Finita l'era degli Scanners direttamente derivati da Cronenberg (il numero 3 è del 1991) comincia l'era degli Scanner cop, che oltre a questo film (distribuito direttamente in video) produrrà un sequel. Dalla profondità e complessità intellettuale del prototipo siamo sempre più lontani: qui si sfrutta semplicemente la trovata del controllo a distanza della mente per generare effetti speciali un po' baracconeschi con l'immancabile...Leggi tutto testa che scoppia come marchio di fabbrica, anche se qui ce la fanno sudare e tocca aspettare quasi il finale per vederla. Nel prologo il piccolo Samuel e suo padre si disperano per la mancanza di pillole: non hanno i soldi per procurarsele e senza di quelle la loro mente, priva di controllo, va in tilt. Tanto che quando entra la polizia in casa poco ci manca che l'uomo, imbestialito, faccia scoppiare la testa all'agente Harrigan (Grove). E' Samuel a fermare papà, oltre a una fucilata del proprietario dell'appartamento che stende lo scanner senior impietosamente. Rimasto orfano, il ragazzino viene cresciuto dal riconoscente poliziotto (promosso nel frattempo a comandante), che lo fa entrare nel corpo. Costantemente tenuto sotto controllo con le pastiglie, il giovane scanner Samuel (Quinn) dovrà vedersela con un nemico misterioso (Lynch), che per vendetta personale lava il cervello di gente comune per mandarla in giro a uccidere chiunque indossi una divisa. Una vera calamità, per la polizia di Los Angeles, e Harrigan è costretto a chiedere al figlio adottivo di non assumere per un certo periodo le pastiglie in modo da poter leggere nella mente dei killer per capire chi li manda. La trama è piuttosto articolata, e se è vero che ci mette un po' prima di entrare nel vivo, la carne al fuoco non manca, così come un villain doc come Richard Lynch, autentica icona del Male nell'exploitation Anni Ottanta. Da un antro paratecnologico da tipico mad doctor moderno immobilizza le sue vittime su una sedia e condiziona loro il cervello con l'aiuto della perfida assistente Zena (Shepard) e di un megaschermo sul quale alterna, aumentando progressivamente velocità, le immagini degli obiettivi da eliminare con quelle del personale incubo dei futuri killer sotto trattamento. Non si va molto per il sottile nemmeno in sceneggiatura, con dialoghi elementari che certo non invitano al coinvolgimento, però l'azione non manca e la regia di Pierre David è sufficientemente scafata per reggere la durata senza annoiare. Daniel Quinn ha l'aria un po' troppo svagata per il ruolo (meglio Grove), l'estetica e soprattutto gli effetti rimandano al decennio precedente, quando si esagerava con il lattice e i gonfiori sottopelle sul punto di esplodere. Anche per quello l'insieme risulta un po' pacchiano (le tre testine che fuoriescono urlando dalla fronte nel prologo dicono tutto), ma se non altro una storia c'è e ha il merito di non perdersi in divagazioni superflue o inutili break sentimentali (solo accennato il tenero rapporto con la collega, con Samuel che usa futilmente il proprio potere agendo in un self service sulla mente di una ragazza per riprendersi un dolce sottratto alla poliziotta). Esagerato lo spettro di capacità in dotazione a uno scanner (blocca le minacce con uno sguardo, fa volar via le persone come fuscelli, sposta gli oggetti, vede nel passato dei cervelli che analizza), finale pirotecnico in sala operatoria. Pur nell'evidenza di mezzi limitati e di una recitazione complessivamente modesta il film si lascia comunque vedere, continuando la saga cronenberghiana con una necessaria variazione della formula.
Il produttore del prototipo cronenberghiano e dei suoi due sequel mette mano alla regia e firma questa variazione sul tema; bisogna ammettere che l'idea di coniugare il fanta-horror di Scanners con il tipico thriller poliziesco anni '90 è commercialmente furba e il risultato nemmeno così male. Certo, siamo nella pura serie B e la destinazione straight-to-video è evidente, però c'è ritmo, la violenza grafica non manca (gustosi gli SPFX) e sono presenti vari caratteristi del cinema horror del periodo. In definitiva godibile e meglio del previsto.
Un horror apocrifo che si mantiene sulla soglia della sufficienza senza scivolare mai nel campo dell’inguardabile. Intelligentemente Pierre David non osa inserire velleità d’autore che lo avrebbero portato a scomodi paragoni con Cronenberg e confeziona un buon poliziesco in cui colloca l’universo degli scanner. Qualche buon effettaccio e un paio di buoni caratteristi mantengono la media per quello che in definitiva è una rispettabile seconda fascia.
Poliziesco orrorifico novantiano destinato ai tubi catodici dell'epoca, in grado di ottimizzare ciò che di buono può offrire il formato tv: ritmo svelto, inquadrature sempre essenziali e funzionali, la sacrosanta necessità di giungere subito al sodo, di intrattenere senza troppi fronzoli partendo in medias res. A differenza di svariati prodotti analoghi, zero sottotrame sentimentali e notevoli (per quanto centellinati) effetti speciali. Di negativo un cast anonimo (Quinn si impegna, ma manca le physique du rôle) e talune ripetitività.
Non male questo horror scanneresco in cui il figlio segue mentalmente, seppur controvoglia, i passi d'un padre con "leggeri" problemi di sovraffollamento cerebrale. C'è un discreto ritmo, l'idea delle allucinazioni non è male e i protagonisti (soprattutto i buoni) sono sufficientemente credibili da mantenere lo spettatore vigile e interessato fino all'epilogo. Se preso come un autentichorror prodotto anni 90 di onesta fattura, lo si può tranquillamente visionare. E c'è persino un "trattamento Ludovico" decisamente più rapido, ma comunque efficace (bastano due immagini associate).
MEMORABILE: Le testoline sulla fronte; Volo orizzontale con multicarpiati (da 10, atterraggio escluso); La visione nel manicomio; La calotta di protezione.
Cronenberg (citato nella scena più famosa e famigerata di Scanners) incontra il B-movie più vieto: e funziona. Filmetto esagitato (non c'è un attimo di pausa e la synth-score martella per tutta la durata), ma abile nel frugare le zone d'ombra malsane del suo predecessore (la sequenza sadico-manicomiale). Non male gli effetti speciali, spinti sino al limite della ferocia. Quinn si lascia guardare; Lynch è, al solito, un bel cattivo, a suo agio con le produzioni minori.
B-movie televisivo solidissimo. Ecco che succede a mixare Scanner con il poliziesco. Volti giusti, ritmo serrato, effettacci da macelleria di pregio e poi lui, Lynch: il cattivo perfetto per produzioni del genere, con quel suo volto così particolare. Ecco come mettere in scena un film di genere con pochi soldi e idee. David pigia sul pedale dell'acceleratore dal principio alla fine, senza andar mai fuori strada ma disegnando divertenti traiettorie che accompagnano e soddisfano lo spettatore. Bellissime le visioni subite dai "controllati".
MEMORABILE: Testa esplosiva, marchio di fabbrica della serie.
E’ovviamente inferiore al prototipo cronenberghiano, ma altrettanto chiaramente si mangia a colazione i due seguiti di Duguay: se paga un naturale dazio in orginalità, di contro c’è una grande professionalità in ogni comparto (Haitkin alla fotografia, la MMI agli effetti, un notevole cast di facce di bronzo) e una palese voglia di divertirci senza tergiversare o perdersi in fronzoli vari. Da ricordare il poveretto a cui spuntano le testoline in fronte e la Shepard, viva e morta. Prima di iniziarlo, preparatevi la birra vicino al divano: dopo non avrete un istante per alzarvi.
B-movie del 1994, qualitativamente collocabile nella decade precedente, mantiene un certo sapore vintage. Realizzato partendo dal presupposto di non strafare, centra il bersaglio e ne esce un prodotto dignitoso, leggero, azzeccato nel ritmo e non troppo impegnativo. Cast funzionale al target impostosi, con Lynch e Grove (due vecchie conoscenze del fantasy e dell'horror) più in forma del pur bravo Quinn.
Pierre David, storico produttore della saga iniziata nell'81, passa alla regia per questo sequel/spin-off che propone la figura di uno scanner in divisa (come si evince dal titolo) sulle tracce di un neurochirurgo pazzo (Richard Lynch, sempre uno spettacolo in ruoli da villain) che sta rivoltando onesti cittadini contro il corpo di polizia. I risultati sono vivaci e svaganti quanto i preamboli lasciano intendere, fra numerose sequenze d'azione e notevoli SFX a opera del fullmooniano Buechler (purtroppo dosati con parsimonia). Restiamo entro i parametri della serie B, ma con dignità.
MEMORABILE: L'inizio con le testoline urlanti (!) che affiorano dalla testa del padre; L'irrinunciabile testa esplosa; L'esposizione gore della placca metallica.
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