Graf • 27/09/15 01:34
Fotocopista - 902 interventiCertamente è così,
Fauno. Peccato che "le risorse pazzesche" Argento le abbia esaurite da
almeno vent'anni. Dicevo in un altro post che, ormai, il nostro Dario è solo
il monumento di se stesso...Ma, quello che egli ha creato nella prima metà della sua carriera, basta e avanza per assegnargli
un posto d'onore nella storia del cinema mondiale.
Sì Fauno, è logico che
non solo i finali sono fondamentali nel cinema di Argento ma un
numero notevolissimo di scene tese ed emozionanti rappresentano
la spina dorsale e le costole del suo cinema...Un cinema
non costruito su una sceneggiatura di ferro ma bensì
sulla continua proliferazione di immagini di intuizioni, paure intime, tensioni latenti, ossessioni, incubi, manie, malattie mentali, segreti inconfessabili. Un cinema
non di dialoghi, di chiacchiere e di vaniloqui ma un cinema
di visualizzazioni, di figure, di rappresentazioni che rinviano quasi sempre ad un “oltre”,
a un “celato” profondo ed inconfessato. Condizione esistenziale
specifica della nostra epoca angosciata, priva di sicurezze esterne e di certezze interne. In questo, il cinema di Argento,
si pone assolutamente dentro la storia sociale di questi decenni creando un’'empatia generale.
Diceva Hitchcock:il cinema non è teatro filmato o
“fotografia di gente che parla” ma un raccontare
per immagini. Tutte le scene memorabili del cinema di Argento
applicano in pieno questo famoso assioma hitchcockiano.
Forse più del cinema di Hitchcock stesso. (Ma viaggiamo
su due rotaie diverse e in epoche differenti …e poi i film di Hitchcock
sono assolutamente basati su un'’inattaccabile sceneggiatura di ferro…).
Ultima considerazione: Quatto mosche di velluto grigio l'’avevo visto al cinema
per la prima volta nel 1975 o ’76 e poi l’'ho rivisto in DVD
la seconda volta ben 39 anni dopo, nel dicembre del 2014.
Un film che avevo praticamente dimenticato; …è come se lo scorso dicembre,
l'’avessi visto per la prima volta. Ebbene, quest'opera mi ha
letteralmente scosso ed impressionato per la sua forza onirica. Un film
del 1971 che non ha sofferto
per nulla il passare del tempo.
Per niente appassita, la potenza del suo impatto è rimasta, nei decenni,
intatta. E questa sorprendente freschezza, questa eterna giovinezza la considero
una grande qualità intrinseca del film.
Ultima modifica: 8/05/19 00:31 da
Graf
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