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La nostra recensione di La misura del dubbio

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Non è la prima volta che Daniel Auteuil, tra i più grandi attori di Francia, si cimenta nella regia, né che collabora in sceneggiatura. Partendo da un romanzo dell'avvocato Jean-Yves Moyart, ricavato da un caso realmente accaduto, Auteuil porta in scena se stesso nel ruolo del difensore d'ufficio di uno strano individuo arrestato per l'omicidio della moglie. Nicolas Milik (Gadebois) non sembra proprio possa essere il colpevole di un delitto tanto efferato (taglio della carotide): ama i suoi figli, aveva litigato sì con la donna ma lei era un'alcolizzata e quella sera aveva scelto - come le capitava spesso - di andare a dormire su di una panchina. Perché...Leggi tutto mai avrebbe dovuto ucciderla? Era la madre dei loro bambini, dei quali - se avessero divorziato - lui avrebbe ottenuto facilmente la custodia. Con la sua morte non eredita nulla. Eppure le prove esistono, a carico suo e forse anche del barista con cui Nicolas si confidava, il suo unico amico, privo di un alibi per l'ora a cui viene fatto risalire il delitto.

Jean Monier (Auteuil), dopo quindici anni di inattività, si affeziona al caso e, convinto che Nicolas sia innocente come afferma di essere, decide di ritornare in aula. Il rapporto con il cliente diventa ovviamente centrale, più di ogni altro (esisterebbe in alternativa quello con la moglie e socia, avvocatessa pure lei). Jean cerca di entrare nelle logiche dell’anomalo comportamento del suo assistito, che si rifiuta di far testimoniare la figlia per non spaventarla e di accusare l'amico barista, che si presenta come un perfetto indiziato. Un compito durissimo, che Jean dovrà affrontare combattendo non solo contro la grinta della donna che rappresenta l'accusa ma anche contro l'inspiegabile reticenza di Nicolas, forse legata a una condizione di imperfetto equilibrio psicologico.

Se sull'Auteuil attore non c'è nulla che si possa aggiungere ai complimenti di rito – in questo caso il ruolo non gli offre la possibilità di brillare particolarmente - sull'Auteuil regista non si può che rilevare quanto affronti l'opera osservando fedelmente i principi del giudiziario tradizionale. Non c'è nulla che quindi stupisca, nella sua stretta osservanza delle dinamiche del genere. Si può notare qualche vezzo nell'inquadratura (primissimi piani su particolari del volto, piuttosto inusuali), nell'indugiare sulla fissità di chi ascolta cercando di comprendere chi ha di fronte, ma nel complesso l'impostazione evidenzia sviluppi legati a schemi consolidati, condotti con estrema sobrietà e rare concessioni all'ironia (capita che nel corso del dibattimento, con somma ingenuità, Nicolas smonti involontariamente alcuni spunti difensivi di Jean).

Ciò che colpisce è semmai il finale, diverso da quello proposto di norma dal cinema mainstream e al contrario profondo, cupo, psicologicamente annichilente. La forza del film è concentrata tutta negli ultimi minuti, racchiusa in una detonazione virtuale improvvisa e imprevista. Il resto è routine, di valore ma un po' appesantita da una regia talora zoppicante e certo non esplosiva come quelle che spesso il genere offre. La piattezza che frequentemente condanna le regie degli attori che passano dietro la macchina da presa coinvolge anche Auteuil, il quale tuttavia dirige un film degno, solido, non banale.

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Tutti i commenti e le recensioni di La misura del dubbio

TITOLO INSERITO IL GIORNO 22/09/24 DAL DAVINOTTI
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Pinhead80 22/09/24 09:28 - 5292 commenti

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Un avvocato che da anni non difende più nessuno in aula si appassiona alla storia di un pover'uomo che viene ingiustamente accusato dell'omicidio della moglie. Il caso lo prenderà al punto da perdere di vista la realtà delle cose e gli affetti più cari. Auteuil non fa mai film banali e la sua presenza è già garanzia di un prodotto di buona qualità. Qui anche nelle vesti di regista si cimenta nel più classico dei film giudiziari che però ha il merito di uscire da quelli che sono gli standard a cui siamo abituati. Ed è proprio nel finale che possiamo apprezzare questa differenza.
MEMORABILE: L'ingenuità dell'accusato in aula; Tutta la parte finale.

Markus 22/09/24 10:17 - 3750 commenti

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Verrebbe da dire che il dubbio ci viene nella misura in cui la vicenda si rappresenta per l'ennesima volta nello squallore di un'aula di tribunale per quasi tutto il tempo; quel filone diviso tra "crime" tanto in voga e le nevrosi di avvocati in sede dibattimentale. Auteuil dirige e si esibisce come attore principale unitamente a Gadebois - quest'ultimo sul pezzo, anche se col doppiaggio probabilmente ci perda - e mostra una scenario a tratti coinvolgente, seppur con la seccante aria del già visto, ma che ci offre - ed è questo forse il pezzo forte del film - un finale singolare.

Reeves 27/09/24 06:24 - 2803 commenti

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Il cinema ha frequentato spesso le aule dei tribunali e in questa regia di Daniel Auteuil troviamo alcuni luoghi comuni tipo le scaramucce tra accusa e difesa o il sottofondo psicologico che spinge l'avvocato ad appassionarsi alla causa. Ma in questo caso la storia (vera) è davvero originale e sorprendente e la recitazione ottima. Il film risulta quindi avvincente, fino all'ultimo minuto.

Daniela 13/01/25 16:20 - 13129 commenti

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Un avvocato è tanto convinto dell'innocenza del suo cliente - un padre di cinque figli accusato di aver sgozzato la moglie alcolizzata ed irresponsabile - da impegnarsi ben oltre quello che richiede la sua professione... Anche se la bravura di Auteuil non ha bisogno di ulteriori conferme, anche qui offre una prova di valore nel ruolo di un uomo tormentato dal passato che cerca di riscattarsi evitando un errore giudiziario. Più incerta è la sua mano come regista per la presenza di disgressioni inutili ma l'epilogo imprevisto e agghiacciante riscatta tutti i difetti del film.   

Kinodrop 19/01/25 19:05 - 3277 commenti

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Auteuil, qui regista oltre che attore, si impegna a realizzare un dramma appartenente a un genere ormai esausto per quantità e qualità e perciò si trova a ripetere un meccanismo tipico del legal drama, a cui nulla aggiunge in interesse l'origine cronachistica dei fatti. Anche il personaggio dell'avvocato con il tarlo dell'assoluzione e del ritorno in pista per un controverso caso di omicidio non riesce a coinvolgere più di tanto nonostante il mestiere dell'attore. Il finale a sorpresa è troppo improvviso, per modificare retrospettivamente il modesto taglio dell'insieme.

Il ferrini 24/01/25 23:23 - 2609 commenti

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Auteuil dirige e interpreta un solido true crime che tiene incollati fino agli ultimi, clamorosi, minuti. Ciò che sicuramente stupisce, nell'evolversi della torbida vicenda, è lo spirito di abnegazione dell'avvocato protagonista, disposto a usare qualsiasi nezzo, esponendosi perfino al rischio di radiazione dall'albo. La regia non brilla come farà quella di Eastwood, ma il montaggio ravviva l'interesse aggiungendo con eccellente tempismo tasselli alla storia. Se ne esce inizialmente turbati, quasi nichiliti, ma poi spinti a una stimolante riflessione. Colpisce.
MEMORABILE: L'ultimo colloquio.

Nicola81 3/02/25 18:52 - 2934 commenti

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Daniel Auteuil è un ottimo attore, ma il ruolo dell'avvocato convinto dell'innocenza del suo cliente al punto da trasformare il caso in ossessione è troppo schematico per consentirgli di mostrare appieno le sue qualità, mentre dietro la macchina da presa non può possedere quella brillantezza tipica di molti suoi colleghi che hanno affrontato il dramma giudiziario con esiti più felici. Però c'è quel finale raggelante che lascia letteralmente di stucco: magari non innalzerà il giudizio complessivo sul film, ma di sicuro gli consente di rimanere impresso più a lungo nella memoria.
MEMORABILE: Ovviamente il finale.

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