Street trash - Film (2024)

Il regista sudafricano aveva lasciato presagire certe stranezze già con il curioso Fried Barry, quindi non sorprende che si sia infine cimentato con un reboot del classico B-movie di Muro; tolti qualche riferimento e una serie di scene splatter con vernici dai colori variopinti - rigorosamente con SPFX caserecci - non ha però molto da spartire col modello, omaggiato più nello spirito indie e irriverente che nella pratica. Tutta l'ultima parte è più vicina a Romero e Rodriguez, gli inserti demenziali sono spesso stucchevoli; spiace, ma l'originale godeva dell'irripetibile patina 80s.

Viper che squaglia non si cambia, si commuta in nebula governativa per smaltire le scorie prodotte dal capitalismo. Credendosi Carpenter, Kruger sogna la riappropriazione di una New York in stato di polizia classista e aporofobica, manicheisticamente scissa tra casba e potentato, ma ottimizzando (peggiorando) i difetti di quel Muro dalla Fargeat coevamente usato per fucilare un cinquantennio di immaginario horror. L'anatomia si scempia tra capodanneschi botti di Big Babol e Crystal Ball multitempera di ogni cremosità, ma il vero chiasso lo fa l'assenza di uno steadycaming narrativo.

"Succoso" pseudo remake di un piccolo cult anni 80. Qui il viper viene nebulizzato e usato dal sindaco per risolvere il problema dei senza tetto con metodi spicci. Inutile dire che il pezzo forte della pellicola sono gli effetti di liquefazione: se quelli di Jennifer Aspinall avevano un non so che di cartoonesco, questi sono più splatter, con le vittime che vanno incontro a scorticamenti e sbudellamenti. Gettonati poi i rigonfiamenti pronti a lunghe gittate di coloratissimi liquidi con spettro che spazia dal verde al giallo e, ovviamente, viola. Guardabilissimo.