Il lento riavvolgimento delle immagini sui titoli di testa avvia una storia dolorosamente romantica in cui i ricordi si affollano, si confondono e sfumano nel sopraggiungere della morte in un epilogo da lacrima-movie. I tre ottimi comprimari adottano una sottorecitazione fatta di dialoghi tenui, piccoli gesti, silenzi e pensieri che contrasta le scene dell’incidente d’auto, ripreso in tutta la sua impressionante brutalità con prolessi, ralenti e accelerazioni. Assai vivida, la fotografia dà massimo risalto alla magnificenza della Schneider.
MEMORABILE: La Massari che strappa la lettera: un gesto rapido che dice tutto.
La turbolenta vita sentimentale di Piccoli, diviso tra la Schneider e la Massari, sullo sfondo di un pauroso incidente stradale che ci viene riproposto più volte, da diversi punti di vista, a diverse velocità ma sempre con grande perizia tecnica. Le note più positive sono senza dubbio la storia destrutturata temporalmente ma che riesce a non aggrovigliarsi su se stessa ma anzi a rimanere composta e ficcante, le prestazioni dell'attore francese (con la sigaretta perennemente incollata all'angolo della bocca) e la grazia sovrannaturale della Schneider.
La "banalità " di un incidente d'auto - che vuole simboleggiare quanto interconnesse siano le nostre vite senza che ce ne rendiamo conto e di quanto la velocità con cui viviamo possa scontrarsi con lentezze altrui incrociate sul nostro cammino - è l'occasione per ricordare e riflettere su ciò che si è già vissuto e forse su quello che si sarebbe potuto fare, non fare o fare diversamente. Riflessione finale diversa dalle tante riflessioni che si fanno nel corso della vita, non servirà a cambiare le cose. Interpretazioni ottime.
Un banale incidente stradale lacera il filo dell'esistenza del protagonista, diviso tra la famiglia che si è lasciato alle spalle e la giovane amante con cui non si decide a iniziare una nuova vita. Film intimistico, minimalista, che racconta una storia ordinaria con grande misura e mano leggera; bello il finale, sobrio e per nulla lacrimogeno. Gli interpreti sono tutti più che adeguati; e poi c'è lei, Romy Schneider, assolutamente luminosa e indimenticabile.
Diviso fra la moglie Massari (con cui mantiene un civile affetto) e l'amante Schneider (con cui non si decide a ricominciare davvero una nuova vita) l'affermato ma tormentato Piccoli fa, disfa, scappa, torna sui suoi passi, ma il suo turbine è spezzato da un incidente. Il crash automibilistico (che Sautet mostra all'inizio del film e ripropone più volte in significative varianti) è leitmotiv di un racconto tranche de vie, sentimentale ma non lacrimevole, fra morale borghese, tecnocrazia, sigarette e Pernod. Amaro ma da vedere.
MEMORABILE: L'incidente ricostruito al ralenti e subito dopo mostrato a velocità effettiva.
Un uomo affascinante sembra diviso fra i doveri familiari e una nuova, stupenda amante che lo mette di fronte a se stesso. Il solito triangolo arcinoto, si dirà. E invece il film ripercorre strade note, descrivendo un lasso di tempo breve din cui gli elementi "storici" ci sono tutti, seppure accennati. Il camion che inaspettatamente sbarra la strada al protagonista è quanto di più improvviso possa aspettarsi, quando tutto va a una velocità folle. Oppure non è così fortuito? Grande esempio di cinema dei sentimenti.
Bel film su un uomo in crisi e i suoi rapporti con le persone importanti della sua vita: il figlio, la madre, l'x moglie e la nuova compagna. Il titolo originale era "Les choses de la vie" (Le cose della vita), più appropriato di quello della versione italiana. Bellissima e bravissima Romy Schneider. Michel Piccoli rende con grande efficacia il suo personaggio e Lea Massari è perfetta nel ruolo della ex moglie. Atmosfera primi anni '70 in un film psicologico altamente drammatico. Intonato il bel commento musicale.
MEMORABILE: La scena in cui Lea Massari strappa la lettera.
Triangolo amoroso "lui lei e l'altra" in cui il nostro uomo sembra più interessato a pippare sigarette che a decidere in quali scarpe infilare i piedi; ma il destino lo toglierà d'impaccio. Minimale polpettina alla française dal finale auto-spoilerato che ha perlomeno la creanza di durare poco. Un collage di flashback, film mentali e ralenti rimandati all'infinito nel quale i veri protagonisti sono le sigarette e la povera Giulietta Sprint. Dopotutto non ha molto da dire: si arrovella sul posto proponendo il banalissimo concetto del destino cinico e baro senza faticarsi un intreccio.
La crisi personale e sentimentale di un impresario di mezza età che si trova a disagio nel barcamenarsi tra gli affetti domestici e la relazione con la amante bella e intelligente, raccontata sulla scia dell'inquietudine di un qualcosa che sta per accadere e sconvolgerà tutto. Sautet con maestria narrativa alterna il rovello del protagonista con una serie di flashback articolati nel suo presente psicologico e che raggiungono l'apice nella bellissima scena dell'incidente stradale. Un ottimo e pensieroso Piccoli in bilico tra le due bellissime donne della sua vita (Schneider e Massari).
A leggerne la trama, sembra una storia banale quanto il titolo italiano: un imprenditore di mezza età, da anni impegnato in una relazione con una donna più giovane, scopre di essere ancora legato alla moglie per cui medita di troncare il rapporto. A fare la differenza, in questo "Les choses de la vie", è il tocco di Sautet che, dopo qualche incertezza nella parte iniziale, imprime una svolta tragica alla vicenda per poi approdare a un epilogo struggente, senza dimenticare la bravura del trio di attori principali che forniscono prove intense in ruoli a forte rischio di stereotipo.
Costruttore è in crisi con la compagna e si riavvicina all'ex moglie. La trama affronta i sentimenti degli adulti; il fato scombina le carte e, in un certo senso, rimette i tasselli a posto. Sautet ha ottime intuizioni senza dare enfasi gratuita, anzi sa essere delicato. Ben girato l'incidente e interessanti tutte le riflessioni che ne conseguono. Bravi i tre protagonisti con nota per le donne, che esprimono nei dettagli i loro umori.
MEMORABILE: La macchina che si ribalta al rallentatore; La barca che si allontana; Il finto matrimonio.
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L'automobile di Michel Piccoli è in qualche modo la "vera" protagonista del film, dal momento che l'incidente mostrato all'inizio viene rischiato più volte prima di avvenire davvero e chiudere il cerchio narrativo (la scena dell'incidente richiese 4 mesi di preparazione e 10 giorni di riprese, come ricorda Wikipedia.fr).
Si tratta di una Alfa Romeo Giuletta Sprint del 1959 (seconda serie):