Quando ti prepari a vedere una ciofeca, perchè sospetti che lo sia, con credenziali niente affatto invitanti (uno zombi movie tedesco sparatutto che dal trailer risulta assai indigesto), e invece, pur nei suoi evidenti limiti, riesce a divertire e quasi a sorprendere.
Intendiamoci, è una tamarrata piuttosto cafona, dove la recitazione (cheppoi, vabbè, mica mi aspetto il metodo Strasberg in stè filmetti da bancarella) e il sangue che schizza in CG sono tremendi, così come le truzzate militaresche e le solite, banali, derive degli infetti rabbiosi e degli esperimenti batteriologici che sfuggono di mano, con qualche splatterata annessa di morsi, contagi, carne strappata e qualche testa decollata.
Dopo un incipit in chiesa stile
Resurrection (quello di Mulchay), il filmazzo entra subito nel vivo tra laboratori e provette rotte accidentalmente che danno il via all'ecatombe pandemico/sanguinaria.
Se non si scoppia a ridere vedendo Frank Raffel (che fa quasi tutto da solo come Robert Rodriguez) che piglia a colpi di arti marziali gli zombi quando si ritrova circondato con la pistola scarica, il proseguio risulta anche piuttosto divertente, non ci si annoia, il filmaccio mantiene quello che promette e cioè action e situazioni zombofile/virologiche uguali a mille altre viste nel (de)genere (su tutti la saga di
Resident Evil, sui cui Raffel strizza l'occhio palesemente).
Mercenari bastardi e cattivissimi (non male il karma zombofilo vendicativo sul commilitone razzista), perlustrazioni di laboratori abbandonati, torme di infetti ferocissimi, location boschive che ricordano il
Virus matteiano, le solite reverenze a messer Romero (la sequenza del camion da far partire, con pericolo zombi elevatissimo, e presa di peso da
Zombi, sequenza pressochè identica con David Emge nel capolavoro romeriano), una costante tensione sul destino dello sparuto gruppo dei superstiti, che se la deve vedere non solo con gli infetti che sbucano da ogni dove, ma anche con il drappello di soldati mandati in missione per cancellare ogni prova del misfatto e furenti lotte corpo a corpo alla
Commando, davvero ben coreografate, tra calci volanti e botta e risposta a suon di arti marziali.
Ma quello che più stupisce sono il prefinale (l'elicottero con gli ultimi sopravvissuti) e la chiusa (la figlia ritrovata,la doccia, i segni del contagio sulla schiena, la bastardata del "migliore amico"), davvero pessimistico e nerissimo, che arriva improvviso, quando ormai, avevi messo in conto che sarebbe andata a finire in maniera assai più accomodante, che gli eroi tutti di un pezzo non esistono e che il contagio si espande anche al di fuori della cosidetta "zona rossa".
Preso per quello che è,
Survival è un giocattolino simpatico, che non ha chissà quali mire o pretese, conscio dei suoi limiti da semplice b-movie usa e getta, zombesco da discount che però riesce nell'intento di fare il suo dovere, mettendo in mezzo cafonate action e tutte le regole sacrosante cannibalico/infettivologhe, come se le imprese di Jason Statham (di cui Raffel ne è una brutta copia) si mixassero con le apocalissi zombesche romeriane, dando vita ad un horroraccio videoludico che non avrebbe sfigurato nelle mani di Uwe Boll.
Non si discosta poi molto dalle "zombate" patrocinate dalla
Asylum, ma in giro c'è di molto peggio.
Musica tonitruante di Klaus Pfreundner, e SFX di Philipp Rathgeber così cosi, ma la giapponesina adottata, però, è davvero terribile.