Film sperimentale della metà anni ’60 (montato anni dopo dal produttore) sul mito di Narciso in versione moderna e in chiave gay: Narciso immagina di essere torero, marchettaro, fauno. Atmosfera decadentista, sottolineata dalla musica costante (Mussorgsky), stile camp, tecnica quasi da videoclip, colori pop, oggetti e dettagli raffinati, languidi piani ravvicinati. Anomalo e leggendario, underground e clandestino, audace e allusivo, il film è un “cult” della cultura gay e ha ispirato molti artisti (fino a Fassbinder in Querelle).
Culto assoluto del cinema gay: un'ora e poco più di non-trama, cromatismi barocchi su fotografia in 16mm, scenografie astratte, montaggio un po' come viene, una certa poesia e suggestione a livello visivo e natiche maschili in abbondanza. Se ne apprezza la vena pittorica e sperimentale, ma è dura arrivare svegli al termine della seppur breve durata. Curioso ma pesante come un macigno.
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Nei primissimi anni 80 la Albedo cinematografica acquistò i diritti per il film in Italia. Il film venne presentato in censura il 17 ottobre 1980 in un versione probabilmente integrale (1785 metri) col titolo Narciso rosa, ma non ricevette il nulla osta. Non ho idea se qualche proiezione sotterranea avvenne o meno.
Curioso poi che (secondo Italiataglia) come regia fosse accretitato Giovanni Loy (ovvero Nanni Loy). Refuso del sito o genialata dei distributori nostrani sulla falsariga dei mitici Aldo Fabritzi e Igor Boryowski?