Ballard e Cronenberg: l’ossessione li guida

29 Novembre 2010

LA TRASPOSIZIONE CINEMATOGRAFICA DI “CRASH”

“Il mio orrore e il mio disgusto alla vista delle ferite più spaventose avevano lasciato il posto alla lucida accettazione del fatto che la trasformazione delle medesime in termini di fantasie e di comportamenti sessuali era l’unico modo di rinvigorire le vittime ferite o morenti”.
(James Graham Ballard, “Crash”)


“CRASH”, IL ROMANZO.
Il romanzo “Crash”, scritto nel 1973 dall’autore inglese James Graham Ballard, parla di incidenti e di scontri automobilistici, e dell’eccitazione che i protagonisti si procurano nell’osservare, vivere e rivivere tali eventi; nel ricostruirne, con maniacale esattezza, gli scenari, le dinamiche, le conseguenze.  Essi pongono così sulla morte – altrui e propria - la loro personale impronta creativa, rappresentandola, inscenandola e, alla fine, provocandola.  
Lo scontro automobilistico e le sue conseguenze invalidanti o fatali sono inoltre erotizzati in pratiche sessuali estreme: l’eros, espressione di energia vitale si unisce a pulsioni di morte, le due potentissime forze si nutrono l’una dell’altra, in un connubio ambiguo e ossessivo, che ha come sfondo una moderna e scintillante arena tecnologica.
La scrittura di Ballard, pornografo della tecnologia e profeta del presente, è speculativa e riflessiva, eppure visionaria fino all’allucinazione lisergica: è interessante chiederci fino a che punto Cronenberg l’abbia rispettata, o tradita, nella sua trasposizione cinematografica di “Crash”; se e come sia riuscito a rappresentare la cifra più poetica e affascinante del romanzo: il desiderio di integrità nelle ferite che i protagonisti infliggono e si autoinfliggono, il desiderio di individuazione di un’identità nel loro sogno di divenire tutt’uno con le auto sulle quali sfrecciano, il desiderio di immortalità in quella morte che essi sfidano, vagheggiano, inseguono. A velocità folle...  

COMPARAZIONE TRA I PRINCIPALI PUNTI DI SVOLTA DEL ROMANZO DI BALLARD E DEL FILM DI CRONENBERG.


PROLOGO: EROS E THANATOS

Il romanzo ha inizio con la voce narrante del produttore televisivo James Ballard, che annuncia la morte del “mad doctor” Vaughan. Vaughan muore precipitando con la sua auto da un cavalcavia nel tentativo consapevole di scontrarsi con una berlina che ha come passeggera l’attrice Liz Taylor. L’incidente era stato studiato, programmato nei dettagli: lo scontro delle rispettive auto rivestiva per Vaughan un significato  erotico (l’impatto e la penetrazione di un’auto nell’altra come surrogato del coito). Le loro rispettive morti dovevano, nel suo progetto, coincidere con un orgasmo simultaneo. E’ una scena assolutamente surreale, lucidamente folle. Da quel punto, il romanzo procede in flashback.
Cronenberg sceglie di ritardare l’entrata in scena di Vaughan, accendendo invece i riflettori sui personaggi di Ballard e di sua moglie Catherine, impegnati in un gioco erotico che sembra una manovra di soccorso per riportare in vita un agonizzante menage: si descrivono, senza malizia o allegria, stancamente, i recenti incontri con i loro rispettivi amanti. Alla confessione di Ballard di non avere raggiunto l’orgasmo, Catherine replica: “Forse la prossima volta...”. L’identica frase, rivolta però da Ballard alla moglie, in circostanze diverse e con un significato diverso, chiuderà il film.  

L’INCIDENTE SCATENANTE

Sia il romanzo che il film proseguono con lo stesso evento: l’incidente stradale, del tutto casuale, che coinvolge l’auto di Ballard e quella di un ingegnere chimico e di sua moglie, Helen Reminghton. Ballard ed Helen restano feriti, mentre l’ingegnere muore sul colpo. Il film ricalca fedelmente la dinamica dello scontro, e riproduce quella sensazione, tra straniamento ed eccitazione, che l’evento suscita in entrambi i sopravvissuti, che appaiono attoniti, ma non sconvolti. Nel romanzo, la voce narrante di Ballard chiarisce con scabrosa esattezza: ”Per un istante mi parve di essere, con lei, il protagonista di un truce dramma da teatro tecnologico improvvisato (...) già mi sentivo isolato dalla realtà dell’incidente”.

MENTI CONTORTE, LAMIERE CONTORTE

Nel romanzo e nel film, il ristabilirsi di Ballard e di Helen, dimessi dopo alcuni giorni dall’ospedale, coincide con l’entrata in scena del personaggio di Vaughan. Ma, mentre nel film questi è identificato, vagamente, come “specialista dell’applicazione delle tecniche elettroniche al controllo dei sistemi internazionali di traffico”, nel romanzo Vaughan è una ex-personalità mediatica, da tempo assente dai teleschermi: “uno dei primi scienziati televisivi nuovo stile... colto, ambizioso e abile nel pubblicizzarsi”.
Nel film Vaughan entra in scena come organizzatore di uno spettacolo clandestino nel corso del quale, servendosi di vari stunt-men, tra i quali l’amico Seagrave,  rimette in scena l’incidente in cui perse la vita l’attore James Dean. Ballard ed Helen, già coinvolti in una relazione sessuale fondata sull’ossessione di entrambi per l’automobile (unica possibile alcova), e sull’eccitazione morbosa per le tracce lasciate sui loro corpi dall’incidente, assistono allo show, interrotto dall’irruzione della polizia. Gli spettatori si disperdono e, in quell’occasione, Ballard ed Helen vengono invitati da Vaughan a seguirlo a casa di Seagrave

Nel romanzo, lo spettacolo a cui Ballard e la Reminghton assistono, e di cui Vaughan è uno degli organizzatori, non ha alcun carattere di clandestinità, il che rafforza il senso di irrealtà dell’evento, la sua assurda “normalità”. E’ uno show di piloti acrobatici, organizzato allo stadio di Northolt, e l’incidente che viene ricreato è, semplicemente, un tamponamento multiplo, avvenuto di recente sulla tangenziale di Londra. Nessuna irruzione della polizia interrompe lo show: semplicemente, lo stunt Seagrave termina il suo numero riportando leggere ferite, cosicché Helen, Ballard e Vaughan lo accompagnano in ospedale. Quando Seagrave viene dimesso, i tre lo riportano a casa.
Sia nel film che nel romanzo, ha qui inizio un ambiguo rapporto tra i quattro personaggi, nel quale è cooptata anche Gabrielle, convivente di Seagrave. Costei indossa un “supporto chirurgico cromato” che le fascia entrambe le gambe: tale protesi artificiale, “corpo estraneo, metallico” che copre e deforma il “corpo naturale” della ragazza non manca di affascinare Ballard, ormai fautore di una nuova estetica della deformazione e della menomazione, e di un nuovo erotismo, decisamente feticistico, con connotazioni necrofile.
Sia in Ballard che in Cronenberg, da questo punto la dinamica relazionale tra i personaggi si infittisce, le connotazioni erotiche si radicalizzano e si estremizzano. Iniziano le scorribande sempre più rischiose sulle autostrade, alle quali segue una sempre maggiore eccitazione sessuale, che si traduce in rapporti multipli tra i componenti del gruppo, o con elementi esterni, occasionali (prostitute). Ballard diviene sempre più partecipe della follia, accuratamente concettualizzata, di Vaughan, per il quale scontro automobilistico e sessualità sono indissolubilmente uniti. Nel romanzo, Vaughan prepara accuratamente il suo progetto di provocare uno scontro mortale (assimilato, come si è detto, alla più definitiva e sublime unione sessuale) tra la sua auto e quella di Liz Taylor, sua attrice-feticcio, in quei giorni presente a Londra.
Nel film, l’ossessione di Vaughan si sposta invece sulla ricreazione meticolosa e perfetta dell’incidente in cui morì Jayne Mainsfield, ma il protagonista di tale messinscena dovrebbe essere lo stunt Seagrave e, almeno nelle intenzioni espresse da Vaughan, non dovrebbe avere conseguenze fatali.

La figura di Vaughan esercita una crescente fascinazione su Ballard, ormai succube di questo sinistro “angelo delle superstrade”. Il folle scienziato si insinua nel rapporto tra Ballard e la moglie Catherine, prima come oggetto di fantasie condivise, poi materialmente, consumando con la donna un rapporto sessuale violento, al quale Ballard assiste compiaciuto.
Nel film, l’episodio è preceduto dalla morte dello stunt Seagrave il quale, grottescamente travestito da Jayne Mainsfield e indossando una parrucca bionda, ha ricreato “dal vero” l’incidente di cui fu vittima la diva, schiantandosi contro un guard-rail.
Nel romanzo, l’incidente mortale che Seagrave ricrea è quello, non ancora avvenuto, che dovrebbe coinvolgere Liz Taylor, l’oggetto delle fantasie di Vaughan. In entrambi i casi, si tratta di un “contagio di ossessioni”, ma mi sembra che quanto avviene nel romanzo abbia una connotazione di maggiore irrealtà, e sia perciò drammaticamente più forte.

IN “VIAGGIO”...
Nel romanzo, Ballard inizia a notare una nuova pulsione autodistruttiva manifestarsi in Vaughan: l’autolesionismo. “Ad una stazione di servizio della Western Avenue, egli intrappolò volontariamente la mano nella portiera della macchina (...). A più riprese, poi, si strappò le croste delle cicatrici che aveva alle nocche”.
Nel film abbiamo, più o meno a questo punto, un episodio diverso. Vaughan si fa tatuare sul corpo cicatrici di immaginarie ferite, e convince Ballard a fare altrettanto.
Sia nel romanzo che nel film abbiamo a questo punto un’ennesima corsa notturna su una superstrada, ma c’è una differenza fondamentale: nel romanzo, prima di mettersi in auto, Ballard e Vaughan assumono pasticche di acido. La descrizione del trip dei due “compagni di strada” è una delle pagine più memorabili del romanzo, incandescente, elegante e crudele, una Vergine di Norimberga stritolante e bellissima. L’orrore e l’estasi della de-personalizzazione provocata dall’acido sono evocate in immagini sconcertanti.
“Le ossa dei miei avambracci formavano un collegamento solido col cambio a sterzo, (...) mi sembrava di stare io stesso nel tunnel di trasmissione (...). “Un’armata di creature angeliche, ciascuna avvolta da un’immensa corona di luce, stava calando sull’autostrada, a entrambi i nostri lati, sciamando in direzioni opposte (...)”. L’episodio non compare nella versione cinematografica, ma sia nel film che nel romanzo la corsa di Ballard e Vaughan si conclude con un rapporto sessuale tra i due, che nel film è appena suggerito, nel romanzo esplicitamente descritto, ma con una fondamentale ambiguità: non è dato comprendere se l’evento sia reale, o un’ulteriore fantasia lisergica.
 
UNO SGUARDO DAL PONTE

Come già detto, l’incidente mortale di Vaughan, nel romanzo, è descritto all’inizio. Nel film l’incidente avviene poco prima del finale. Vaughan precipita da un cavalcavia, sfondando con la sua auto il tetto di un pullman. Ballard e sua moglie Catherine assistono impotenti dalla loro auto, Ballard scende e si sporge dal cavalcavia a guardare, mesmerizzato, il tragico spettacolo, mentre Catherine resta nell’auto, con un atteggiamento di curioso distacco. Precisiamo che, nel romanzo, Ballard e Catherine non assistono direttamente all’incidente, ma ne vengono informati dalla polizia. Ballard si reca sul posto, e siccome, come abbiamo detto, nel romanzo, l’incidente che ha ucciso Vaughan ha coinvolto anche Liz Taylor, Ballard trova radunate sul luogo “almeno cinquecento persone, attirate dalla notizia della mancata morte dell’attrice cinematografica”!

SULLA SUA CATTIVA STRADA...
Nel film, all’indomani della morte di Vaughan, Ballard segue insegue e sperona l’auto di Catherine, che finisce fuori strada, in una breve scarpata. La donna è sbalzata fuori dal veicolo, ma riporta solo lievi ferite. Ballard la raggiunge, e fa l’amore con lei, sussurrandole “Forse la prossima volta...”. La stessa frase che all’inizio del film alludeva alla promessa di una più completa soddisfazione erotica adesso assume un significato sinistro: è una promessa di morte, mormorata tra le carezze, come una promessa d’amore.
Nel romanzo, Ballard e Catherine recuperano l’auto semidistrutta di Vaughan dal deposito giudiziario e vi consumano un rapporto sessuale definito “rituale”,  specie di omaggio al complice assente.
Poi, Ballard “raccoglie nella mano il seme che fluiva dalla vulva di Catherine” e spalma il suo stesso sperma all’interno dell’auto  “definendo per l’ultima volta i contorni della presenza di Vaughan tra i sedili deformati”.
Sta scacciando un fantasma con un simbolo di vita (il seme), o sta evocandolo per tenerlo vicino? E’ un addio, o un definitivo “gemellaggio” in un identico destino? E’, anche questa, una promessa d’amore e di morte?  Su questo, romanzo e film, nelle differenze di linguaggio, concordano: alla fine come all’inizio, Eros e Tanathos proseguono affiancati la loro corsa, sullo stesso rettilineo, verso lo stesso traguardo.

CONCLUSIONI

Personalmente, mi sono stupita di come i personaggi, le situazioni e le immagini del film “Crash” appaiano meno potenti ed incisive  di quelle evocate nelle pagine di Ballard. Cronenberg ricrea certo un’atmosfera malata, futuristicamente decadente, ma più malinconica e impalpabile che plasticamente surreale, contorta, allucinata. L’espulsione di alcuni episodi, come il “fantascientifico” incidente di Vaughan con l’attrice Liz Taylor, o il meraviglioso “trip” all’acido, sacrificano il carattere oniroide, psichechelico, gelidamente delirante delle pagine di Ballard.
Gli elementi sostanziali del romanzo si ritrovano nel film di Cronenberg: l’erotizzazione della tecnologia, la spersonalizzazione e lo svuotamento di emotività dagli atti sessuali, cioè la loro riduzione a pornografia, la perversione come unica forma di comunicazione. Ma, nel romanzo, emerge con tragica evidenza, attraverso la voce narrante del protagonista - certo era difficilmente traducibile in linguaggio cinematografico - che la perversione dei personaggi è solo la ricreazione, in forma di  codice sessuale privato, di una perversione collettiva, sistemica, istituzionalizzata, che il loro ridurre il sesso a pornografia, spersonalizzandolo e svuotandolo di emotività, è il riflesso di una società capillarmente pornografica, che spersonalizza e svuota di emotività ogni genere e specie di rapporto.
Ballard, (e certo anche Cronenberg, forse riuscendo meno bene a chiarire le sue intenzioni) non vogliono raccontare le deviate abitudini sessuali di una minuscola setta di stravaganti personaggi, bensì costruire una metafora estrema della condizione dell’uomo nella società tecnologica, ed essere “un monito, una messa in guardia dal mondo brutale, erotico e sovrailluminato che sempre più suasivamente ci invia il suo richiamo dai margini del paesaggio tecnologico”.

APPROFONDIMENTO INSERITO DALLA BENEMERITA STEFANIA

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commenti (15)

RISULTATI: DI 15
    Ellerre

    30 Novembre 2010 12:50

    Complimenti. Interessante raffronto tra romanzo e trasposizione cinematografica anche se non ho mai né letto il libro né visto il film. Ovviamente il tutto è ben condotto da una Stefania sempre in forma. Temo però che le tematiche che affrontata questo speciale, a me ignote fino a poco fa, siano per me un po' indigeste e non so se avrò mai la curiosità di leggere o di vedere narrate tali aberrazioni della realtà.
    Stefania

    30 Novembre 2010 13:33

    Ti ringrazio, Ellerre, ma ti dirò che qui non si tratta di aberrazione, quanto di deformazione grottesca del reale, il registro grottesco è molto presente in Ballard, non molto in Cronenberg, che secondo me non ha reso lo humour macabro del romanzo. Comunque, il messaggio finale è chiaro: andate piano, non assumete LSD prima di mettervi alla guida e soprattutto allacciate le cinture... :DDD
    Ellerre

    30 Novembre 2010 15:17

    [quote=Stefania]Ti ringrazio, Ellerre, ma ti dirò che qui non si tratta di aberrazione, quanto di deformazione grottesca del reale, il registro grottesco è molto presente in Ballard, non molto in Cronenberg, che secondo me non ha reso lo humour macabro del romanzo. Comunque, il messaggio finale è chiaro: andate piano, non assumete LSD prima di mettervi alla guida e soprattutto allacciate le cinture... :DDD

    All'incolumità fisica in genere ci sto attento, allaccio le cinture e non vado poi così veloce, ma ci tengo anche a salvaguardare la mia incolumità psicologica! Certi intrecci necrofilo/feticistici non mi appassionano poi tanto... ;)
    Brainiac

    30 Novembre 2010 21:13

    Mi è venuta voglia di vedere il film ma ancor più di leggere il romanzo, ed è incredibile, visto che prima del tuo articolo non ne avevo la minima intenzione. Ti saprò dire se condivido le tue considerazioni, e se non converrò, sarò acidissimo ;)
    Markus

    30 Novembre 2010 23:54

    Non ho letto il romanzo e nemmeno visto il film, infatti inizialmente l'ho scambiato per uno dei vari mondo-movie dedicati agli incidenti stradali ;DDD Sto scherzando. Brava Stefania, ho letto con molto interesse e anch'io, a questo punto, dovrò guardare il film!
    Zender

    1 Dicembre 2010 12:03

    Io penso che azzardare la trasposizione su pellicola di un romanzo celebre quanto particolare sia stata una bella sfida per Cronenberg, e il risultato è di quelli che non lasciano indifferenti a mio modo di vedere. Non so dire del registro grottesco di Ballard (non ho letto il libro, ho letto il suo LA MOSTRA DELLE ATROCITA' e lo ricordo ai limiti del'illeggibile) ma certo immagino un Cronenberg attirato da tutt'altri particolari dell'opera, come giustamente ha notato anche Stefania.
    Stefania

    1 Dicembre 2010 12:57

    @Brainiac: sono sicura che ti divertirai molto vedendo il film e soprattutto leggendo "Crash", soprattutto resterai stupito per la sua assoluta attualità, considerando che è stato scritto nel 1973! Ballard l'aveva definito "un romanzo cataclismatico dell'oggi", "una profezia sul presente", ma credo che avesse sottovalutato la sua lungimiranza profetica!

    @Zender: concordo sull'illeggibilità de "La mostra delle atrocità", che è ostico specie dal punto di vista formale, strutturale: non è esattamente un romanzo, più una serie di micro-saggi, la narrazione è disarticolata, è una lettura impegnativa! Cronenberg ha fatto un buon film, forse il migliore che si potesse trarre dal romanzo, solo che ha enucleato l'aspetto più estrinseco, immediatamente spettacolare di "Crash": l'erotismo morboso. Basta guardare la locandina per capirlo, no? ;)
    Lucius

    1 Dicembre 2010 18:41

    Ottimo lavoro Stefania.Una delle mie pellicole preferite per la sua rara e preziosa originalità.La tua scrittura è fenomenale, così come il saper cogliere il senso di un film così estremo e la "perversione" dei suoi personaggi.Complimenti vivissimi.Lucius
    Geppo

    2 Dicembre 2010 12:09

    Complimenti Stefania. Approfondimento davvero interessante!
    Stefania

    2 Dicembre 2010 13:34

    Grazie anche a Lucius e a Geppo, sono felice che vi piaccia il mio lavoro che, comunque, per me è stato piacevole svolgere: amo molto questo (e altri) romanzi di Ballard e amo anche il cinema di Cronenberg! L'unica difficoltà è stata quella di dover veicolare svariati concetti in uno spazio limitato, ma è la difficoltà che tutti noi che scriviamo sul Davinotti affrontiamo quotidianamente... non è un sito per grafomani;)