Forse con l'unico obiettivo di lanciare una nuova maschera horror dopo i fasti di SCREAM, Wes Craven scrive e dirige uno slasher puerile che fin da subito denota la povertà d'idee che contraddistingue l'operazione: prologo classico, ambientato sedici anni prima dei fatti, col matto di turno che coltelleggia a destra e a manca tra crisi d'identità e montaggio sincopato. Ah, inutile dire che il nostro è pressoché immortale e se la squaglia lasciando tutti con un palmo di naso. Ai giorni nostri, a rinverdirne il ricordo, sono sette ragazzetti nati tutti quella sera maledetta, che durante una testa...Leggi tutto nel bosco celebrano il mostro (una mascheraccia bianca sepolta dai capelli). Ovviamente nel giro di pochi giorni il mostro ricompare davvero e comincerà la prevedibile mattanza. Senza alcuna fantasia però, giacché gli ammazzamenti sono sgozzamenti da quattro soldi che rappresentano un vero affronto al genere, che ha proliferato per anni puntando tutto sulla creatività degli omicidi. Se anche i dialoghi sono quanto di più insulso si possa immaginare e il cast non aiuta, ecco palesarsi ai nostri occhi uno slasher che fa sembrare la saga di SCREAM il decalogo di Kieslowski. Tanto che alla fine pure l'elegante confezione diventa un pallido involuscro che fa risaltare l'anonimato dell' insieme, scialba replica (con whodunit incorporato) dei capioni alla Williamson d'un tempo ma senza nemmeno il marchio del lore ideatore.
L'animaccia sua: il rigurgito Craveniano è scandito da un montaggio frenetico come il fraseggio di Coltrane. Ingolfato da uno script isterico come il "Chi? Ciro?" di Sandra Milo in quello scherzo telefonico. Ibridato da identità caracollanti come il doppio passo di Menez. My soul è un horror: bello, scemo, vanesio, affilato, che s'auto-cita, classico, bruciante, coraggioso, sfacciato. E' il figlio deforme del teen-horror ed è pure l'old-school che torna a scuola. E' uguale/ diverso a tutti gli horror che avete visto. Mi è piaciuto un tot, e come avrete capito, non ne so neanche bene il perchè.
All'inizio mi sono detto: un altro film di Craven sui teen ager, non ne ha abbastanza neanche ora che ha ormai superato i settanta. Anche perché si parte in stile comedy giovanilistico. Poi però il film prende quota. Wes attinge ampiamente da Nightmare e dalla serie di Scream con quei giovani brufolosi con colpe che vengono dal passato e fregole nascoste, ma crea sempre più tensione, con grande mestiere, e il confronto finale tra i due amici (pur preso da Scream) è da cardiopalma. Insomma, Craven è ancora vivo e attendiamo con ansia il suo Scream 4...
MEMORABILE: L'inizio, la scena in classe col finto condor, il confronto finale.
L'ultima fatica di Craven sembra partire bene, ma l'illusione svanisce presto. Dopo l'intrigante incipit, cominciano a venir giù sciocchezze come se piovesse. Ed è una pioggia battente, a cui è difficile sottrarsi, anche se si fa ricorso massiccio alla sospensione dell'incredulità o si spengono le funzioni cerebrali avanzate. La serie di patetici e presunti colpi di scena nella parte finale è deprimente, e sembra più di assistere a una soap opera che ad un film horror. E poi l'idea del killer che a volte ritorna è troppo, troppo stracotta...
Puro esercizio di stile per il solito Wes Craven, regista abile ma autore sopravvalutato. La trama parte da uno spunto interessante per poi attorcigliarsi su se stessa: volendo continuamente spiazzare lo spettatore finisce per spiazzarsi da sola. C'è molto Scream ancora nell'aria e alla fine il tutto appare ordinario, pur se gradevole.
Gli evidenti rigurgiti dal passato mostrano una crisi di idee imbarazzante: in effetti più che risultare un'opera a se stante, My Soul to take sembra un miscuglio indefinito fra Scream e Nightmare. Tralasciato questo piccolo particolare, Craven sa ancora girare e regala un'ora e quaranta di tensione e continui colpi di scena (più o meno riusciti). Nonostante la quasi totale inutilità del progetto (non aggiunge niente alla cinematografia del regista), l'opera si lascia comunque guardare con discreto piacere.
Modesto reimpasto dei temi che hanno fatto la fortuna di Wes Craven - boogeyman, piccola comunità, adolescenti, meccanismo slasher, spunti sociologici - in cui il nostro cerca di collimare l'incipt adrenalinico con un proseguo dai toni fiabeschi: l'idea delle personalità multiple è stuzzicante, ma mano a mano che gioca le sue carte il film sprofonda in un oceano di ovvietà, tra dialoghi logorroici, colpi di scena piattamente televisivi e scene di morte all'arma bianca che fanno rimpiangere uno qualsiasi dei Venerdì 13. Il look del serial killer è prelevato di peso dall'Halloween di Rob Zombie.
Schizzo-killer ammazza un sacco di gente, moglie compresa, e poi scompare, diventando col tempo un mito per i giovinetti locali. Ovviamente, ad un certo punto riappare per farne strage, ma è lui oppure una sua reincarnazione? Beh, non è che poi ce ne possa importare molto, dato che, insieme a Cursed, siamo in presenza del peggior film di un regista che pure, su una trama simile, era stato in passato capace di girare un capolavoro del genere. Personaggi tutti antipatici, morti violente senza alcun estro, incongruenze vistose, un colpo di scena finale telefonato: più che un orrore, un disastro.
MEMORABILE: Si salvano solo i primi minuti, tutto il resto è "che barba, che noia"
Dopo aver visto i primi dieci minuti del film ho pensato: "Ehi, questa è una delle migliori opere di Wes Craven!" Purtroppo però il film prosegue, rivelando ben presto tutta la sua pochezza e inconsistenza. Mai un guizzo, mai uno spunto originale o anche solo un personaggio simpatico. I protagonisti adolescenti risultano tutti insulsi e al limite del detestabile, tanto che quasi ci si augura che vengano fatti fuori dal mostro. Quest'ultimo peraltro non ha nessuna credibilità.
Un Craven prigioniero di se stesso finisce per realizzare un mediocre condensato delle opere del suo ultimo periodo. È uno slasher privo di spunti interessanti, a forte connotazione giovanilistica e aggrovigliato in una matassa che non fornisce grossi stimoli per essere sbrogliata. Nemmeno nelle fasi più concitate riesce a essere incisivo, condizionato pare dalla necessità di ripetere il successo di Scream. Lento, borioso e oltremodo fumoso in chiacchiere che non portano a nulla. Una volta visto lo si dimentica in fretta e senza drammi.
Quella che poteva rivelarsi una strampalata ma a suo modo riuscita rivisitazione in chiave metafisica dello slasher (così come Scream ne era la rilettura in meta-cinema), si rivela un guazzabuglio informe in cui convivono horror sovrannaturale, umorismo satireggiante à la Schegge di follia (i personaggi sono caricature e parlano come tali) e scivoloni nel demenziale (il surreale dialogo fra il killer e il bulletto). S'aggiunga un malandato finale di stampo whodunit che, in mezzo al resto, ci sta come i cavoli a merenda. Belli però i titoli di coda.
MEMORABILE: L'irrequieto e violento incipit, fra delitti e resurrezioni continue del killer; Il costume da condor che vomita e fa pupù (!); Storyboard alla fine.
Che questo Abel Plenkov non avvicinasse lontanamente né Freddy Krueger né l’urlo di Scream era lecito attenderselo, che non fosse un’unghia neanche di Horace Pinker proprio no: film molle, raffazzonato e incongruente, con mezz’ora abbondante di quisquilie tra il primo e il secondo omicidio e uno sfibrante finale in unica location che deprime anche lo spettatore più paziente. Poteva essere un bel Bignami del cinema di Craven (si veda il discreto prologo), ma a forza di ridurre non è rimasto nulla di nulla. Davvero povero.
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Gestarsh99 ebbe a dire: Disponibile anche in edizione Blu-Ray Disc dal 25/05/2011 per Universal Pictures :
DATI TECNICI
* Lingue Italiano
* Sottotitoli Italiano
* Schermo Anamorfico 1080p High Definition
* Audio Dolby Digital 5.1 True Hd
Audio e video sono di assoluto livello: la qualità dell'immagine è eccellente. Le scene in notturna sono di ottima fattura. I colori freddi della fotografia sono notevoli. Peccato per la povertà degli extra.