263. IL DIFENSORE (Der Verteidiger)
*** Un imprenditore che sfratta inquilini a destra e a manca, quasi per hobby, e che per due volte ha subito un tentativo di omicidio è accusato di aver ucciso un uomo di fronte a casa. C'è proprio una testimone (era ferma in auto lì davanti) che dice di averlo visto sparare. Peccato si scopra che la donna è una delle tante vittime, già con le valigie in mano, del cinico sfrattatore. Un giovane avvocato rampante si occupa di difendere l'accusato e per prima cosa comincia a tampinare l'unica testimone facendo perdere le staffe a Derrick, che vorrebbe invece proteggerla. Gran parte dell'episodio si regge sui dialoghi tra Derrick e l'avvocato, una sfida malcelata che però avrà un esito imprevisto, con un colpo di scena piuttosto ingegnoso (per quanto magari non così facilmente realizzabile) che dà all'episodio una marcia in più. Ottima performance del cast (in particolar modo dell'avvocato), sceneggiatura ben scritta, personaggi azzeccati. Niente di trascendentale, ma se non altro ci vengono risparmiate certe soluzioni tortuose in cui a volte il telefilm scade. (Zender)

**! Forse il titolo più giusto sarebbe stato "Un caso umano", viste le condizioni psichiche della testimone, oppure "Un caso di coscienza", osservando l'avvocato. Si tratta comunque di un episodio particolare, dove Derrick ci prende poco, Harry esordisce con un dialogo fiume (non è da lui) e, soprattutto, le cose non vanno certo come dovrebbero, nonostante l'avvocato (fantascientificamente colpito da rimorso... ah ah ah) cerchi persino di metterci una toppa malcucita, ma sufficiente a far abdicare un Derrick investigativamente in barca. Non male, dopotutto. (Puppigallo)

***! Pregevolissimo episodio, privo di momenti morti, tutto concentrato sull'intreccio e i suoi risvolti psicologici. Splendidamente interpretati e caratterizzati i personaggi, dal giovane legale solo all'apparenza privo di scrupoli (come si scoprirà nell'epilogo) al suo cinico e gelido assistito, fino all'avvocato scaltrito alla donna nevrotica e ipersensibile. Ottimi i dialoghi, in particolare i confronti tra il giovane difensore e un Derrick determinato e più insofferente del solito. Geniale e beffardo il finale, che suggella in modo sorprendente una delle migliori puntate delle ultime stagioni. (Kozincev) 


264. L'ULTIMA LUCE (Das dunkle Licht)
*! Ci si riaggancia ad un caso insoluto di dieci anni prima: rapina a un furgone portavalori con tre colpevoli. L'unico a finire in carcere si becca l'ergastolo ma lo liberano ora per semicecità (vede qualcosa solo con la coda dell'occhio) e Derrick gli piazza subito in casa una finta (e bonissima) domestica, riconosciuta subito dall'ex ergastolano come poliziotta. Lo sa lui, lo sa Derrick, lo sa lei e il simpatico trio pare andare quasi d'amore e d'accordo: lei riferisce cosa fa lui, lui le chiede cosa ha detto a Derrick, Derrick dice a lui cosa le ha detto lei, esilarante! Però ci sono il bottino scomparso di dieci anni prima da ritrovare (un topos poliziesco abusatissimo), i vecchi soci da scovare e c'è da analizzare lo strano comportamento del cieco (che guarda sempre di traverso): che vuol fare? L'ispettore e Klein cercano di capirlo, ma non è facile. Un gioco a incastri piuttosto stuzzicante, sulla carta. Ma l'ultima parte delude ogni aspettativa e fa ripensare amaramente alla regia stanca che penalizza molto l'episodio. Ben poco accade e la sceneggiatura segue senza guizzi un soggetto che male sfrutta lo spunto curioso. Da dimenticare senza remore... (Zender)


265. IL TESTIMONE KARUHN (Zeuge Karuhn)
*! Un caso semplice semplice: un uomo uccide il suo socio in affari che si fa troppi scrupoli, ma non si accorge che qualcuno ha visto il delitto da nemmeno troppo lontano. Fortuna vuole che il testimone sia un barbone che di fatto non parla e si esprime al massimo facendo cenni col capo (sì... no....). Persino quando questi dice di riconoscere l'omicida Derrick sa che portarlo in tribunale sarebbe quasi un autogol. L'intera puntata è volta quindi a descrivere i tentativi di "risvegliare" il poveraccio dal suo stato di semicoma, con l'ispettore che ripetutamente allarga le braccia in segno di resa: irrecuperabile. Pure lo psicologo della polizia fallisce: il testimone (di cognome fa Karuhn) è un caso limite. La figlia della vittima lo accoglie in casa, cerca di reinserirlo, lo fa dormire nella depandance. E' come una puntata di Portobello: si riuscirà a fargli aprir bocca per testimoniare? Ritmi lentissimi. Non basta la buona interpretazione del personaggio cardine (molto simile a Bruce Willis, peraltro) per salvare l'episodio, che si avvia verso un finale scontato. Niente indizi, nessun mistero: poco a che vedere col giallo. (Zender)


266. BLEICHRODER E' MORTO (Bleichröder ist tot)
*! Bleichroder muore subito: rientra a casa e gli sparano da un auto. La madre non fa una grinza, la fidanzata ammutolisce, un collega di lavoro pure. Di fatto, nessuno pare dispiaciuto della cosa: la madre gli dà dello spietato senza cuore, la fidanzata si scopre essere stata da lui seviziata... Insomma, Bleichroder è morto ed è un bene per tutti. Ma Derrick deve pur farlo il suo dovere, per cui comincia le indagini assieme a una collega psicologa che lo aveva accompagnato in una di quelle seratine dove va ad ascoltare musica da camera e Harry lo interompe sempre causa cadavere fresco. Stavolta però la psicologa non molla l'osso e l'ispettore se la deve tirar dietro anche negli interrogatori. Primo effetto? Ogni dialogo, già tirato per le lunghe, si appesantisce con nozioni di psicologia spicciola e tediose sfide verbali con l'interlocutore. Uno di quegli episodi che mettono a dura prova la resistenza dello spettatore, in cui un sedicente regista teatrale dalle clamorose orecchie a sventola s'impegna ad essere persino più pesante di chi gli sta attorno. Si salverebbe il finale a sorpresa, a suo modo geniale, ma è tutto talmente rallentato che ci si accorge che non era male solo dopo 10 minuti che è tutto finito... Da ricordare il bonario rimprovero al solito infingardo di Berger, che l'ispettore cerca una volta di più di risvegliare dal torpore. (Zender)
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