Dopo tanto fanta-poverismo di serie b/c/d/... finalmente un prodotto a basso budget che riesce a divertire simpaticamente e risultare affascinante sotto l'aspetto estetico del vintage.
Il tutto da un micro-autore come
Ib Melchior che, a differenza di suoi colleghi ultra-prolifici come
Edward Bernds (103 produzioni accreditate!) ed
Edward L. Cahn (128 produzioni accreditate!!), ha regalato al genere e al cinema in generale solo una doppietta di lungometraggi (questo e il meno riuscito e più noioso
Marte distruggerà la Terra!, del 1959).
Mi son permesso di ribattezzare neologisticamente la time-machine malfunzionante col termine
"calendoscopio" perchè la sua esatta particolarità è proprio quella di rendere visibili su un apposito maxischermo le diverse vedute esterne del laboratorio per ogni singola data selezionata (ecco il perché del riferimento alle
calende e quindi al
calendario).
Diversamente da quanto accadrà poi nel successivo
"reboot"
Viaggio al centro del tempo (1967), dato macchinario funge fisicamente anche da
portale di passaggio vero e proprio verso le epoche visualizzate, consentendo un transito pressoché immediato al di là della
quarta parete ideale tra presente e passato/futuro (e aprendo così anche una facile finestra analogica di tipo metacinematografico).