Vinto da curiosità anagrafica, dopo il 1992 vedo anche il 1993. Solo un po' meglio, perché ha più fatti da raccontare (raccontare fatti noti è più facile che scrivere una storia da zero). La sceneggiatura "vera" che muove la finzione è sempre modesta. Il tono del racconto è ondivago, troppi colpi di teatro da soap. Gli snodi narrativi sono tirati via, abbondano gli dei ex machina. I raccordi tra Storia e storie sono forzati, alcuni passaggi rasentano il ridicolo. Confezione importante, risultato non molto sopra quello della deludente annata '92.
Prosegue il racconto della Prima Repubblica o presunta tale su cui incombe l'ingresso di Berlusconi in politica: finalmente "esplode" il personaggio di Di Pietro (Gerardi sempre bravissimo), gli altri sembrano bloccati e le vicende personali non sempre si amalgamano bene agli eventi reali; Miriam Leone a dir poco bellissima, la Falco si vede poco (potere delle critiche alla serie precedente?) Menzione speciale per il politico DC di Gianfelice Imparato di chiara ispirazione luciferina (vedasi la pettinatura).
MEMORABILE: Gli incontri tra Notte e Berlusconi; Veronica bella, disperata e spietata; Le musiche di Boosta e le hits di quegli anni.
La nuova serie targata Sky non delude ma al tempo stesso non entusiasma più di tanto. Le vicende sono interessanti e lo sviluppo narrativo vede il doppiogiochismo come situazione principale; tuttavia alcune situazioni sembrano tirate per i capelli (vedi il rapporto tra Accorsi, sempre valido e la Chiatti, quasi inutile). Bravi la Leone, Marchioni e Dionisi, sempre inopportuno Diele. Finale che presumibilmente lascia aperta la porta al sequel.
Riprendiamo in mano le vicende dell'Italia a cavallo delle due repubbliche e continuiamo a spiare le vicende dei suoi protagonisti, tra vera cronaca e personaggi immaginari, creati per questioni d'intreccio narrativo. I pregi e i difetti della prima serie si ripetono anche se in questa stagione la deriva tragica e i risvolti thriller dei personaggi fittizi appaiono a tratti eccessivamente forzati. Solite prove alterne nel cast con attori che ne escono alla grande e altri in evidente difficoltà.
Stranamente ho trovato 1993 un passo avanti a 1992 e anche decisamente migliore dal punto di vista della narrazione. Anche la regia fa passi da gigante e la Falco e la Leone, inguardabili nella prima serie, iniziano a dimostrare discrete doti. Magnifica la parte di Accorsi e i suoi dialoghi sia con Berlusconi che con il giornalista "integerrimo" e rappresentazione dei retroscena molto più credibili. Poco credibile invece, come sempre, il personaggio di Diele. Nel complesso più aderenza storica alla realtà e personaggi più realistici.
Si toccano gli episodi più salienti di Tangentopoli senza approfondirne nessuno. Tra suicidi eccellenti e omicidi impellenti, si fanno strada le vicende personali (altamente romanzate) dei protagonisti, più impegnati in amplessi che altro. Troppa finzione in questo 1993, che va ad aggiungersi alla serie di fiction banalotte che nulla tolgono e nulla aggiungono. Le figure femminili, poi, sono di una prevedibilità disarmante. Meglio Accorsi e Dionisi.
Prosecuzione naturale di 1992: i personaggi reali prendono più spazio e danno luogo a caratterizzazioni spesso gustose (il Berlusconi di Pierobon appare spesso serio e preoccupato nel privato, pur non rinunciando al suo proverbiale umorismo; il D'Alema di Marchioni vale da solo la visione), mentre quelli immaginari si riconfermano districandosi tra doppigiochi e voltafaccia. L'ambientazione è tuttavia mediocre (il reparto scenografia sembra ispirasi agli anni '70 più che '90) e gli snodi narrativi diseguali prima di chiudersi repentinamente.
MEMORABILE: La deposizione di Craxi (quello vero) al processo Cusani, in montaggio alternato con l'interrogatorio di Di Pietro (quello falso): trash che strega.
Ritorna la storia politico-sociale d'Italia quasi a fumetti, con personaggi qua e là a dir poco macchiettistici, situazioni di una banalità spesso sconvolgente e pochi momenti in cui si può almeno assaporare la genuinità del periodo in qurstione, senza anabolizzazioni recitative e vicende parallele (amori, amorucci, relazioni per mero interesse e vigliaccate) incluse. Deludente come il suo predecessore, anche se comunque vedibile, limitando ovviamente le pretese.
MEMORABILE: Il teatrino con l'aziano colto e pensante della lega, che viene relegato in un angolo appena arriva Bossi.
Serie più che discreta, che rievoca un periodo cruciale nella storia del nostro paese in cui sembrava che nella politica dovesse cambiare tutto. Attori interessanti, in primis il poliziotto Domenico Diele alias Pastore ma anche il leghista Caprino. Fatti reali si intrecciano con storie immaginate ma assolutamente credibili. Non male anche la Leone e la Falchi, perfette nel ruolo; terribile la Chiatti nei suoi cinque minuti di presenza. Ci sarà un seguito?
MEMORABILE: Il padre alla figlia che va a trovarlo in prigione e gli dice che ha lasciato lo show di Non è la Rai: "Peccato, almeno potevo vederti in tv".
Senz’altro il capitolo più deludente della trilogia. Troppe interpretazioni piatte, pochi veri colpi di scena; emerge solo in parte Accorsi, di sicuro non per le scene con la Chiatti. In questa pochezza è altresì abbastanza appassionante la love story di Diele e gli sviluppi della stessa. Ricattini ripetuti e grotteschi contribuiscono alla logica della trama ma indispettiscono lo spettatore.
Giuseppe Gagliardi HA DIRETTO ANCHE...
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Appena finita la visione, un po' faticosa e non acchiappante come la prima; forse l'effetto novità e aspettative alte hanno finito per penalizzare una sceneggiatura a tratti faticosa le cui storie non hanno coinvolto più di tanto, troppa carne al fuoco (Notte e Bosco entrambi doppiogiochisti, uno tra sinitra e Berlusconi, l'altro tra Bossi e Miglio ma i motivi di questo giocare tra due fronti non si comprendono sino in fondo).
Ovviamente il colpo di scena finale prelude all'anno successivo...
Alla fine mi sono fatto influenzare dalla curiosità.
Complessivamente, un po' meglio della prima stagione, perlomeno ci sono più fatti da raccontare (e raccontare fatti noti è più facile che scrivere una storia da zero, la trama è già pronta).
[MEZZI SPOILER SPARSI]
La sceneggiatura vera, quella che riguarda i personaggi di finzione, è sempre modesta, il tono del racconto sale e scende senza molto controllo da parte del regista, i colpi di teatro in stile soap sono il segnale che non si sapeva bene dove andare a parare.
Gli snodi narrativi sono tirati via, i raccordi tra Storia e storie sono forzati, ci sono dei passaggi che rasentano il ridicolo (sparatorie, ammazzamenti in carcere che manco Vincenzo Andraous e Pasquale Barra, dei ex machina saltati fuori dal nulla).
Insomma, per ragioni anagrafiche ero curioso di vedere rappresentata questa vicenda, la confezione è sicuramente importante, il risultato non sale di molto sopra quello della prima, deludentissima stagione.
l'ho trovata molto avvincente, ritmi incalzanti e poi del resto e' la nostra fottuta storia... bello il crescente cinismo di Accorsi,
mi viene da dire ora che Diele sta' al gabbio chi chiamano per girare 1994??