“Un film verità. La storia di Alex, un ragazzo comune, di un quartiere comune, di una qualsiasi città... Forse la vostra”. Così recita la didascalia iniziale; sapremo presto che la città qualsiasi è nientemeno che Roma, ma non importa. Il ragazzo comune è invece Alex (Del Falco, in copertina arditamente definito “il Van Damme italiano”), precipitato nel vortice della droga, quella pesante. Vive lavorando nel mondo del porno, si lascia andare, passa da una donna a una siringa dopo che il fratello è morto in un incidente stradale. Non riesce a riprendersi e presto finisce licenziato dal produttore per cui lavora, reagendo e provocando...Leggi tutto una rissa in cui (e dubitiamo che Van Damme avrebbe fatto lo stesso) si avventa pervicacemente sui testicoli delle povere vittime prendendoli a calci e pugni. E' insomma sull'orlo dell'abisso, si dà allo scippo e ai furti negli appartamenti finché Walter (Poggiali), un suo caro amico dei bei tempi andati, decide di dargli una mano offrendogli nientemeno che un posto da manager nella sua azienda (con tanto di Maserati biturbo in regalo!). La vita torna a sorridere ad Alex, che nel frattempo ha trovato la ragazza giusta, Giusy (Rod), bella e innamoratissima di lui. Tutto sembra insomma andare per il verso giusto e Alex riprende anche a frequentare la vecchia palestra dove tutti lo ammiravano e in cui il regista Pasqualino Fanetti ne approfitta per riempire un po' di pellicola con scene di allenamenti e combattimenti. Naturalmente il destino beffardo è in agguato e il buon Alex dovrà lottare per rimanere a galla, spalleggiato dalla devota Giusy e con il fido Walter che pare davvero fin troppo magnanimo... A metà tra il neorealismo alla buona, l'erotismo accennato e perfino il giallo (nell'ultima parte), TRADITO A MORTE è chiaramente un film assai povero, paratelevisivo, elementare nel copione e utile forse solo a promuovere in qualche modo il suo protagonista (non a caso anche soggettista e sceneggiatore, assieme ad altri). Il fatto è che i “corpo a corpo” sono girati davvero male ed era meglio restare sull'idea dello sfogo di Del Falco contro i testicoli dei malcapitati, se non altro bizzarro. Quando si menan le mani sul serio è meglio non guardare, ma fortunatamente capita di rado. La regia preferisce indugiare sugli incontri in spiaggia tra Alex e Giusy girati con stile e idee molto vicini alle pubblicità dei preservativi (cene mano nella mano, baci con il mare sullo sfondo, campi lunghi, sguardi languidi), sui faccia faccia tra Walter e Alex (col primo che incontra l'amico tre/quattro volte solo per dirgli “devi farcela, devi tirarti su, ora però devo andare che ho un impegno”). Sa proprio di straight to video per riempire gli scaffali delle vecchie videoteche, girato come capita e interpretato come si può immaginare lo sia un film di questa portata. Il colpo di scena nell'ultima parte arriva effettivamente inaspettato ma apre a un finale “aperto” clamorosamente tirato via e ridicolo, chiuso in bellezza con l'apparizione del titolo inglese ed errore ortografico annesso: “Letal impact”!
Tradito a morte è lo spettatore, che dopo i titoli di testa si aspetta un film sportivo e invece si deve sorbire la solita storia di redenzione in cui lo sport viene infilato solo nell'ultima parte e non è argomento centrale. Il protagonista fa qualche scazzottata ogni tanto, ma i momenti d'azione sono girati in maniera sbagliata e montati peggio. La trama si sofferma infatti sugli aspetti sentimentali in maniera banale e poco avvincente, con un finale imprevedibile. Il doppiaggio molte volte non torna con il labiale. Insignificante.
MEMORABILE: La didascalia iniziale; Le inquadrature con le coscia della donna del protagonista in primo piano.
Girato nel '93, il film sembra addirittura più vecchio di quel che è; ma a lasciare basiti è più che altro la pubblicità ingannevole che lo voleva come un film "alla Van Damme" quando in realtà è un droga-movie, con solo qualche vago accenno sportivo di contorno nei titoli di testa e nell'ultima mezz'ora. Anche accettando di buon grado l'inganno, l'esito è disastroso (guardaroba trash sempre uguale, fotografia da porno, recitazione e dialoghi aberranti), ma così involontariamente comico da risultare quasi godibile, se visto tra alcol e amici...
Agghiacciante sottoprodotto con protagonista Claudio Del Falco (detto il "Van Damme italiano") che, attraverso il solito campionario di banalità e scenette accozzate l'una all'altra, sottopone il povero spettatore a un obbrobrio imbarazzante che trova la sola valvola di sfogo in una fragorosa risata che solo il trash puro sa generare. Inutile dire che la povertà di mezzi e la messinscena rasentano il ridicolo involontario. C'è di buono che il protagonista avrà altre occasioni nel cinema bis.
Onestamente c'è di peggio. Non un film di lotta nello stile dei film di Van Damme come ci si potrebbe aspettare ma un ridicolo dramma con due, dicasi due scene di "lotta", realizzate perdipiù veramente male. La recitazione è accettabile, la povertà dei mezzi evidente. In conclusione: scene senza senso, personaggi che appaiono e scompaiono a piacimento, armi che vengono fuori dal nulla. Un mezzo disastro, insomma, ma negli anni 90 in Italia è stato fatto di peggio.
MEMORABILE: Il revolver.
Pasquale Fanetti HA DIRETTO ANCHE...
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DiscussionePanza • 24/04/16 13:10 Contratto a progetto - 5249 interventi
Buiomega71 ebbe a dire: Bel colpo Panza. Sembra un trashone da domenica all'oratorio (Pasqualino Fanetti, sic!), ma adoro quando nei film mettono manifesti di pellicole stracult (quello della Notte dei Demoni tenneyano è da antologia!)
E nell'ultima foto c'è pure quello, tra gli altri che non riesco a distinguere, di Thor il conquistatore di Ricci (ma pensa te!)
Il vero trash di Fanetti è negli erotici in realtà in cui in molti casi c'è da sbellicarsi dalle risate! Questo è semplicemente noioso e banale...
Il film è del 1993 (scritto nei titoli di coda) non 1997.
DiscussioneZender • 4/07/16 09:42 Capo scrivano - 48963 interventi
OK, bisogna capire quando è uscito in pubblico o - se inedito - in vhs. In effetti sia il sito del protagonista che cinematografo.it lo datano 1997. Panza, tu da dove avevi preso l'info della data? Intanto scrivo nelle note che è stato girato nel 93.
Sono riuscito a trovare in rete una fascetta della vhs dove c’è scritto anno 1996. Escludendo francamente l’uscita al cinema, direi che se conta l’anno d’uscita ufficiale e di reperibilità da parte del pubblico c’è da mettere il 1996. Ovviamente sappiamo che l’anno effettivo del girato è il 1993, in quanto c’è scritto nei titoli di coda (questa sera inserisco il fotogramma). Casi di questo genere ce ne sono a bizzeffe.
Il 1997, quindi, non c’entra nulla (è stato forse scritto in rete anni fa e poi è scattato il meccanismo del copia-incolla).
Riguardo al titolo TRADITO A MORTE (in sovrimpressione in realtà c’è scritto - errori compresi - "Letal impact - The last flight", non altro) suppongo che sia stato nuovamente denominato dalla New Pentax quando, nel ’96, uscì la cassetta.
DiscussioneZender • 4/07/16 14:52 Capo scrivano - 48963 interventi
Ah ottimo, bravo Markus. Conta la prima volta che è stato possibile vederlo in pubblico, come sempre. Quindi diciamo che minimo è 1996, anno della vhs, e cambio. Poi chissà, magari sull'archivio stampa o altrove si trova che è uscito al cinema e toccherà ri-retrodatarlo. per ora lasciamo 1996.
DiscussionePanza • 4/07/16 15:08 Contratto a progetto - 5249 interventi
Boh. L'anno l'ho preso dal sito di Del Falco. Vedo un attimo se riesco a saperne di più...