Buiomega71 • 20/08/20 11:10
Consigliere - 27246 interventi Rassegna estiva: Italian Graffiti d'agosto Cinema attualissimo e travolgente quello di Pietrangeli (di una modernità registica da lasciare senza fiato), in un ritratto di donna spietato, crudele e dolorosissimo.
Mentre Hollywood cominciava a fare i conti con la decadenza e le disillusioni della grande baldracca (Mulligan, Aldrich), Pientrangeli tratteggiava senza mezzi termini la meschinità e la sgradevolezza delle figure che gravitavano attorno al mondo dello spettacolo (sia pubblicitario che cinematografico), viscide e scellerate figure che incrociano la vita di Adriana (una Sandrelli mai più così intensa), cercando solo di portarsela a letto e usarla per i loro foschi intrallazzi.
Dal talent scout fallito e subdolo di Manfredi, al ladruncolo miserabile di Brialy (che pianta in asso la Sandrelli al resort, costringendola a pagare il conto con un bracciale da lui donato, che risulterà. poi, rubato), al disgustoso attore di Salerno, all'opportunista figlio di papà di Hoffman, uno scrittore cinico e freddo, dove le uniche figure positive sembrano essere i "poveri cristi", come il pugile ingenuo e tontolone di Adorf (bellissima la scena della foto di donna custodita nella sua misera valigetta) e il carroziere di Franco Nero.
Una fauna maschile riprovevole, dove la Sandrelli sguazza nella melma, sempre in bilico tra ingenuità, superficialità, frivolezza e futilità, ascoltando le canzonette, ininterrotamente, con colpo di piedino, sul suo giradischi (straordinari pezzi d'epoca in colonna sonora, dove Pietrangeli sa come valorizzarli e inserirli nei momenti clou, come il bellissimo momento quando parte
Mani bucate) passando da un lavoro all'altro , da un'uomo all'altro, a serate a ballare l'hully gully.
Party della Roma bene che finiscono nell'umiliazione (nel personaggio triste, sudaticcio e squallido di Tognazzi, poi ripreso, grosso modo, da Christian De Sica in
Compagni di scuola), flashback con tentati stupri (la bottiglia che si spacca rotolando dalle scale), derive nella sessualità voyeuristica pre depalmiana (Brialy e la Sandrelli, nella camera del resort, attraverso la finestra, spiano un panzone che induge una ragazzina a chinarsi per del sesso orale), i primi turbamenti adolescenziali ( il ragazzino invitato a ballare dalla Sandrelli a casa sua che c'ha un evidente erezione) e lascive occasioni ( il laido padrone dello squallido salone di bellezza che approfitta delle grazie della Sandrelli mentre legge un libraccio alla Diabolik, sdraiata sul letto), dove Adriana sembra quasi non dare peso, come se fosse un retaggio obbligato.
Ma anche lei, nella sua frivolezza, ha una sua dignità (non si prostituisce come vorrebbe Manfredi e non cede all'invito volgare e gramo di Salerno) ma che in amore non gliene va dritta una, così come nella vita professionale (di rara crudeltà e spietatezza il promo pubblicitario sbeffeggiante al cinema, dove il montaggio truffaldino la fa sembrare un'oca senza cervello, in più con una calza smagliata, sottolinenando, a ludibrio del pubblico, la sua sciatteria di povera scemetta, che, in realtà, non è), dignità, che in fondo, le costerà assai cara.
Notevole, poi, il gusto fetish di Pietrangeli (le zoccolette di Adriana in primi piano, il rumore che fanno quando cammina, le ciabattine che usa in casa, l'insistenza sui piedini nudi, la panoramica sulle scarpe delle ragazze che ballano alla festa, il gochino che fa con le ciabattine, calpestando le pozzette d'acqua sull'uscio della finestrona della terrazza), che si muove sinuoso intorno alla ragazza (come le struggenti riprese del suo volto allo specchio, solcato dal rimmel che cola, una specie di triste Pierrot, o quando guarda in macchina).
Sarò forse capzioso, ma la sequenza notturna delle due coppiette illuminate solo dai fari dell'auto mi hanno fatto venire alla mente una sequenza analoga di
Velluto blu, così come la scena bruale dell'incidente, con il camionista insanguinato che straparla in stato di schok, sarà ripresa in
Cuore selvaggio, o la Sandrelli che sola, cammina di fronte alla facciata del Duomo, di notte, ripresa dal basso con dei passi che la seguono, non ho potuto non pensare a quella di Flavio Bucci, nella piazza, in
Suspiria?, fino al bagno notturno a mare che si fanno Dario e Adriana, non poi così dissimile da quello che farà Christine, in solitaria, nell' intro dello
Squalo.
Eppoi le feste mondane, la capatina in Toscana a trovare i poveri genitori, il grottesco e felliniano momento della dizione con severa insegnante, l'ultima serata di festa con il negro, costretta da un amica infima ad abortire per il suo bene, lo straordinario piano sequenza all'alba, sulla Fiat 500, e quella chiusa che arriva come una fucilata a bruciapelo, che è un pugno dritto nello stomaco e che suggella il ritratto di una ragazza come tante (spesso mi veniva in mente l'iter fac simile della mia Betty-Elizabeth Short-nel tentare di entrare in un mondo scintillante di pizzi e lustrini, ma, destino avverso, abitato solo da miserabile gente di merda pronta a sbranare l'agnello sacrificale, che con Betty ha in comune il fidarsi troppo di balordi inaffidabili, le calze bucate, un'ostinazione che si trasforma, poi, in sonora delusione, l'amore per le canzonette, le notti passate a ballare, le promesse mai mantenute che si mutano in amarezze, l'incapacità di tenersi un posto di lavoro, essere spesso al verde, i maschietti che pensano solo a portarle a letto), pagando il prezzo di una celebrità (forse) post mortem, nella via crucis di quando muore una stella mai nata.
Da stanting ovation tutto il cast (in primis Fabrizi, Salerno, Turi Ferro come severo ispettore di polizia
In questo momento vorrei essere suo padre, Manfredi e naturalmente Tognazzi)
Cultissima la scena di Manfredi che si abbuffa come un morto di fame e della ragazza di colore alla festa in casa di Fabrizi,
Ma sei razzista?Cinema intenso e vibrante quello di Pietrangeli, che non fa sconti e non ha nulla da invidiare a certo cinema americano. Triste, malinconico e pervaso da un'amarezza e da un cinismo di fondo che lascia il segno.
Piccola postilla, nella sequenza in casa di Fabrizi, quando all'attore di Salerno le viene presentata una modella che sembra straniera, ma in realtà è di Udine, Salerno se ne esce con un : "
Urco-o orco-dio te piase il vin!". Sono tornato indietro un paio di volte e pare proprio che dica così. Se fosse, sarebbe al limite della bestemmia, forse tra le prime, e rarissime, in un film degli anni 60.
Ps: Il Buono mi conferma che in realtà dice "
Usteria, te piase il vin!". Come non detto...
POI DAVINOTTATO IL GIORNO 21/10/11
Giùan, Lady, Faggi, Reeves
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