Cupo e verboso dramma poliziesco di origine teatrale in cui tornano alcune tematiche del capolavoro La parola ai giurati (la predilezione per i luoghi chiusi e la convinzione di colpevolezza dell’accusato). L’essenza risiede tutta nel climax di tensione psicologica – che tocca l’apice in un paio di scene di cruda violenza – tra Connery, tormentato e irrazionale sergente, e Bannen, l’innocente indiziato: entrambi offrono un’eccellente prova, soprattutto il primo, che esce dai suoi soliti ruoli di eroe positivo.
MEMORABILE: L’angosciante flashback introduttivo. L’indiziato che psicanalizza il poliziotto.
Poliziesco drammatico con un grande Sean Connery. Poliziotto rancoroso nei confronti di un possibile stupratore di bambine lo ammazza in un interrogatorio: saliranno a galla tutti i rimorsi. I dialoghi la fanno da padrone, cancellando (almeno in parte) l'azione. Belle le scene con Connery e la moglie, ed ovviamente l'interrogatorio.
Abbastanza noiosa la prima parte, con ritmo freddo e lento, pochi dialoghi e poche cose da considerare come la facilità che ha avuto Sean Connery di essersi adattato immediamente ad un ruolo davvero difficile da interpretare. La seconda parte è di una straordinaria teatralità. Tre lunghissime scene di solo parlato, da cui scaturisce il significato del film.
Un grandioso Sean Connery in un film del maestro Sidney Lumet. Una storia angosciante e polemica. Un clima surreale accompagna la parte iniziale, lenta e silente fino a sfociare in una rabbia incontrollabile dello stesso protagonista. Belle le singole inquadrature, tutte con una chiave di lettura significativa per la l'intera pellicola. Ottimo il cast.
MEMORABILE: L'interrogatorio con il presunto pedofilo.
Un bel pezzo di bravura da parte di Lumet che dà i giusti contorni ad una storia tutto sommato classica. Fotografia cupa e una latente atmosfera di disperazione introducono a un percorso che porta in superficie le nevrosi di un uomo. Percorso che Lumet esplora con classicità e ruvida essenzialità, magari un po' compassato a metà film ma con grande efficacia.
Miscuglio, non perfettamente riuscito, tra dramma e poliziesco che si ricorda soprattutto per i toni cupi e per il disperato personaggio principale, interpretato
da un bravissimo Sean Connery. Il ritmo è dilatato e la sceneggiatura è oggettivamente
molto verbosa (d'altronde è tratta da un testo teatrale). Tuttavia l'interesse non
manca poiché non è perfettamente chiaro quanto è accaduto o meglio non lo è del tutto
nè lo sono le sue ragioni. La soluzione non colpisce ma almeno è onesta e lineare.
Cosa si agita negli occhi e nella memoria di un poliziotto? Una storia inquietante e cupa, come la fotografia e come il protagonista: un sergente assediato dalle immagini dei delitti e, forse, dallo stesso sguardo criminale che vorrebbe punire, magari uccidendo un presunto pedofilo durante l'interrogatorio. Film riflessivo e "sporco", che esalta i tre notevoli dialoghi dell'eccellente Connery con la moglie, con l'ispettore e con la sua vittima: affondi nella psiche dove nulla ha più certezza ed è solo buio e dolore. Magistrale.
L'accoppiata Lumet/Connery dà vita a un film che non ti aspetti. Teso, vibrante a tratti difficile da sostenere per la carica ossessiva che contiene. La pellicola si discosta ben presto dalla trama principale e devia negli oscuri luoghi del personaggio di Connery, esaurito poliziotto con troppi pesi da portare dentro. Insolito Connery, che volle fortemente il film.
Tenente di polizia pesta a sangue un uomo per costringerlo a confessare di essere l'autore della serie di stupri di cui sono state vittime alcune bambine... A parte il prologo descrittivo, Lumet imbadisce un film che non rinnega la sua origine teatrale, articolato per blocchi di dialoghi che mettono in luce la psiche sconvolta del protagonista: un uomo frustrato da un matrimonio malriuscito e soprattutto incapace di non farsi permeare dal male che quotidianamente deve affrontare. Certo verboso, ma ben interpretato, da rivalutare.
MEMORABILE: "Quello che posso aver fatto io non è nulla rispetto a quello che tu puoi immaginare"
Un'atmosfera cupa, ossessiva, percorsa da una strisciante paranoia, segna questa incursione di Lumet nei meccanismi disturbanti di un dramma psicologico sotto le mentite spoglie di un anomalo poliziesco nel solco di una più consolidata tradizione del cinema britannico. Genera una dialettica della paranoia fondata sulla studiata sovrapposizione di un montaggio che alterna i blocchi di tre scene fondamentali quali altrettanti atti di uno psicodramma da camera. Titolo italiano tanto elegante quanto genericamente evocativo.
MEMORABILE: Le immagini, trasfigurate nella mente del protagonista, di una morbosa attenzione verso la piccola vittima che ha soccorso e salvato.
Lumet è bravissimo non tanto nella stupefacente direzione attoriale, quanto nel movimentare la staticità dell'impianto tetrale con schegge oniriche davvero impressionanti. Connery, sorprendente, dà vita a un personaggio memorabile ricco di sfumature davvero intriganti. L'opera si basa fondamentalmente su tre momenti topici (l'interrogatorio, la relazione con la moglie, il faccia a faccia con il capo) impreziositi da dialoghi serrati. Senza dubbio una piacevolissima contaminazione fra poliziesco e drammatico. Ottima l'atmosfera paranoica.
MEMORABILE: Connery che umilia la moglie con frasi di una crudeltà incredibile.
Un'impostazione troppo schematica e un ritmo di una lentezza non sempre giustificata non smorzano il clima opprimente di un dramma (con tinte gialle iniziali tutto sommato fuorvianti) ossessivo e morbosissimo, dall'atmosfera plumbea e desolata (siamo in una grigissima Inghilterra periferica), con un Connery che manda gloriosamente in frantumi la sua macchietta carismatica diventando protagonista attivo di crudeli umiliazioni, incubi a occhi aperti e pestaggi sorprendentemente insistiti. Imprescindibile apporto di Locchi nell'edizione italiana.
Thriller psicologico con protagonista un poliziotto violento e mentalmente devastato, impegnato nella caccia a uno stupratore pedofilo. Le atmosfere sono gelide, le situazioni squallide, i personaggi desolati. Il regista Sidney Lumet punta tutte le carte sulla recitazione degli attori, i quali offrono buone quando non ottime performance (Sean Connery, ma soprattutto Ian Bannen e Trevor Howard) e firma uno dei suoi lavori più interessanti e sicuramente più sottovalutati.
Ottima prova attoriale per Sean Connery, qui al di fuori dei suoi stereotipi di eroe sexy e irraggiungibile. La storia ha agganci psicologici molto profondi con l'animo di chi vive le frustrazioni e le incapacità, in una maniera assoluta e senza via di scampo alcuna. Un viaggio nelle tenebre umane, in sintesi, con qualche lungaggine e rallentamento di troppo che fa perdere complessivamente appeal al racconto.
Viaggio nella psiche di un poliziotto al limite, condotto con lentezza ma professionalità da Lumet, strutturato in tre dialoghi chiave, gli ultimi due dei quali particolarmente eccellenti. Connery rende al meglio il suo personaggio e tiene lo spettatore attento anche nei punti più morti, Bannen e Howard gli fanno bene da spalla. Non c'è molto da dire sulla trama, che non fa altro che seguire il personaggio nel suo tormento, fino a un finale prevedibile. Particolarmente cupa la fotografia, così come le fredde scenografie.
C'è gran sostanza nel cinema di Lumet, la cui potenza espressiva però è spesso inficiata dall'impianto teatrale e da una progressione troppo cronometrica. In The offence questa tediosità narrativa è sì presente ma come sostrato generale dell'opera, contrappunto ideale allo scandaglio di una mente distorta, analizzata con ponderosa ambiguità. Geniale la soluzione dell'incipit riproposto 4 volte fino al disvelamento finale e fantastico Connery nel restituire il parossismo dissociato del suo personaggio. Eccessivi i colloqui con la moglie e il tenente.
MEMORABILE: Il ribaltamento di personalità tra Connery e Bannen durante l'interrogatorio.
Nel caso della ricerca di un pedofilo il sergente lotta per scoprirlo, per farlo confessare e per tenere a bada la sua mente ossessionata. L'impianto a sezioni non giova alla parte thriller in quanto rimane compassato e manca di fluidità. Nei singoli momenti si apprezza il preambolo, Connery in preda ad allucinazioni e la crudeltà verso la moglie (al limite del disturbante). Lumet per gran parte gira piatto, ma per sottolineare la deriva del poliziotto rende bene l'idea tanto da far aspettare qualsiasi cosa.
MEMORABILE: L'inquadratura dall'alto della luce, simbolo delle visioni di Connery.
Gli omicidi, le atrocità, le ingiustizie viste e quindi vissute si accatastano nella mente del sergente Johnson affetto da turbe e disagi psichici, scatenatisi per avere retto lungo oltre vent'anni l'orrore quotidiano - come direbbe Dylan Dog. Il tormento si converte in rabbia contro i colleghi, contro la moglie ma soprattutto contro chi ha sbagliato, emblema di una dissoluzione interiore condivisa però inconfessata perché inconfessabile, celata dalla comune e anche personale esecrazione. Buoni spunti stilistici per questo film acre e bastardo.
MEMORABILE: I cerchi bianchi che ricorrono nella pellicola accompagnati dallo slow motion.
Cupo e deprimente (ma non in senso negativo) nel suo sondare gli abissi della psiche e i rapporti vittima-carnefice-vittima; in questa centrifuga emotiva l'incauto spettatore troverà più di un motivo per dubitare dei protagonisti. Lumet realizza un film compatto, che trova interpreti ideali in un iracondo Connery e in un Bannen capace di dare più volte scacco matto. Dialoghi ben realizzati immersi in un'atmosfera di dramma collettivo perenne.
MEMORABILE: Praticamente tutte le scene nelle quali Connery duetta con la Merchant, Howard e Bannen.
Lumet in trasferta inglese firma un poliziesco dolente con un Connery poliziotto disturbato che è l’antitesi dell’Agente 007. Se si esclude qualche breve excursus in esterni a caccia del molestatore di bambine e la confessione notturna con la moglie, il resto del film è totalmente incentrato sul claustrofobico interrogatorio al presunto colpevole, nel quale è quasi l’indiziato a far confessare il poliziotto che in una specie di seduta psicanalitica rivela i suoi lati oscuri. Teatrale, verboso e cupo, andò incontro a un immeritato insuccesso.
MEMORABILE: Il dialogo tra Connery e la Merchant; L’interrogatorio di Trevor Howard a Connery; Il pestaggio dell'indiziato.
Sergente di polizia si trova di fronte un sospetto violentatore seriale di ragazzine: esplodono la rabbia e la frustrazione accumulate in vent'anni di carriera e in un matrimonio infelice. Film tra i meno acclamati di Lumet, ma non per questo da sottovalutare, che dopo una partenza aderente ai canoni del thriller poliziesco si trasforma in un dramma che tradisce la sua matrice teatrale. Lento, claustrofobico, a tratti anche disturbante, ma ottimamente interpretato, soprattutto da un Sean Connery lontanissimo dai ruoli che lo hanno reso celebre.
Non fra i più famosi lavori di Lumet, è un film cupo, teso, difficile. L'impressione è che sarebbe potuto essere un capolavoro, se non soffrisse di discontinuità: preparatoria, eccessivamente lenta la prima parte, splendido il finale con la riproposizione integrale dell'interrogatorio. Connery bravo in un ruolo negativo, schiavo dei suoi demoni; Ian Bannen (che beneficia del doppiaggio dell'ottimo Graziani) bravissimo, attore spesso sottovalutato.
MEMORABILE: Il flusso di coscienza di Johnson, in cui riemergono le vittime del passato.
Un'opera notevole, grazie (soprattutto) all'ispirata regia di Lumet che riesce a donare una notevole tensione emotiva a quanto narrato. Ottime anche le interpretazioni di tutti, in primis di un Connery in un ruolo pieno di ombre, davvero inusuale per lui; ma sicuramente non gli è da meno Ian Bannen. La pellicola è davvero "dura", quasi "insostenibile" in taluni momenti, ma assai interessante e realizzata benissimo, già a partire dall'ottimo incipit. Buona la fotografia che ci restituisce un'Inghilterra plumbea e che fa respirare un'atmosfera "disperata". Un film da vedere.
L'origine e la struttura teatrale penalizzano fortemente la fruibilità di questo Lumet che, per trovare una qualche originalità, preme troppo forte sull'iterazione e sulla verbosità, distribuite piuttosto grezzamente nell'arco della narrazione, compresa la doppia versione del fattaccio tra le mura del posto di polizia. Un film che ottunde qualsiasi forma di empatia per un protagonista troppo disturbato da una malintesa moralità che però nasconde qualcos'altro, oltre l'orrore per le esperienze professionali vissute. Prova inedita per Connery, credibile ma un po' troppo sopra le righe.
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Didda23 ebbe a dire: Se l'impianto teatrale tendenzialmente ti piace non dovresti aver alcun problema... Tendenzialmente lo detesto (a parte rare eccezioni tipo La casa dal tappeto giallo). Mah, comunque provo a concedergli una chance.
Digital ebbe a dire: Didda23 ebbe a dire: Se l'impianto teatrale tendenzialmente ti piace non dovresti aver alcun problema... Tendenzialmente lo detesto (a parte rare eccezioni tipo La casa dal tappeto giallo). Mah, comunque provo a concedergli una chance.
Daniela, sono riuscito a procurarmelo. Comunque, ancora grazie.
DiscussioneDaniela • 17/07/15 08:53 Gran Burattinaio - 5928 interventi
Caesars ebbe a dire: Daniela, sono riuscito a procurarmelo. Comunque, ancora grazie.
Ok e alla prossima :o)
PS: buona visione!
HomevideoRocchiola • 2/05/18 14:42 Call center Davinotti - 1255 interventi
Il DVD della MGM recante anche nella versione italiana il titolo originale "The Offence", è ormai fuori catalogo ma con un po' di fortuna lo si può ancora trovare in qualche videoteca ben fornita ed è comunque disponibile via Internet su Amazon ed altri siti analoghi.
In merito alla qualità bisogna dire che l'immagine presenta in alcune sequenze un livello di definizione scadente (soprattutto quelle in esterno, mentre è meglio nei primi piani ed in alcune scene in interno) e l'audio italiano mono che in alcuni passaggi sembra fuori sincrono.
Se si ha padronanza della lingua inglese meglio il Bluray americano della Kino Lorber o quello inglese della Eureka serie "Masters Of Cinema" (che però presenta un immagine lievemente più scura).
Dvd Sinister (edizione restaurata in hd) disponibile dal 10/03/2021.
HomevideoRocchiola • 17/03/21 11:36 Call center Davinotti - 1255 interventi
La Sinister pone rimedio alla pessima edizione MGM proponendo in DVD un master HD debitamente restaurato probabilmente derivante dai uno delle edizioni estere in BD summenzionate. Le immagini sono decisamente più incisive anche se le scene in esterno rimangono meno definite delle sequenze in interni. Sono state eliminate imperfezioni e segni di danneggiamento, permane una certa grana a volte un pò più marcata ma in generale accettabile. Audio perfettamente sincronizzato potente e mediamente chiaro. Un'ottima edizione, ma come sempre perché non proporlo anche in bluray?
Con più di un lustro di ritardo (da quando mi sono procurato il film), sono riuscito, finalmente, a vederlo. Davvero bello e sorprendente. Un film "duro" ma assolutamente da vedere. Un ottimo Lumet (in mano ad un altro regista poteva venirne fuori un'opera soporifera, in mano al nostro non un attimo di cedimento emotivo).
Il dvd targato Sinister presenta, come già detto dal buon Rocchiola, una grana piuttosto decisa in alcune scene. Eccone un esempio al minuto 5 e 29 secondi: