Colpisce per la durezza della storia e di certi momenti e per lo sguardo della Meier che segue spietato,impassibile ed impersonale le vicende di due "fratelli" in apparenza ben poco amorevoli tra loro ma in realtà uniti da un rapporto ben più profondo di quel che sembrerebbe in apparenza. All'inizio si fa fatica ad empatizzare col piccolo Simon, ma ben presto si comprende tutto il carico di sofferenza che si porta dentro. Il colpo di scena può essere discutibile ma è ben lungi dall'essere sensazionalista. Puro, dolente e dardenniano.
Due anime sole sopravvivono ai margini di una località sciistica. Se vi piacciono i film dei Dardenne questo film fa per voi, altrimenti evitate perché un pugno nello stomaco così è difficile da digerire. Bravi i due attori protagonisti, soprattutto Kacey Mottet Klein.
MEMORABILE: Gillian "Scully" Anderson mangia la foglia e lo fa capire con uno sguardo raggelante.
Un doppiaggio di media caratura penalizza i già scarni dialoghi e rende più distaccata l’attenzione. Un peccato dove il girato immobile e essenziale rende palpabile l’attesa di improvvidi eventi e l’ambiente invernale dalle fredde atmosfere è cornice di miseria umana e desolazione. Mal sfruttata la rivelazione del segreto e le botte al ragazzino e di riflesso da quei momenti finiscono le idee. La Seydoux interpreta un buon personaggio, ma i Dardenne sono un'altra cosa.
MEMORABILE: La Seydoux ubriaca a terra; Il bambino "mani blu"; L'inquadratura della casa.
Dal "basso" delle desolate case popolari simbolo di povertà e solitudini, verso "l'alto", i raggi di sole, le prospettive di "ricchezza" con il cuore già spezzato e il rischio costante di una vita ancor più ai margini. Tematiche nobili quelle prese in causa dalla Meier, che con buona partecipazione racconta una storia di responsabilità sofferenti e accettazioni forzate. La radiografia di una realtà dolente dove la mano femminile non ci butta in faccia il dramma, ma al contrario lo sa suggerire con sensibilità. Pecca in qualche passaggio ridondante.
Non si riesce mai ad alzare lo sguardo e ad ambire a un momento di speranza: il confine del dramma non lascia scampo, ripercuotendosi su una serie di speranze ben presto deluse. Il finale in funivia appare "banalmente" adeguato; adeguato al corso dei sentimenti che procedono parallelamente alla storia, banale perché in fondo tutta la storia è abbastanza banale per un film, ricchissima per un corto, e spesso la l'astrazione autoriale pesa troppo sul reale necessario.
Film che procede su un doppio binario: da un lato mostra l'altra faccia di amene località turistiche, dall'altro introduce figure e conflittualità familiari tra i due personaggi principali, la cui apparente disunità viene progressivamente contraddetta dalla storia. Tutto tranne che accattivanti ed empatici, i due fratelli ci vengono mostrati totalmente a nudo e per questo estremamente "onesti" e sinceri. Ottima la regia e le interpretazioni dei giovani attori per un film che si ispira alla cinematografia dei Dardenne.
Un giovane ladruncolo di sci (e altro) cerca di sopravvivere allo scorrere della vita assieme a una sua "parente stretta": tutti e due in lotta dentro e fuori di se stessi. Il fine della pellicola è encomiabile e lo stile minimale aiuta, senonché le facce perbene degli interpreti principali stridono fortemente con il contenuto della sceneggiatura, rendendo il tutto al di sotto del livello di credibilità. Comunque un buon prodotto.
Un morboso rapporto tra fratello e sorella tra le montagne elvetiche. Una narrazione piena e priva di compromessi in cui le situazioni vengono analizzate direttamente senza troppi giri inutili. Nella seconda parte la rivelazione che, comunque, mantiene il film su di un'ottima rotta accentuandone la drammaticità. Bravi i due protagonisti.
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