Ha un marito disoccupato, 2 figli, una vecchia zia e una casa a pezzi nella povera campagna spazzata dai monsoni: al suo eccellente esordio Ray descrive una mater dolorosa tra le più potenti del cinema, interpretate da una Karuna Banerjee di grande e minimalista intensità. Memore della lezione di De Sica, il maestro del cinema indiano sa trattare questa piccola-gigantesca storia con una poesia asciutta capace di straordinaria delicatezza e intima forza. L'oggettivo b/n diventa una sinfonia visiva per raccontare la vita ai bordi del mondo.
La vita di una famiglia decaduta all'inizio del '900 si trasforma in un'epopea minimalista nelle mani di Ray, qui al suo esordio prima di diventare il più celebre regista indiano. Le chiare influenze del neorealismo italiano si mescolano con un senso poetico intimista che cerca la dignità e la possibilità di riscatto umano anche in condizioni così misere. Non traggano in inganno il ritmo pacato e l'atmosfera bucolica: è un film che parla di sofferenza e povertà, sebbene in un modo così poetico.
Opera che a distanza di lustri (e di latitudine) riluce di serena semplicità e complessa naturalezza. Il giovane Satyajit ci racconta un'India che pare così lontana, così vicina al dopoguerra europeo, in termini di situazione sociale (la dualità città-campagna, la fragile forza dei legami familiari) e ancor più per affinità cinematografica (Ray come Rossellini, ma soprattutto memore di Renoir). Film che si configura come un vero intergenerazionale apprendistato, malinconico ma inesorabile, al dolore e alla morte (la vecchia zia, la mamma, la piccola Durga).
MEMORABILE: I discorsi del padre, aspirante letterato; Durga che protegge Apu dalla pioggia; Il monsone che spazza la casa; L’arrivo del treno; Il pianto improvviso.
Ammantato di quel neorealismo struggente d’italiana memoria, è un affresco dell’India tra splendidi e avvolgenti paesaggi tanto fascinosi quanto respingenti, in cui si sottolineano povertà, tradizione e cultura dal punto di vista di una famiglia di basso rango dove regna sopra ogni cosa il rigore dei valori come educazione etica e rispetto. Sequenze meravigliose (la doccia con la pioggia, i gesti del quotidiano) si alternano ad altre più crude (la madre che picchia la figlia, l’avidità dei benestanti, il tifone). Grande cinema.
MEMORABILE: La musica indiana al posto di grida e pianti; I due meravigliosi ragazzini protagonisti, Durga e Apu.
Satyajit Ray HA DIRETTO ANCHE...
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Di questo film esiste un'edizione italiana in DVD, distribuita daDNA Srl: IL LAMENTO SUL SENTIERO (1955) + LA MOGLIE SOLA (1964) - (2 Film su un unico Dvd). Lingue: Indiano Sottotitoli: Italiano (Forced) Rapporto schermo: 1.33:1 (Riadattato in formato 16/9 Pillarbox) Extra: un altro film di Ray “LA MOGLIE SOLA” (Charulata, 1964). Il film è stato rieditato con il contributo dello studioso di storia del cinema Riccardo Cusin. Questa versione è disponibile anche in streaming su alcune piattaforme.