Maitre Galip - Corto (1964)

Utilizzando l'evocativo linguaggio di Hikmet, grande poeta dell'avanguardia turca, Pialat continua nel suo stratificato apprendistato che lo portò per circa dieci anni a sperimentare la propria visione poetica nel documentario "artistico", prima del folgorante esordio nel lungometraggio. In questo autentico atto d'amore verso l'anima del popolo ottomano, colpisce l'enfasi emotiva rievocata dalle umili origini, dal percorso del poeta e tradotto dal regista con sequenze di straordinaria intensità lirica che riaffermano la povertà e il degrado del paese senza dimenticarne la dignità.

Per accompagnare le immagini degli abitanti di Istanbul, Pialat sceglie la poesia di Nazim Hikmet: sfida tra parole di intensa emozione e volti e corpi di vivace realtà. Il cortometraggio tenta una strada di cinema antropologico di poesia, capace di offrire bei momenti, suggestivi o crudi, comunque affascinanti, sospesi tra curiosità esotica e riscontro documentario, che si susseguono in più o meno allusiva concordanza con i versi recitati dalla voce off. Il rischio è che i due binari (sonoro e visivo) scorrano paralleli senza una profonda sintonia.