Fiabesco, romantico, surreale ed inquietante, fotografato in un bianco e nero squarciato dall’esplosione del technicolor nel finale. Una storia di amour fou che trascende le coordinate spazio-temporali, con protagonisti l’umile ed ingenuo Cotten e l’inafferrabile Jennifer Jones diretti da un maestro del fantastico come Dieterle.
Notevole film fantastico che resta impresso nella memoria non tanto per la storia che racconta, quanto per lo stile sperimentale del regista (con tanto di finale a colori) e soprattutto per il prodigioso lavoro del direttore della fotografia che riesce a dar vita ad un clima onirico ed allo stesso tempo inquietante, davvero riuscito.
Finissimo. Le dimensioni della realtà e del sogno, del passato e del presente, dell'amore e della morte, legate dai serici, invisibili fili della creazione artistica. E' una ghost story e una love story tra Eben, pittore in cerca di ispirazione, e Jennie, inafferrabile musa, donna che visse due volte, nella verità del mondo e nella finzione dell'arte. Ma, nel film di Dieterle, il mondo reale ha i contorni sfumati, di nebbia e di ombra, di un sogno impreciso, e il ritratto di Jennie ha una plasticità smagliante, di colori vividi... "bellezza è verità, verità è bellezza".
MEMORABILE: C'è un ritratto, una donna che visse due volte, la vertigine di una scala a chiocciola: Bunuel amava questo film, ma lo amava anche Hitchcock...
Pittore povero e pieno di dubbi circa la propria vocazione artistica incontra una strana fanciulla, se ne innamora e le fa un ritratto, a poco a poco ne scopre il segreto... Fra fantastico e thriller psicologico, un film fra i più romantici mai apparsi sullo schermo, in cui i protagonisti, divisi dal tempo e dalla morte. si incontrano in una dimensione onirica. Suggestiva la fotografia che li avvolge nella nebbia e negli aloni di luce, audaci i cromatismi che accendono il bianco e nero nelle sequenze finali. Insuccesso commerciale, ebbe ammiratori illustri e venne adorato dai surrealisti.
MEMORABILE: La sequenza della tempesta, con l'onda che si abbatte sull'isolotto su cui sorge il faro - Cotten all'interno del faro, con la scala a chiocciola
Inutile porsi domande e cercare una seppur minima logica sul perché del ritorno di Jennie, prima bambina, poi giovane donna. O forse nemmeno è tornata, nemmeno è esistita se non nella mente di Eben, pittore senza ispirazione. L'ispirazione è venuta da quella sciarpa trovata sulla panchina del parco, o veramente Eben ha incontrato l'amore nel freddo inverno newyorkese? Più che romantico, inquietante. Lo skyline di New York è in forte contrasto con la storia che vince lo spazio temporale, il mare in burrasca riporta la calma e il ritratto è lì.
Adorato da generazioni di registi, un gioiello cinefilo in cui la perizia tecnica - fotografia di Joseph H. August e special fx di Clarence Slifer - trasfigura il girato in prodigio immaginifico. Nutrito di idealismo romantico, vede nell'artista un costruttore di mondi elaborati in un non-luogo e in un non-tempo, un demiurgo che raccoglie tracce del passato e presagi futuri, diluisce la veglia nel sogno smascherando l'artificiosità del reale. Lo sconfinamento nel colore è in questo senso il superamento di un limite - tecnico, linguistico, semantico - che conduce al compimento dell'opera.
Pellicola di genere fantastico, ricorda un po' "Cime tempestose" per le atmosfere incantate che spesso travalicano il senso del reale. C'è un pittore sognatore e infelice che non sa trovare la sua strada artistica e che poi incontra una modella "astratta". Il film utilizza molte simbologie e può definirsi una sorta di favola a occhi aperti che non lesina momenti di pura emozione interiore.
Magica storia sospesa nel tempo che offre una delle più mirabili, anche nella semplicità dell'esposizione, analisi del tema della bellezza nella vita di un artista. Senza gli eccessi del melodramma e la logica ferrea dei film sui paradossi temporali, una pellicola tutta atmosfere e sensazioni, volti in penombra e paesaggi irreali anche quando ripresi del vero. Prefinale Sturm und Drang potente ma stridente, così come l'appeal sin troppo terreno della Jones, ma si tratta di peccati veniali, che peraltro incrementano il fascino straniante del film.
In una New York idealizzata... Dall'inverno nevoso e brumoso alla primavera squisita... Infine virando verso la costa, per evocare una tempesta metafisica. Dieterle, qui, sa davvero come ammaliare. Echi ambigui dislocano nel surreale e nel fantasmatico. Romanticismo e onironautica, in bianco e nero espressivo, a grana fine, ora netto e contrastato ora velato di strani vapori - poi misteriose accensioni cromatiche nella parte finale. Toccate da naturalismo e misticismo le interpretazioni dei due protagonisti. Film per fantasticare con grazia.
Pellicola piacevolmente ammaliante in bilico tra melodramma e ghost story, magari un po' invecchiata nella parte squisitamente romantica ma decisamente in anticipo sui tempi, sia per le tematiche affrontate sia dal punto di vista tecnico (notevole la virata dal bianco e nero al verde del finale). Si respira anche aria di mistero quando il pittore squattrinato (un credibile Cotten) cerca di saperne di più sul conto della misteriosa Jennie (una splendida Jennifer Jones), scoprendo una verità che sfugge a qualsiasi logica. Ruoli significativi anche per le veterane Barrymore e Gish.
MEMORABILE: Il primo incontro fra i due protagonisti; Gli ultimi venti minuti.
Classico del cinema gotico-sentimentale che si apre a considerazioni tutt'altro che scontate sulla forza della creazione artistica, sulla sua capacità di manipolare il tempo e, di fatto, di vincere la morte. L'incanto onirico delle scenografie squisitamente romantiche (mai New York fu fotografata con gusto così pittorico) e dei notevoli effetti speciali (inquadrati nel finale a colori) non va di pari passo con la resa del plot, di fatto una ghost-story un po' troppo melensa e dagli esiti prevedibili, che porta senza nasconderlo il peso dei propri anni. Resta comunque da recuperare.
MEMORABILE: La Jones da "bambina"; Il dipinto del mare in tempesta; Il tumultuoso finale al faro; La scala a chiocciola dal basso; Il ritratto ripreso a colori.
C’è una vena da melodramma esistenziale nel film di William Dieterle, incubo ipnotico e sogno gotico, ma c’è anche un sentimentalismo che, per quanto fortemente esibito, emerge pulito e delicato proprio come il volto di Jennie. Elegante e visionario, con epilogo malinconico che non nasconde il fatalismo radicale di ogni grande storia d’amore. Prodigiosa fotografia di Joseph H. August.
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L'edizione restaurarta contenuta nel dvd Dcult contiene tutta la sequenza virata in verde e rosso e l'inquadratura finale a colori.
DiscussioneRaremirko • 2/09/18 00:15 Call center Davinotti - 3863 interventi
Davvero un buonissimo film, tecnicamente e tematicamente importante (qualche regista ci andrà un pò a ripescare sequenze e personaggi), con un notevole finale a colori (rosso e verde) ed inquadrature originali, per l'epoca.
C'è un romanticismo spettrale e psicologico e l'opera gioca molto tra il reale e l'irreale.
Gran cast, atmosfera unica e spettrale, qua e là un pò di inquietudine; riuscito tutto, dalle musiche, ai dialoghi, passando per regia e fotografia.
Da recuperare, ma in tv passa mooooolto poco; è roba da Fuori orario, trasmissione che è un vanto italiano.