East is east - Film (1999)

Vita problematica a cavallo tra le vecchie tradizioni e la modernità occidentale per una famiglia anglo-pachistana in cui il padre rappresenta l'elemento conservatore, i figli il nuovo che avanza. Divertente commedia sulle diversità e sulle società multi-razziali e multiculturali. Si ride ma si riflette sui conservatori e i progressisti grazie alla brillante sceneggiatura (ricca di ritmo e di colpi di scena) e al divertente cast. Da vedere.

Pakistano immigrato a Londra cerca di sposare i figli secondo la tradizione, ma loro sono ormai integrati e si rifiutano. Commedia intelligente e acuta per raccontare la complessità del multiculturalismo in una metropoli europea: tema difficile, affrontato senza superficialità, ma capace di ispirare un'opera allegra e divertente. La sceneggiatura è perfetta, la regia ottima, i personaggi azzeccati, gli attori espressivi e convincenti. Insomma, da vedere.

Spacciata per una pellicola “impegnata” ed “intelligente” è in realtà una semplice commedia che sfrutta i luoghi comuni “multietnici” e cerca di strappare risate puntando, in maniera poco originale, sulla diversità e sullo scontro tra mondi, culture e tradizioni diverse e fortemente in contrasto tra loro. I risultati non sono catastrofici ma, a mio parere, discontinui e deludenti. In ogni caso a tratti risulta simpatico e gradevole.

Commedia abbastanza divertente (ma ci sono anche momenti molto duri), su di una famiglia di origini pakistane (il padre) trapiantata a Manchester (la madre è inglese). Il doppio contrastro tra le culture viene affrontato considerando le due facce della medaglia. Affronta la scottante questione dell'integrazione e della libertà di scegliere a quale cultura appartenere in maniera intelligente, caratterizzando i personaggi, ma allo stesso tempo mostrando anche la parte meno divertente delle vicende della famiglia. Ben fatto.

Sposato in seconde nozze con una donna inglese, immigrato pakistano vorrebbe trasmettere ai loro 7 figli la fede, i valori e le tradizioni della terra di origine, compresa quella di combinare matrimoni "a sorpresa" ma i ragazzi si sentono inglesi e mal accettano le imposizioni paterne. Commedia sulle difficoltà di integrazione culturale e lo scontro generazionale, non esente da stereotipi, ma riuscita per l'abilità di mescolare i toni drammatici (il padre è uomo violento, che non esita ad usare le mani) con quelli umoristici. Interessa e diverte.

I primi anni 70 in Inghilterra visti con gli occhi di una famiglia anglo-pakistana diretta da un padre dispotico e retrogrado ai massimi livelli. Con leggerezza ma a tratti con serietà si snoda una vicenda reale che mette alla berlina certe consuetudini culturali non sempre conosciute. Buoni il ritmo e il cast.

Commedia sullo scostamento dell’integrazione moderna con le tradizioni, il tutto ambientato nell’Inghilterra suburbana degli anni 70. La sceneggiatura è brillante e scava nelle problematiche al punto di rivelarsi drammatica. Solo la parte finale manca del ritmo che permea il girato, ma sebbene il plot non sia originale si lascia seguire anche per la felice ambientazione e i personaggi di corredo che aiutano a ravvivare la vicenda. Buona prova della Bassett.

Riuscita commedia sulle difficoltà delle "seconde generazioni" di migranti nei paesi occidentali, in particolare di pakistani nell'atmosfera nuvolosa dell'Inghilterra, sospesi tra le due identità. Tolto qualche calo di ritmo, tutto funziona bene con parti comiche alternate a tratti più seri e non banali. Fa riflettere e si salva da probabili scivoloni stucchevoli che il tema avrebbe potuto generare, mostrando le cose come stanno e dando a ciascuno il suo, unico modo per comprendere e accettare sul serio l'immigrazione da paesi così diversi.

Divertente commedia "british" che narra le vicende di un padre ultraconservatore (immigrato pakistano in Inghilterra) e dei suoi figli che poco vogliono "apprendere" dei canoni dettati dalle regole religiose/comportamentali da lui impartite. Moglie britannica che si trova a dover fare i conti con un marito "padre padrone" e i figli che invece guardano all'acid-hippie inglese. Sarcasmo tipicamente britannico e gag esilaranti. Si ride, ma si riflette anche sul concetto di integrazione e "sdoganamento" di nuovi valori e tendenze.

Il film cerca di raccontare in modo ironico temi seri come il conflitto fra culture e il rispetto estremo delle tradizioni. I momenti ilari, infatti, sono davvero pochi, al contrario degli stereotipi che, purtroppo, inevitabilmente arrivano al banale. Il comportamento della moglie (interpretato dalla Bassett) risulta poco convincente e lineare con l'evoluzione della storia.

Pellicola non particolarmente riuscita, che alterna toni da commedia ad altri più cupi rivelandosi, dopo un primo tempo indeciso sulla direzione da prendere, una storia di abusi familiari a tutti gli effetti, con annessi tentativi di emancipazione. Il lato drammatico/culturale, poco chiaro nel messaggio e irrisolto negli esiti, sovrasta quello comico, che risulta molto più efficace in certi dettagli sotto le righe (il barista a cui non riescono i giochi con le bottiglie, la poltrona del barbiere) che in quelli più ad effetto, come la squallida gag nel pre-finale. Buon cast.