Particolare mistura tra ambientazione e ritmo dell'Iran anni 80 (e conseguente accenno a tematiche ancora irrisolte nel mondo arabo) e i tipici effetti dell'horror occidentale, artigianali ma efficaci. Lo script funziona abbastanza e permette alla brava Rashidi di delineare le aspirazioni e le ansie del personaggio. Una bambina meno "tonta" però potevano trovarla, oltre a impiegare risorse migliori per la fotografia e scenografia.
Horror iraniano, con i ritmi tipici (ma non troppo lenti) di quel cinema lì, che sa
destreggiarsi abbastanza bene tra genere (storia di fantasmi), dramma (della guerra e della condizione femminile) e metafora. Nulla di eccezionale, per carità, ma la sceneggiatura è accettabile ed il film abbastanza fruibile. Così i novanta minuti passano in fretta e magari alla fine della visione qualcosa resta, se non altro per l'ambientazione insolita. Non male, dopotutto.
Casa infestata da strane presenze in Medio Oriente. Già questa premessa varrebbe la visione di quest'insolito horror. Una donna che si ribella alle imposizioni religiose e politiche, gira a piedi nudi e senza velo, ascolta musica occidentale e (addirittura!) segue le lezioni di Jane Fonda in vhs. Ma c'è di più, con quelle entità che appaiono come una longa manu dell'estrazione del potere, che coarta e irretisce. Qualche sussulto, una bimba dal viso inquietante ma soprattutto il contesto di guerra in lande senza pace. Discreto.
MEMORABILE: "Ma dove sta andando in quello stato, crede di essere in Europa?".
La storia in se stessa non presenta elementi di novità: una madre stressata col marito lontano, una bimba lagnosa che vede e parla con una presenza legata ad antiche leggende, rumori sospetti e fuggevoli apparizioni. Quello che la rende particolare è ambientazione e contesto: a Teheran al tempo dei bombardamenti iracheni, per una donna fuggire in strada in preda al panico senza essersi coperta il capo è un reato che può essere punito con le frustate, come ricorda severo un commissario di polizia alla protagonista. Orrore reale, più spaventoso di qualsiasi creatura partorita dall'immaginazione.
Teheran: agli orrori effettivi della guerra e a quelli di una situazione restrittiva e crudele specie contro le donne, si aggiunge una discutibile interpolazione legata alla presenza dei jinn o spiriti inquietanti che si insinuano tra gli uomini condizionandone il destino. Il dislivello tra la reale condizione iraniana di quegli anni e le fantasticherie più o meno condivise dalle protagoniste madre e figlioletta è fuorviante e distoglie dalla partecipazione al "dramma". Del genere horror c'è ben poco, si salva la prova della protagonista e poco più.
MEMORABILE: La fissazione della noiosa bimba per la bambola perduta.
Un horror dall'aspetto semplice, che scava nell'irrimediabile solitudine dei personaggi e che riesce a creare uno strato di paura onnipresente. Il film vuole anche mostrare un lato difficile dell'infanzia (quello che lega una bambina a una madre insoddisfatta) senza manifestazioni di infantilismo o eccessi di drammaturgia. L'orrore c'è, fuori e dentro casa; tra fantasmi legati a credenze religiose e quelli creati dalla guerra. Una guerra che, come dice la protagonista, sembra non cessare mai.
Horror iraniano molto interessante e ben girato che, pur partendo da uno spunto ampiamente abusato come la casa infestata, riesce a creare tensione, paura e pure a far riflettere su quella che è la situazione della donna in paesi come l'Iran dopo la rivoluzione islamica. La presenza infestante è un maligno djinn, figura propria della cultura islamica. Un film d'atmosfera capace di inquietare pur senza mostrare praticamente nulla; ovviamente scordatevi scary jump, mostri o sangue. Promosso.
Curioso e riuscito horror iraniano che ovviamente si avvale di un'ambientazione insolita e possiede più di un piano di lettura. Se da un lato infatti si tratta di un horror di "infestazione" abbastanza ordinario e nemmeno troppo approfondito, dall'altro restituisce un quadro indicativo di quanto sia difficile la vita delle donne all'interno di stati a regime islamico, ben più opprimenti e minacciosi delle minacce ultraterrene utilizzate nella storia.
Chi fa più paura, il demoniaco Djinn svolazzante o l'oscurantista Teheran sotto bombardamento? Nel porre l’enigma, Anvari è notevole nel tratteggio dell’epoca (il desiderio nascosto di occidentalizzazione, la religione e il regime che opprimono) ma si smarrisce nella parte prettamente di genere forse proprio per una diversa cultura di base, facendo inoltre un uso di metafore troppo leggibili per intrigare con forza. Bene la protagonista mentre la bambina, poverina, è inadatta. C’è più di una riserva ma se ne può consigliare la visione.
Raro imbattersi in un horror iraniano, soprattutto se tocca argomenti legati a case infestate e oscure presenze. Sullo sfondo troviamo la guerra tra Iraq e Iran e le difficoltà delle donne di inserirsi nella società. Lo scenario parrebbe interessante avendo molteplici situazioni da cui attingere, eppure non riesce a prendere il via e per troppo tempo rimane ancorato in un limbo in cui non c’è niente di veramente rilevante. Nell’ultimo quarto d’ora si ricorda di alzare il livello di adrenalina e dimostra di saperci fare, ma è tardi.
L'aspetto è quello di un classico horror con case infestate, ma il contesto bellico e l'ambientazione inconsueta (Teheran anni '80) lo fanno risaltare. Da alcuni è stato definito il Babadook mediorientale: i punti di contatto fra i due film sono in effetti diversi (rapporto tra madre logorata e pargolo difficile), ma "Under the Shadow" mantiene meglio e sino in fondo il clima di ambiguità e di sottile orrore psicologico (pur non dimenticando qualche jumpscare obiettivamente ben piazzato), senza piegarsi a inutili spettacolarizzazioni. Gradevole.
Non è un film iraniano, ma un horror americano ambientato in Iran. La solita roba d'ordinanza, insomma: mocciosa piangina, protagonista isterica e depressa, tonfi improvvisi a simulare chissà cosa (stavolta, pare, i ginn, spiritelli mediorientali). Non succede nulla. Poi, improvvisamente, non succede nulla di nuovo. Intanto abbiamo buttato un'ora e mezza. La "denuncia" della condizione femminile è, per essere garbati, propaganda. Attori? Lasciamo stare. Viva la Troma.
Ottimo il rendere manifesto un attacco politico all'interno del genere. Anvari racconta l'Iran in guerra negli anni '80: un contesto maschilista-coercitivo e il fondamentalismo religioso, sullo sfondo, decretano la rovina di adulti e bambini con la sola colpa di voler vivere. Questo è l'aspetto migliore di un film che, purtroppo, fatica a raccordare con omogeneità il politico con l'orrore domestico. Tra apparizioni radiocomandate e dinamiche madre-figlia piuttosto stantie, il film si trova a sparare a salve senza incidere (manca anche della vera cattiveria). Discreto il finale.
MEMORABILE: Le macro-fauci umane del djinn; L'estensione del velo.
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HomevideoPumpkh75 • 18/05/17 15:32 Archivista in seconda - 438 interventi
Credo che sia il titolo con cui è circolato su Netflix (o altro canale, non ricordo, perchè il film in Italia non è uscito al cinema, esclusa anteprima al Trieste science+fiction festival) ed è quello assegnato da IMBD assieme a L'ombra della Paura: propenderei per il titolo con cui viene editato per l'home video, perché a quanto pare Midnight Factory ne ha acquisito i diritti, e metterei gli altri come aka, però ovviamente decidi tu il sistema di archiviazione più consono ;)
DiscussioneZender • 27/07/17 15:33 Capo scrivano - 48879 interventi
Beh teoricamente il titolo primigenio è quello di Netflix o chi per esso. In assenza di uscita cinematografica userei come primo quello.