Buiomega71 • 15/08/12 10:30
Consigliere - 25998 interventi L'ESTATE FRANCESE IN NERO
Folle, delirante, ai confini del surrealismo, venato da un ghigno macabro stampato sulla faccia.
L'autore de
I santissimi e
Lui portava i tacchi a spillo non si smentisce con la sua vena corrosiva e originale, che stà tra un Ferreri, l'Avati di
Tutti defunti tranne i morti e spezie polanskiane.
Un palazzo cronenberghiano e al centro di un terzetto improbabile, quanto buffo, di una specie di associazione omicida : Depardieu (un disoccupato con la fissa del delitto), Blier (un poliziotto corrotto che confessa bellamente l'omicidio di sua moglie davanti ad un plotone di agenti) e Carmet (triste e malinconico assassino feticista di donne sole).
Queste tre figure, che sembrano uscite da un film di Paul Morrisey, vagano di notte, uccidendo col sorriso sulla faccia, in situazioni assurde, oniriche, feroci ma al contempo grottesche, alimentate dalla paradossale situazione che fa piombare il film in uno stato perenne di incubo/veglia.
Si aggiungono: una dama che tiene nella sua villa dei concertisti e vecchie cariatidi che sembrano uscite dalla
Corta notte delle bambole di vetro, e che per un arcano motivo vuole morto il commissario di Blier (che detesta violoncelli e concerti di ogni risma), ma sul letto di morte, lui, farà una strage! Scena degna del miglior teatro dell'assurdo, da far invidia a Pupi Avati.
Una vedova ninfomane (la milfona Genevieve Page in intimo nero), che in preda a crisi "d'astinenza" sembra Linda Blair posseduta da Pazuzu (di culto assoluto la scena in cui presa dalla febbre ninfomania comincia a stilare una lista di nomi dei suoi amanti che non finisce più), e una volta consumato, diventa una specie di vedova nera (vedere la fine del povero medico di guardia che approffita di lei).
Un sicario panzotto e sfigato, vecchie donne sole da uccidere (che poi, ai nostri "eroi" mal gliene incoglie, non solo propriamente sole) e una bellissima e algida Carole Bouquet, vero e prorpio angelo della morte.
Gran finale tra suggestive location boschive, dove bavianamente tutti scannano tutti con semplicità ludica da far venire i brividi.
Blier intinge nel grottesco un malessere di vivere, realizzando un opera che non assomiglia a nessun altra (esempio dell'andazzo onirico beffardo del film: Michel Serrault con coltello a serramanico in pancia in una squallida stazione della metrò che continua a cianciare e fare filosofia davanti ad un attonito Depardieu, L'assassino della moglie di Depardieu si presenta a casa sua confessando il delitto a Depardieu, lui lo fa entrare, le offre la cena, le fa annusare i vestiti della moglie e poi ne diventa amico).
L'assurdità di un'alleanza improbabile quanto folle, di un tris di assassini che uccidono per diletto, per gioco, con assoluta normalità.
Un pò come succedeva nel primo Altman, tra giochi e ammiccamenti con lo spettatore.
Nero, nerissimo, zeppo di girotondi mortiferi e macabri, imbevuto nel nonsense più allucinato, ma sempre col sorriso sulla faccia.
Non per tutti i gusti (a qualcuno l'esercizio di Blier potrebbe infastidire), ma assolutamente pervaso da colpi di genio assoluti che stemperano l'orrore con una macabra e compiaciuta risata.
Buiomega71, Cotola, Bubobubo
Fauno, Thedude94, Pinhead80, Pigro
Kinodrop, Daniela