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Tutti i commenti e le recensioni di Le stagioni del nostro amore

TITOLO INSERITO IL GIORNO 5/09/08 DAL BENEMERITO HOMESICK
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Homesick 5/09/08 17:50 - 5737 commenti

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Gioventù ed età adulta a confronto in occasione del ritorno ai luoghi natii: fede ed entusiasmi della prima contro cambiamenti radicali e disillusioni della seconda. Argomenti senz’altro ritriti (per non parlare dei datatissimi spazi sentimentali con la Sassard) che acquisiscono tuttavia un rimarchevole fascino poetico grazie all’interpretazione di Salerno, sapiente nel consueto dosaggio di eccessi e pacatezza, specialmente nell’intenso quarto d’ora finale. Bella prova anche di Tordi, il vecchio padre battagliero e marxista.

Dusso 25/02/11 11:02 - 1630 commenti

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Salerno torna nella sua città natale (Mantova) e ritrova i vecchi amici e i propri ricordi. Vancini non ha in mano nulla (parlo della sceneggiatura), ma realizza comunque un discreto film con un adorabile Salerno. Deliziosi gli scorci della Mantova notturna; qualche parlata emiliana (siamo in Lombardia...) di troppo (più che altro all'inizio). Il finale l'ho trovato piuttosto inconcludente.

Nando 1/03/11 18:15 - 3913 commenti

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I tormenti sentimental-esistenzialisti di un giornalista quarantenne di chiara estrazione comunista. Il suo ritorno nei luoghi della giovinezza ed un continuo peregrinare tra incontri e flashback ambientati durante l'ultimo conflitto mondiale. Cast di buon livello con un Salerno in buona forma.

Fauno 16/01/15 00:33 - 2258 commenti

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Uno dei gioielli cinematografici italiani di quel decennio. Solo le musiche di Rustichelli e gli scorci notturni di Mantova in uno splendido b/n la direbbero tutta, ma è lo smarrimento totale del protagonista per la fine di una relazione extraconiugale a coinvolgere e sconvolgere contemporaneamente poiché, attraverso tutte le sue analisi, flashback e constatazioni negative, arriverà a una cupa disperazione che però sarà anche l'accettazione di un declino inevitabile e soprattutto la consapevolezza di avere seguito le sue inclinazioni fino in fondo.
MEMORABILE: I due sbottamenti del padre, specialmente quello finale alla fermata del treno.

Lucius 9/04/15 01:01 - 3029 commenti

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Molto interessanti l'incipit e l'epilogo, meno il corpo dell'opera, pregno di connotazioni politiche che quasi stempera l'attenzione su quello che è il punto focale del film: una crisi sentimentale, catarsi emotiva di una riflessione esistenziale su quelli che sono stati gli anni migliori della vita del protagonista. L'ambientazione mantovana risulta particolarmente indovinata, cornice immobile di un tempo passato. Comunque sempre degno di nota, con interpretazioni e regia di alto livello.

Kozincev 4/10/18 20:50 - 56 commenti

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Film molto ambizioso, a tratti un po' prolisso ma di innegabile fascino. Più che la disillusione politica, è quella sentimentale ad albergare nell'animo di Vittorio. Ottimi la Aimée e Volonté, decorativa la Sassard, ruvidamente efficace Moschin. Protagonista assorto e malinconico il grande Salerno, tra i migliori attori di sempre a rendere la pensosità. Belli i flashback e alcuni commenti musicali, amarissimo e indimenticabile il finale.
MEMORABILE: La scena in macchina in cui un Vittorio disilluso rievoca il passato per poi scagliarsi contro la donna che un tempo aveva amato.

Reeves 11/11/20 21:52 - 3080 commenti

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Film emblematico dello smarrimento della sinistra italiana negli anni del Boom, quando il '68 è molto lontano e sembra che il benessere abbia appiattito i valori. Salerno interpreta molto bene il suo intellettuale in crisi, ma il compitino risulta verboso e noioso. Significativo che il protagonista alla fine se la prenda con i giovani che ballano al juke-box: ignora, evidentemente, che proprio quei giovani di lì a poco faranno la loro rivolta. Film davvero datato.
MEMORABILE: La scena del juke box.

Zampanò 23/12/20 13:10 - 386 commenti

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Vancini getta Enrico Maria Salerno nel gorgo dei rottamati: anticipò il bilancio di una generazione scornata da disillusione ed estraneità, quasi dieci anni (!) prima di C'eravamo tanto amati. Griglia di brevi stop-and-go della memoria gestiti da Nino Baragli, che mette in collage la quiete solennità di Mantova coi commoventi Tordi e Moschin, la scivolosa Sassard e la sibillina Aimée. Imperfetto nella prima parte ma tumultuoso e politico dall'arrivo in città in poi. Film coraggioso per il '65, prodotto dallo stesso regista per il rifiuto di De Laurentiis.
MEMORABILE: Vittorio Borghi: "Ora capisco in cosa erano diversi i miei genitori: una testimonianza di dignità, la caduta di ogni retorica e di ogni divisa".

Myvincent 5/10/21 08:21 - 4039 commenti

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Un uomo oramai maturo, dopo una storia finita, ritorna nei luoghi natii per definire ancora meglio il suo distacco col passato e la sua crisi globale. Il film si divide in tre parti: l'amore e i suoi fallimenti, l'impegno politico giovanile, il senso di un'età matura che segna un nuovo inevitabile capitolo. Il tutto con lo sfondo di una città, Mantova, nebbiosa, evanescente, fantasmagorica quasi. Enrico Maria Salerno ci colpisce al solito con la sua recitazione personale, fatta come sull' "uscio della porta": distaccata, silenziosa, eppure così espressiva.

Noodles 29/11/22 16:01 - 2723 commenti

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La crisi dello straordinario Enrico Maria Salerno è la crisi di un'intera generazione, che dopo aver creduto e combattuto per degli ideali finisce per non avere più alcun riferimento. Qualcosa che probabilmente è destinato a capitare a tutte le generazioni, presenti e future. Film intriso di nostalgia, con il protagonista che torna nei suoi luoghi natii per ritrovare se stesso, finendo forse invece per acuire la crisi. Florestano Vancini sembra abbandonare la politica, ma anch'essa è parte pregnante di un film intenso e molto bello, con un grandissimo cast e una sapiente regia.

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