Rassegna estiva:
Melò d'agosto-Un'estate melodrammaticamente melodrammatica
Bizzarro film questo del sottostimato Harvey Hart, che inizia come un giallo italiano (il corpo della Bisset gettato fuori da un auto imbacuccato in una coperta), plana nella commedia (le pagliacciate di Franciosa che fa il simpaticone sciupafemmine e sportivone-asso del tennis e del basket- più un vicino fascistone e rincoglionito sempre con il fucile spianato, il musicista di Bob Denver e le gag della visita militare con il cagnolino-che coniugato al surf sembra timidamente anticipare
Un mercoledì da leoni-o con la sua fidanzata svampita che fa l'attricetta in filmini sexy, vivendo tutti insieme appassionatamente in una casetta in riva al mare in quel di Malibù, nello stile comunitario hippy), poi ci mette di mezzo i biker e la controcultura sessantottina di discoteche psicotroniche, canne e libertà individuale.
Innesti da thriller (chi ha pestato la Bisset?), dove i sapori melò vengono fuori nel tormentato rapporto amoroso tra la misteriosa attricetta della Bisset e l'ingenuo Sarrazin, fino ad un cambio di rotta che sfocia nel nero eastwoodiano (la spiaggia bivaccata dai biker, la Bisset che indotta da un uomo "misterioso" che spia, nascosto, dalla finestra, si spoglia sotto gli occhi dei biker e scende le scale della casa in riva al mare, i fari delle moto dei biker che illuminano la spiaggia di notte, la proiezione della fiction con la Bisset nel salotto del produttore durante la zuffa, il pestaggio del biker "Mastro Lindo"-si chiama proprio così, un ceffo che sembra Charles Manson con la testa rasata-il confronto finale tra la Bisset con il volto tumefatto e Sarrazin) dove dimostra che regista di razza era Hart.
Invero c'è troppa carne al fuoco, e il regista (su sceneggiatura del figlio di Joseph L. Mankiewicz) non sa bene che strada prendere, se fare un giallo, un dramma, un biker movie, una commedia o un melò.
L'inizio è tremendo, poi l'interesse aumenta, soprattutto nel rapporto tra la Bisset al massimo del suo splendore (che regala un topless di sfuggita tra le onde del mare e la scarpetta verde che le casca dal piedino vicino al telefono) e Michael Sarrazin, in un angosciato rapporto amoroso, con lei che , sfuggente, racconta bugie su bugie e ha più di un segreto da nascondere e lui che la ama febbrilmente ma non ci vede chiaro (notevole il confronto durissimo tra i due nella stanza d'albergo a Las Vegas).
Franciosa (che si risveglia gettandosi in faccia della birra) è subdolamente viscido (ci prova con la Bisset, pur sapendo che è la donna del suo migliore amico) in un ruolo che non si discosta poi molto da quello televisivo di Matt Helm (atletico, sempre con la battuta pronta, menefreghista, donnaiolo) ma dimostrandosi, alla fine, un bambinone immaturo e fallito.
Tipicamente figlio del suo tempo (verrebbe da dire "film giovane per i giovani", come si usava allora nelle frasi di lancio), ma con una dirittura d'arrivo che si fa stimolante (i biker, il racconto della notte sulla spiaggia, nella villa del produttore/padrone, il faccia a faccia chiarificatore tra la Bisset e Sarrazin) e un finale amarognolo
Tra i biker c'è pure un giovane e allora sconosciuto John Holmes, prima di intraprendere strade alternative.
Pessima la colonna sonora, con sonorità stile Nora Orlandi e "patucià" tipici di quel periodo.
Di grande suggestione la gigantografia della Bisset che troneggia sulla parete dell'ufficio del meschino produttore/amante.
La scheda del
Farinotti non imbrocca la trama nemmeno per sbaglio (ma il film lo ha visto?) e l'
Ovomaltin precede la minirecensione con "
Uno sproloquio", riferito al film.
Inspiegabilmente, all'epoca, vietato ai minori di 18 anni.