The red man's view - Corto (1909)

Quando la sua tribù viene “sfrattata” dai coloni, giovane indiano è chiamato a scegliere tra il dovere verso il padre malato e l’amore verso la sua donna, catturata dai bianchi. Non pago di aver “creato” la grammatica e i generi cinematografici, Griffith prova pure a inventarsi regista pellerossa e ad ammannircene il selvaggio punto di vista. Necessaria ironia a parte, il film ammanta un rispettoso sguardo verso i nativi dietro una visione etnocentrica che li dipinge idillicamente miti e comunque dipendenti dai bianchi buoni. Astuto e ben girato.

Si perdona volentieri il paternalismo strisciante in questo corto dalla parte degli indiani (l’ottica del pellerossa, come dice il titolo), che tenta un approccio di denuncia (ma forse è una parola troppo forte) nel raccontare l’esproprio della terra a una tribù costretta a un lungo e travagliato esodo. Da notare anche l’accenno antropologico, con la rievocazione delle danze funebri (in verità un po’ rabberciate: gli attori sono tutti bianchi) per la morte del capo. Narrazione tutto sommato sufficiente, ma senza vero pathos.