L'affido - Una storia violenta - Film (2017)

L'affido - Una storia violenta
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Ha fatto incetta di premi (anche in Italia, dove ha vinto il Leone d'argento per la miglior regia), questa produzione francese firmata da Xavier Legrand. L'argomento affrontato è di quelli più comuni, in ambito thriller “familiare”, ma è naturalmente l'impostazione scelta per raccontarlo a fare la differenza. Aperto da un confronto tra giudice, avvocati e genitori in cui si disquisisce a lungo (venti minuti!) sulla liceità del padre (Ménochet) di poter passare due weekend al mese con il figlio undicenne che non vorrebbe affatto rivederlo, il film riprende a decisione avvenuta: papà è davanti a casa di mamma pronto a portare Julien...Leggi tutto (Gioria) con sé ma il piccolo non apre bocca, in chiaro conflitto col genitore. L'atmosfera si scalda, la tensione sale e lo farà sempre di più, limitandosi a testimoniare con freddo distacco una situazione tanto comune quanto scomoda.

Rohmerianamente privo di colonna sonora (di cui però non si avverte la mancanza), L'AFFIDO ha l'ambizione di eccellere anche senza necessariamente proporre nulla di nuovo nemmeno nelle dinamiche che sottendono alla situazione: quello a cui assistiamo non è altro che un confronto piuttosto tipico tra chi si trova in una condizione di paura e chi si capisce possa esplodere da un momento all'altro. L'abilità in questo caso è quella di trattenere la rabbia di chi sembra stare chiaramente dalla parte del torto così da avvicinarsi a una situazione reale, impedendo che l'improvviso irrompere della polizia ponga immediatamente fine allo scontro. Antoine Besson, il padre, carezza il figlio, cerca di stabilire un rapporto che questi, tuttavia, continua a rifiutare nettamente. Così come  sua madre si nega al telefono, cerca di evitare sempre e comunque di incontrare una persona di cui non si può fidare. Una breve parentesi con i genitori di lei e successivamente pure di lui amplia di poco il raggio dell'azione, limitato (salvo un paio di scene) all'interno della famiglia, alla quale appartiene anche l'adolescente Joséphine (Auneveux), sorella di Martin.

Evidente la ricercatezza nella messa in scena del regista: si noti ad esempio quando inquadra a lungo – mentre Joséphine è chiusa in toilette con un test di gravidanza – esclusivamente ciò che si vede sotto la porta chiusa del bagno. Tutti sintomi del desiderio di uscire dai canoni puntando con chiarezza al cinema d'autore. Riuscendo nell'intento, va detto, pur se in conclusione non si può certo dire di aver assistito a qualcosa di particolarmente innovativo o travolgente in nessun campo. Nell'ultima parte il ritmo sale al crescere della tensione, ma anche in questo caso si resta nell'ambito di un già visto accresciuto giusto dalla presenza ormai ineludibile del cellulare. Eccellente la prova di Denis Ménochet, sguardo di ghiaccio eppure vivo, nella media quella del piccolo Gioria e della Drucker, ma è palese quanto sia l'uomo il centro di gravità attorno al quale ruota la vicenda.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 22/04/19 DAL BENEMERITO COTOLA POI DAVINOTTATO IL GIORNO 7/11/22
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Cotola 22/04/19 01:10 - 9043 commenti

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Film sobrio e scarno nella messa in scena che porta avanti un chiaro punto di vista e lo fa con una radicalità ed una sorta di "manicheismo" che potrebbe dar fastidio. Ma in fondo regia e sceneggiatura non fanno altro che sposare, legittimamente, un punto di vista e portano avanti una storia di vita vissuta come, purtroppo, ce ne sono tante. E va detto che il film funziona ed il crescendo emotivo e drammatico colpisce nel segno, rendendo perfettamente l'idea della sofferenza che le persone (soprattutto i bambini) sono costretti a subire in queste circostanza. Buon film.

Kinodrop 4/05/19 17:49 - 2950 commenti

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Quest'opera prima di Legrand non ha certo i limiti e le ingenuità che spesso affliggono gli esordi dietro la macchina da presa. Un dramma in gran parte trattenuto, compresso e per questo più forte quando la verità improvvisamente si manifesta fugando ogni attenuante psicologica o sociologica. Una storia ormai diventata cronaca di ordinaria crudeltà mentale, che si regge in gran parte sul non detto o sull'accennato e sull'espressività dei protagonisti colti in momenti emotivamente al limite. Il finale sgomenta per il suo scatto, ma era nell'aria.
MEMORABILE: Il giudice e l'affido; Julien tra due fuochi; La scampanellata notturna; La vasca da bagno.

Daniela 8/05/19 22:51 - 12662 commenti

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Un uomo usa il figlio minore di appena 11 anni per continuare a far pressione sull'ex moglie che sta tentando di rifarsi una vita lontano da lui... Una storia di violenza domestica, tanto ordinaria da sembrare tratta di una delle tante simili di cui è costellata la cronaca quotidiana. Violenza psicologica, di cui è vittima soprattutto il piccolo Julien, che sottende una violenza fisica pregressa ai danni della madre, destinata a riaffiorare con prepotenza nell'epilogo, momento culminante drammatico di un film fino ad allora trattenuto, allusivo, comunque molto coinvolgente.

Lou 20/08/20 16:58 - 1121 commenti

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Cupo e realistico racconto di violenza domestica nella Francia dei nostri giorni. Il povero ragazzino Julien si trova costretto in modo straziante a subire i condizionamenti e le violenze del padre che non accetta la separazione e l'allontanamento dal figlio. Il regista sceglie un approccio diretto e scarno, di angosciante effetto, senza fornire troppe spiegazioni sui pregressi ma ponendo l'accento sui tipici atteggiamenti violenti degli uomini incapaci di accettare la separazione.

Giùan 31/08/20 09:57 - 4559 commenti

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Piace (o bisognerebbe dire atterrisce) e convince per l'abilità di sostenere una tesi piuttosto linearmente, insinuando però subliminalmente nello spettatore (soprattutto maschile) la sensazione che potrebbe esserci un'alternativa di qualche sorta, finendo poi con lo sprofondarlo senza fiato né bronco nell'evidenza d'un ossessione irredimibile di possesso. Secco e senza orpelli (superficialmente) psicologici, il film di Legrand, come quelli di Garenq, ha la forza (e il limite) della consequenzialità etica e narrativa. Ottima direzione del cast con il tremante piccolo Gloria in testa.
MEMORABILE: La tensione tra Menochet e i suoi genitori; La telefonata "salvifica" della vecchietta vicina di casa alla polizia.

Pigro 1/02/21 09:56 - 9666 commenti

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Storia dell’affido congiunto di un bambino a genitori separati, con escalation ossessiva e violenta del padre. Il racconto insiste sulle tensioni psicologiche dei protagonisti con uno sguardo esplicitamente oggettivo, sommergendo lo spettatore con la tensione soffocante nella quale si trova soprattutto il piccolo (straordinario interprete), schiacciato da dinamiche troppo grandi per lui. Film acerbo (soprattutto nell’estremizzazione delle passioni, tirate sul limite) ma non lascia indifferenti: un’opera prima di valore.

Jandileida 7/03/21 23:11 - 1565 commenti

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Facendosi forte di una messa in scena mutuata dai due vecchi pionieri del cinéma vérité valloni, Legrand scarnifica tutto lo scarnificabile e inquadrando qualche nuca ci racconta una storia ordinaria di discesa nella follia che colpisce nel segno proprio perché il pianerottolo fatale potrebbe essere il nostro o quello di un nostro vicino. Nonostante qualche angolo emozionale cesellato con non troppa cura, il film costruisce una buona tensione e si affida a due attori protagonisti in buona forma: "il Robert Mitchum francese" (Quentin dixit), dilaniato da se stesso, è un bel vedere.

Anthonyvm 12/03/21 15:53 - 5689 commenti

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Colonna sonora rigorosamente diegetica per un concreto dramma familiare che raggiunge ragguardevoli livelli di tensione senza concedersi all'opulenza del thriller, avanzando al contempo un solido appunto di denuncia sociale che non si macchia di facile schematismo, grazie soprattutto a una caratterizzazione dei personaggi sfaccettata. Piccoli cedimenti ritmici nell'atto mediano sono conformi alla dolente imperturbabilità della narrazione, la cui precisa e silenziosa freddezza acuisce il senso di disagio che emana dai piccoli gesti della prima parte, fino al raggelante climax finale.
MEMORABILE: La lite a tavola fra i nonni e il padre; La scenata di gelosia davanti al centro ricreativo; L'ansiogena telefonata al centralinista della polizia.

Capannelle 21/03/21 15:45 - 4411 commenti

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Altro bel colpo del cinema francese che sa trattare argomenti drammaticamente attuali senza remore e senza impalcature sensazionalistiche, mettendo in scena un realismo efficace e alcune sequenze degne dei migliori thriller. Fondamentale il prologo con gli avvocati per partire subito carichi e distribuire incertezze. Nel seguito si sviluppa un narrato quotidiano dal meccanismo studiatissimo, in cui Legrand inserisce un cast funzionale tra cui il bravissimo dodicenne Thomas Gloria. Qualcosa da limare nel finale, qualche cliché di troppo e sottotrama non chiusa, ma rimane notevolissimo.
MEMORABILE: Lo scontro tra avvocatesse; Julien.in auto col padre; Il viso della sorella mentre canta.

Paulaster 12/09/22 09:46 - 4419 commenti

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Un figlio undicenne viene dato in affidamento congiunto ai genitori separati. La partenza "giudiziaria" serve per far capire che le sfumature sono importanti, ma non rendono chiaro (al giudice) il pregresso in una coppia. Soggetto carico d'emotività che in alcuni frangenti funziona (la canzone alla festa, l'attesa in camera) e in altri eccede (la sacca tirata al figlio, il litigio coi genitori di lui). Il tema della violenza domestica è comunque da sollevare senza far credere che rientri in una normalità da cronaca nera.
MEMORABILE: Il numero di telefono sulle giustifiche; Le fucilate alla porta.

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Pinhead80 9/09/23 16:02 - 4760 commenti

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Due genitori divorziati ottengono l'affido congiunto del figlio minorenne. La natura violenta e ossessiva del padre, però, non tarderà ad emergere. Esordio potentissimo nel lungometraggio per Legrand che, attraverso un racconto teso e incisivo, riesce a descrivere una storia di violenza domestica. Le interpretazioni sono straordinarie: Ménochet è inquietante nei panni del padre fuori controllo sempre pronto ad esplodere e il piccolo Gioria è commovente per come cerca di proteggere la madre. Era difficile rappresentare meglio di così la sofferenza e l'inquietudine di una famiglia.
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  • Discussione Daniela • 9/05/19 12:37
    Gran Burattinaio - 5927 interventi
    Si tratta del lungometraggio d'esordio del regista

    Xavier Legrand aveva inizialmente previsto di realizzare tre corti sul tema delle violenze coniugali, ma la buona accoglienza critica ricevuta dal primo Avant que de tout perdre - candidato all'Oscar nella sua categoria - l'ha convinto a fondere le idee per i due seguenti in un unico lungometraggio, con gli stessi personaggi principali presenti nel corto interpretati dagli stessi attori.

    L'affido ha ricevuto vari premi e riconoscimenti internazionali, fra cui il Leone d'argento - Premio speciale per la regia per la regia alla 74ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia e 5 premi César (fra cui miglior film e migliore attrice protagonista).

    Fonti: IMDB e Wikipedia (lingua francese)
    https://fr.wikipedia.org/wiki/Avant_que_de_tout_perdre
    Ultima modifica: 10/05/19 19:40 da Daniela
  • Discussione Zender • 9/05/19 14:49
    Capo scrivano - 47786 interventi
    Fonte della notizia?
  • Discussione Raremirko • 31/01/21 21:40
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Senza dubbio un film riuscito ma secondo me comunque sopravvalutato; cinema del reale, ok, ma non privo di noia e limiti.

    Il finale quasi Kubrickiano aggiunge suspance ma prima di arrivarci occorre sorbirsi storie e scene che si son già viste in altri lidi, anche se non necessariamente in modo migliore.

    Attori buoni.
  • Discussione Capannelle • 21/03/21 01:08
    Scrivano - 3512 interventi
    Notevolissimo, realismo portato sul grande schermo in modo ben studiato e non ricattatorio, con tensione da far impallidire diversi thriller.
    Averlo anche in italia il coraggio di portare in sala argomenti scomodi, con una vicenda dove non esiste alcuno compromesso da "tarallucci e vino".
    In parte, mi ha ricordato la messinscena di Guilty altra notevole storia di drammi familiari che in Italia non si possono affrontare.

    Difettucci:
    - qualche clichè di troppo sul padre: furgoncino, fumatore, cacciatore
    - la sorella e il test di gravidanza, che può significare?
    - quel primo piano fisso sull'operatore di polizia, bello intelligente e dal sangue freddissimo

    Edit: mi accorgo ora di aver inserito nel commento 3 superlativi in due frasi. Scusate.
    Ultima modifica: 9/11/22 15:46 da Capannelle
  • Discussione Daniela • 22/03/21 20:56
    Gran Burattinaio - 5927 interventi
    Capannelle ebbe a dire:
    - qualche clichè di troppo sul padre: furgoncino, fumatore, cacciatore
    In effetti, anche ho percepito qualche eccesso nella caratterizzazione del padre, il cui comportamento non avrebbe avuto comunque giustificazione neppure se fosse stato un salutista sostenitore del WWF... ma sono davvero piccolezze a fronte alla capacità del film di coinvolgere nella storia raccontata.