Schramm • 3/06/21 16:40
Scrivano - 7693 interventi Rebis ebbe a dire:. Ma quella boiata del vaso indiano, degna di uno scalcinato b movie anni '80
...e il vaso hindi non è niente: nessuno ha riso fino a rimescolarsi stomaco intestino pancreas fegato e milza coi biscotti della fortuna? e che dire, ammesso la risarola lo permetta, della vecchiarde in casa di bev? e vogliamo parlare del boscaiolo gigante sputapipistrelli? quante migliaia di batterie di polli fa spanzare il pupazzone che emerge dalla melma dei pozzi neri?
e via disastrando: lo zombi alla o'bannon, con la differenzona che o'bannon era deliberatamente ironico e qua ci si prende maledettamente sul serio; la testa-cosa à la carpenter, una cgi che ridefinisce l'aggettivo impropobibile, citazioni che fanno rattrappire di imbarazzo (una su tutte: quella di
shining quando bev si ritrova catapultata nei bagni della scuola), su fino allo stesso it che ha pari appeal orrorifico del chucky più buontempone. roba che farebbe sentire presi per i fondelli anche gli aventi anni 8. tutte scelte sbagliate in sé e per sé, che scavalcano qualsiasi accostamento col libro.
sono anch'io con digital, rebis, pumpkh e chi ha malamente sofferto dello iato tra i due blocchi: se muschietti quasi riesce (quasi, eh) a dare un tono da fiaba adulta nella parte coi bambini, fa diventare desolatamente puerile fino all'assolutamente irricevibile quella con gli adulti (chi nel commentarlo l'ha paragonato a una puntata di scooby doo non poteva operare sintesi più centrata). se della serie tv è ottimizzata la perfettibile prima parte, la volontà di rafforzare tutti i difetti della seconda, caricando oltre 90 anche con quelli latenti, col risultato che muschietti si fa odiare anche solo per averci costretto al ravvedimento sul mezzo scempio commesso da lee wallace.
in sé non è stato sbagliato rendere più epico (larger than book, diciamo) il gran finale, che nel libro era sbrigativo e in wallace di un simbolismo così spicciolo che si vorrebbe morire male. non si eccepisce nemmeno sui tempi (anzi, su questi un mezzo applauso concediamoglielo: quasi tre ore e non farcene sentire il peso per un minuto, in quanti ci riescono?). sono proprio i modi spielbergari a demotivare. se a muschietti va riconosciuto un certo coraggio nello scansare la pedissequità rispetto alla matrice, va anche rimarcata la sua totale incapacità di rivisitarla senza mai riuscire a evitare di abbracciare il ridicolo più estremo e non lasciarlo più andare. del resto king è king (e it è it), non lo si manipola impunemente senza un minimo di catastrofico effetto boomerang.
mentre non posso azzardare giudizi usando come metro
stranger things, che non ho mai avuto modo e tempo di recuperare, la qual cosa me l'ha probabilmente fatto andar giù per il tubo con qualche spanna di preconcetti e di stroncanti parametri e paragoni in meno.
e far incontrare stefanone nostro con uno scrittore da lui creato è un gran bel colpo metabiografico, anche facile facile se si vuole, ma che muove a certa simpatia. tolto il quale, però temo che saranno solo le sguaiate risate che mi ha regalato a contrassegnare il memento di questo capitolo che non conclude certo in gloria un pur promettente primo.
torno da capo: per it ci sarebbe voluta una serie di un paio di stagioni scritta, prima ancor che diretta, da un team coi controcosi grandi come pianeti.
se nessuno se l'è mai sentita di scommetterci sopra, chiediamocelo, il perché.
Ultima modifica: 4/06/21 13:05 da
Schramm
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