Scritto, diretto e prodotto da John Boorman, l'ambizioso ritratto di un ladro irlandese sui generis (Brendan Gleeson), leale e vicino al suo folle "gruppo di lavoro" che dirige con mano sicura e consumata esperienza. Lo chiamano per l'appunto "The General" e la polizia (il cui volto principale è a affidato alla maschera di pietra di Jon Voight) da anni cerca d'incastrarlo in ogni modo. Insolito è il suo approccio con tutti, controllato, misurato e quasi bonario, perfino quando è costretto a infliggere punizioni severissime ai suoi ragazzi. Non vuol essere il più astuto, quello con l'aria più intelligente, il leader subito riconoscibile....Leggi tutto A vederlo, anzi, The General appare come un uomo qualunque, con un ampio riporto a coprire un viso tondo e l'espressione a volte degna d'un operaio che magari ha pure alzato un po' il gomito. Eppure ha principi nei quali crede profondamente, una famiglia con cui convive nel migliore dei modi. Poi ci sono i colpi, i furti eccellenti e non, i rapporti fraterni con i componenti storici della banda. Boorman però, che con la scelta di un elegante bianco e nero cerca subito l'effetto patinato pronto a mandare in sollucchero la critica, dimentica di andare oltre la maniera e dirige un film terribilmente freddo e distaccato, che anche a causa dell'eccessiva durata (un paio d'ore) non decolla proprio mai. Non si riesce a "partecipare” alla vicenda, i dialoghi sono spesso interrotti da tediose divagazioni e, nonostante sia un film molto ben recitato, la struttura impalpabile lo rende decisamente noioso. Un esercizio di stile stucchevole e di scarso interesse.
Storia di Martin Cahill, uno dei più famosi fuorilegge della storia irlandesi, assassinato agli inizi degli anni '90 da un sicario dell'IRA. La storia viene raccontata dal bravo regista Boorman attraverso dei flashbacks in un crescendo di tensione tra il gangester e il noir. Sceneggiatra efficace con riprese coinvolgenti e ottima interpretazione di Brendan Gleeson e Jon Voight.
Mi è piaciuto moltissimo, ritengo che sia girato bene e recitato meglio da quel sornione di Brendan Gleeson che convince tantissimo e trasmette una carica emotiva al suo personaggio che me lo fa amare senza condizioni. Diciamo la verità: ma se "la polizia ringrazia" perché il crimine non prolifera? Perché la coscenza umana non ci permette di tollerare certi comportamenti. Piacevole, nonostante un bianco e nero forse "impegnativo" ma gradevolissimo.
Martin Cahill ruba per soldi, per noia e anche un po' per il gusto di beffare la Polizia e il mondo intero. Questo non gli impedisce di essere un padre e un marito singolarmente affettuoso, un capobanda spietato, un selvaggio sapiente che spiega la legge ai suoi avvocati. Ma la storia (vera ma romanzata) messa in scena da Boorman con un gusto visivo straordinario è moralmente ambigua e la grande prova di Gleeson rende ancor più sinistramente simpatico il suo discutibile personaggio. Comunque, cinema di classe superiore.
Si crede un Robin Hood, ma ruba, oltre per soldi, per il gusto di sbeffeggiare la polizia, non certo per nobili scopi. Dopo aver messo a segno alcuni colpi brillanti, si attira l'ira dell'IRA e ciò gli sarà fatale. Raccontata a ritroso, a partire dall'assassinio, la vita di questo malavitoso irlandese, ribelle e all'occasione anche violento ma pure brav'uomo in famiglia, può interessare grazie alla raffinatezza della messa in scena e alla bella prova di Gleeson, anche se non riesce a convincere, per eccesso di metraggio e di ambiguità. 2+
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Una sceneggiatura magica che trasforma la tragedia in commedia e la commedia in vita e che travalica il personaggio per l'eroe. Ed eroica è l'interpretazione di Brendan Gleeson (semplice e perfetta), di tutti i suoi "discepoli" e di Jon Voight. La scena iniziale o finale è un duello meraviglioso tra due attori.
John Boorman scrive (da un libro di Paul Williams), produce e dirige questo film dedicato alla figura di uno dei più famosi fuorilegge irlandesi: Martin Cahill. Bella la fotografia in bianco e nero (che Branagh abbia preso ispirazione da qui?), la quale dona alla pellicola un tono da documentario. Ottima la prova di tutti gli interpreti, con un bravissimo Brendan Gleeson nella parte principale (davvero impressionante la sua rassomiglianza col vero personaggio). Un film sicuramente non perfetto, ma ben realizzato e ben diretto.
Boorman e Gleeson fanno volare alto un film semi-impegnato, costruito bene nelle intenzioni ma che può anche non convincere nella sua interezza. Ottima la scelta di Gleeson (tra l'altro molto somigliante a Cahill, bandito irlandese), qui al primo film come protagonista in solitaria. Eccellente prova che ripaga la fiducia. Poco utilizzato invece Voight, la cui bravura avrebbe potuto essere sfruttata in maniera decisamente migliore. Opinabile l'uso del bianco e nero, forse non del tutto funzionale al progetto.
Girato in un ambizioso bianco e nero, racconta la parabola di uno dei più celebri fuorilegge irlandesi, che Boorman (anche sceneggiatore e produttore) tratteggia con eccessiva simpatia dipingendolo come un novello Robin Hood ma suscitando nello spettatore proprio l'effetto opposto. Le quasi due ore scorrono veloci, ma nonostante l'annunciata tragicità dell'epilogo mancano l'amarezza e il pessimismo di fondo tipici del miglior cinema noir. Ottima comunque la prova di Gleeson (che al vero Martin Cahill somigliava davvero), e bravo anche Voight ispettore di polizia che lo bracca.
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L'episodio rappresentato nel film, nel quale Martin Cahill ruba un disco d'oro in un'appartamento è ispirato a quanto successe allo stesso John Boorman, al quale il famoso malvivente rubò il disco d'oro che il regista aveva vinto per la colonna sonora di "Un tranquillo weekend di paura". (fonte: Wikipedia in lingua inglese)