Piena luce sull'assassino - Film (1961)

Piena luce sull'assassino

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 8/03/10 DAL BENEMERITO HOMESICK
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Undying 16/05/10 03:32 - 3807 commenti

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Un ricco conte decide, in punto di morte, di "oscurare" il suo cadavere: per ben cinque anni, se il suo corpo non verrà ritrovato, il castello e i suoi averi non potranno essere spartiti dai nipoti, sette ereditieri convenuti, puntualmente, in loco per questioni - ovviamente - economiche. Inizia, così, una catena di strani incidenti. Il già citato Castello degli spettri pare essere pellicola di riferimento e, per fortuna, alla regia c'è Georges Franju, uno che sa creare la giusta atmosfera valorizzando al massimo scenografie (stupende) e interpreti capaci, sui quali predomina Trintignant.

Homesick 8/03/10 08:58 - 5737 commenti

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Giallo ereditario di derivazione anglosassone, reca il marchio personale di Franju nell’elegante, avvincente allestimento di uno spettacolo di luci e suoni, rievocativo di turpi fatti di sangue del passato che nuovi delitti paiono perpetuare. Come in pellicole italiane affini e coeve, la messa in scena si decora di venature gotiche (il castello; sinistri uccelli prelevati da Occhi senza volto) e dei richiami erotici della vispa Saval e della provocante Koch. Brasseur lascia il segno in pochi minuti e quasi senza parole; asciutto e dinamico Trintignant.

Rebis 11/03/10 20:50 - 2338 commenti

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Da ascrivere al filone inaugurato da Paul Leni con Il castello degli spettri (antica magione, morte del patriarca, raduno degli eredi e conseguente catena di omicidi) il giallo di Franju ha tinte orrifiche e gioca sottile con i moduli della rappresentazione. Per le atmosfere malsane e lacustri, le paranoie indotte, le scenografie astruse, i languori e le morbosità, farà la gioia degli estimatori del gotico all'italiana. Ci sono soluzioni visive sopraffine e un clou di suggestione nello spettrale allestimento dei delittuosi retroscena di famiglia, evocato con luci e suoni. Finale à la Bergman.
MEMORABILE: Le porte che svaniscono; il gufo in cima alle scale...

Lattepiù 13/08/10 17:09 - 208 commenti

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Un castello nella campagna francese, un’eredità e una serie di personaggi più o meno odiosi al centro di un intreccio a la Dieci piccoli indiani. Film che contiene anche alcune sequenze buone, se prese una ad una, ma che alla fine, quando si svela la soluzione, palesa tutta la sua macroscopica inverosimiglianza. Nelle intenzioni di Franju doveva essere probabilmente un esercizio di sabotaggio del meccanismo giallo classico. Visto oggi sembra più una barzelletta poco divertente. Datatissimo.

Cotola 19/12/10 19:46 - 9055 commenti

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Giallo di stampo classico della serie eredità con delitti. Da questo punto di vista non una novità (anche se siamo nel 1961), ma è la messa in scena il quid in più: Franju non è dozzinale e si vede lontano un miglio. Bei momenti, ottime scenografie, gustosi tocchi gotici ed un cast di valore ne fanno una pellicola che gli amanti del genere faranno bene a recuperare.

Lupoprezzo 26/04/11 23:52 - 635 commenti

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Un'eredità da spartire, un castello da esplorare, un cadavere da ritrovare e delitti. Questi spunti sono tra i più classici del cinema giallo, raccontati in maniera elegante e con mano sicura da un regista di livello come George Franju. Quello che sicuramente salta agli occhi è il notevole utilizzo delle luci e soprattutto del sonoro, vero protagonista del film. Suggestive, infine, le scenografie, valorizzate dalla fotografia e dai movimenti di macchina del regista. Notevole.

Il Gobbo 31/05/11 23:39 - 3015 commenti

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Franju insieme a Boileau & Narcejac soggettisti/sceneggiatori rivisita un canovaccio dei più stantii: lo riscatta con dei tocchi ingegnosi di macabro, giocando la carta di un'atmosfera irreale che sola potrebbe giustificare qualche slabbratura della trama, ma denuncia a lungo andare intenti parodistici piuttosto smaccati, suggellati dalla sequenza finale, commentata da una beffarda canzonetta di Georges Brassens. L'entrata in scena di Trintignant sembra prefigurare Il sorpasso.

Lucius 26/02/12 01:55 - 3015 commenti

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Grosse potenzialità di script in parte disattese nella realizzazione e una soundtrack inadeguata, troppo "storica", poco avvezza a risaltare i momenti chiave del film e soprattutto del tutto avulsa a ricreare quella giusta atmosfera che un'ambientazione così magica avrebbe richiesto. Si resta quindi rapiti più dalle immagini che dalla storia. Una sorta di sospensione temporale avvolge tutta la pellicola ma purtroppo anche gli attori che, coi loro dialoghi e i loro silenzi, restano imbrigliati in un alone d'incertezza. Bislacco il finale.

Uomomite 28/09/13 02:09 - 174 commenti

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Un film assai lucidamente teorico sul fascino perverso ma anche sulla banalità sostanziale della moderna società dello spettacolo, sul sempiterno dramma della vita, sulla miseria, sulla rapacità e sulla capacità della generazione post bellica di fare tabula rasa di tutto ciò che l'ha preceduta (e in questo senso aleggia una malinconia pasoliniana, soprattutto nella bellissima scena conclusiva del funerale). Messa in scena elegantissima, attori straordinari, colonna sonora superlativa.

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