Maldestro tentativo di mescolare due dei filoni auriferi della barzelletta di casa nostra - Pierino da una parte e i matti dal'altra - immaginando che la classe scolastica del fiero ripetente Pierino Carletti se ne vada in vacanza alle Isole Eolie nella tenuta del Barone Egidio Capece Santovenere (Rutigliano), un ricco ex pilota di Formula 1 che in un incidente a Monza uccise centinaia di spettatori (lo soprannominarono “Eccidio”) perdendo le gambe, un braccio, dodici vertebre, quindici metri d'intestino e un occhio. L'obiettivo di questi, d'accordo col direttore della clinica privata “La casa dell'agitato”, tale Agesilao Federe, è trapiantare il proprio...Leggi tutto cervello sano nel corpo dello sciamannato Pierino in una sorta di operazione alla Frankenstein. La classe in vacanza e il manicomio di Federe restano tuttavia due entità separate almeno fino all'ultima parte, entrambe fonte di barzellette alternate con la prima che prova se non altro a imbastire una storia e la seconda che la interrompe per piazzare qualche sciocchezza a ruota libera. La teatralità di qualche interprete permette di salvare parzialmente almeno le apparenze, ma le gag che l'intero cast è costretto a recitare non può che affossare la qualità dell'insieme. Al di là del riciclaggio bieco di barzellette antidiluviane (si recupera spudoratamente persino l'equivoco sul Moët & Chandon che il Principe rese immortale in TOTO', PEPPINO E LA DOLCE VITA), inevitabile accompagnamento del genere e da sempre in gran parte imbarazzanti, quello che proprio non funziona sono i raccordi tra le stesse, con personaggi terribili (la rotonda prostituta compagna di Pierino che se ne andrà a letto col Barone, la coppia giovane in costante intimità composta dal preside e dalla bella professoressa, il telefonista del manicomio che passa il tempo a spernacchiare chi chiama) e sviluppi del tutto pretestuosi. La visita della classe al manicomio, dove Pierino dovrà essere segretamente sequestrato e operato per ospitare il cervello del Barone, ricongiunge i due mondi in un delirio collettivo nel quale la totale follia dei matti diventa predominante imponendo la variante più comica su quella più vagamente tendente alla commedia (si fa per dire) di Pierino e soci. Non che le cose migliorino granché, in ogni modo, visto che il livello resta costantemente bassissimo (con gag a oggi impensabili come quelle al ristorante “Ai due froci”, comprese di nudo integrale del marito sotto la doccia) e la confezione davvero poverissima non aiuta di certo.
Pessimo e volgarissimo film di Grassia con battute vecchissime e con alcune scene e personaggi prese da altri film sempre di Grassia. Il protagonista si chiama "Pierino Carletti" e, tra l'altro, in una scena viene citato anche il personaggio di Giggi il Bullo.
MEMORABILE: "Papà, ndo stanno li Carpazi?". "E che ne so! E' tua madre che mette sempre a posto, domanda a lei!".
Già la barzelletta, pur avendo una nobile tradizione storica, non si adatta particolarmente a una sua iterazione fino a occupare la durata di un lungometraggio, ma quando tutto ciò viene perpetuato selezionando le peggiori freddure e battute sporche (non mancano pesanti ironie sugli omosessuali e sulle persone in carne) il risultato è tristissimo, soprattutto quando i caratteristi sono lasciati a briglia sciolta. Spesso le gag sono talmente accavallate tra loro che si fatica a seguirne il filo e si dimentica, tra l’altro, l'importanza delle pause nei tempi comici.
MEMORABILE: "Qual è l'uccello che vola più in alto?" "Quello dell'astronauta"; "Qual è il tempo del verbo sono incinta" "Profilattico imperfetto".
Sceneggiatura inesistente e attori che latitano per più di sessanta minuti in un film di pessimo gusto; a dire il vero qualche battuta va a bersaglio ma è veramente poco per una commedia (se cosi possiamo definirla) che purtroppo dura più del dovuto. Solo il "grossolano" personaggio del Barone Rosso (Rutigliano), riesce a far sorridere in qualche sequenza, ma nulla più.
Micidiale barzelletta-movie d'impianto partenopeo al cui confronto cose come La sai l'ultima su... I matti? sembrano un capolavoro, oltretutto girato fuori da ogni tollerabile tempo massimo. Tra facce note del cinema di Grassia e compagnie di comici teatrali campani, si riempie il minutaggio con gag d'impianto manicomiale tremende, volgarità assortite, revival della commedia scorreggiona, un clone di Pierino e altre amenità, raggiungendo a tratti vette sublimi di trash difficilmente eguagliabili; nonostante questo riesce comunque ad annoiare.
Tardo barzelletta-movie di bassissima lega. Il prolifico Ninì Grassia, agli albori degli Anni '90, concepisce una sorta di non storia fatta di battute da caserma, irriverenze oggi imperdonabili (il ristorante "Ai due froci") e situazioni a dir poco imbarazzanti. Se la storia fa acqua da tutte le parti e di tanto in tanto strappa un becero ghigno, la componente attoriale - ai limiti dell'amatoriale - di certo non aiuta. Uno dei punti più bassi del regista partenopeo, che a dire il vero non vanta un gran carnet di film riusciti. Micidiale.
Tanto per non farsi mancare nulla Ninì Grassia pensa bene di aggiungere alla sua vasta filmografia questo barzelletta-movie in stile Pierino con risultati agghiaccianti. Qualcosina qua e là funziona anche, ma si tratta di poche battute in mezzo ad un mare di mediocrità e di noia. Si comincia con un'interminabile scena di scambi di berretti per passare poi ad altrettante interminabili scene di pernacchie. Spesso e volentieri non è nemmeno comprensibile quanto viene detto dai personaggi. Si salvano solo i Fatebenefratelli.
Data la firma di Grassia, che oltre a dirigere, scrive e si occupa anche della ost, non ci si poteva certo aspettare Quarto potere, ma questo film piuttosto sciagurato riesce ad essere anche peggiore degli altri (non certo eccelsi) barzelletta-movie di qualche anno prima, dai quali peraltro attinge a piene mani. L'apporto del cast è piuttosto modesto ma anche li, viste le forze in campo, non è che si potesse pretendere molto di più. Non si ride praticamente mai, anzi, a tratti si fa angosciante, ma è difficile credere fosse questo l'intento di chi ha realizzato la pellicola...
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DiscussioneGeppo • 19/08/08 22:42 Call center Davinotti - 4356 interventi
Un film di una bruttura disarmante, senza ne capo ne coda, davvero orribile. piuttosto fiacco e fuori tempo massimo.
DiscussioneZender • 30/08/08 10:48 Capo scrivano - 48886 interventi
Direi che il tuo commento è in linea con quello scritto da Trindidad, caro Geppo :) Una palla secca non ammette repliche, direi...