Il pianista Vernon Paris perde le mani in incidente. Un chirurgo visionario (e alquanto trombone), lo opera, attaccandogli quelle di un assassino. L’operazione riesce ma il musicista non le sentirà mai sue e finirà per impazzire. La messa in scena è statica, i personaggi tagliati con l'accetta e i dialoghi suonano spesso e volentieri ridicoli. Uniche note positive: l'interpretazione di un ispirato James Stapleton e una sequenza suggestiva (quella del luna park). Dallo stesso romanzo di Maurice Renard "Les Mains d'Orlac", sono stati tratti almeno altri tre film, tutti migliori di questo.
Celebre pianista, a seguito di un incidente, è sottoposto ad un trapianto di mani: il donatore è un criminale condannato alla pena di morte. L'istinto omicida si scatena inizialmente nei confronti del responsabile della menomazione fisica, poi deflagra. Il tema di Orlac, noto ai più per la successiva (1981) regia "nobile" di Oliver Stone era già stato ampiamente affrontato: nel 1924 da Robert Wiene (Orlacs Hände), nel 1935 da Karl Freund (Amore Folle) e nel 1960 da Edmond T. Gréville (Le Mani dell’Altro). Purtroppo in questa versione predominano un clima rarefatto ed un ritmo rallentato...
Non male. Questa ennesima variazione del famoso romanzo di Renard ha come nota positiva un bravo James Noah, il quale offre una bella interpretazione del pianista che ricevute le nuove mani scenderà nei neri meandri della follia. Va inoltre citata una certa crudeltà negli omicidi non comune per l'epoca. Il film si fa vedere con curiosità e, nella sua semplicità, anche con piacere. Da segnalare il finale nel teatro abbandonato (che seppur necessitasse di un po' più di movimento è una buona chiusa).
MEMORABILE: La donna bruciata viva; La morte del bambino.
A causa di un incidente, a un famoso pianista vengono trapiantate le mani di un killer, con le conseguenze che ognuno di noi può immaginare nella logica di un horror. Insomma, un film che si sviluppa da solo e per di più con una fotografia che più statica non si poteva davvero: praticamente 3-4 attori davanti a una telecamera pressoché fissa. Il finale lo avvolge definitivamente, incartandolo.
Modesto B-movie derivativo (Le mani dell'altro più che Amore folle), dalla blanda ma non ignobile patina inquietante, che paga pegno a causa della regia anonima e statica, indecisa se tentare la via di un realismo straniante o votarsi all'antinaturalismo. La prova del protagonista, tuttavia, è buona; riesce a materializzare il dramma sia mentale che fisico del personaggio di un brillante pianista che dalla paranoia tracimerà nella follia omicida. Alcuni passaggi (su tutti l'incontro con l'ex amante e i deliri al pianoforte) non sono male.
Variazione sul tema “Le mani di Orlac” di Maurice Renard, in cui vengono cambiati i nomi dei protagonisti e molte situazioni della trama, come i delitti, che non sono eseguiti con dei coltelli (sono più vari e comunque divertenti). Girato come un noir dall'atmosfera sempre notturna, è perlopiù incentrato sui dialoghi, che spesso sembrano solo allungare il minutaggio e in alcuni momenti risultano ridicoli. La scena del luna park non è male, in un film che offre pochi ambienti e inquadrature alquanto statiche.
Il film certamente non è brutto, contiene un importante messaggio di fondo, ha un andamento abbastanza spedito e alcune scene notevoli. Quella del luna park è molto suggestiva e se fosse stata inserita in un altro film magari avremmo gridato al colpo di genio. La pellicola però soffre anche di una certa ripetitività di fondo, di alcuni passaggi di sceneggiatura veramente molto ingenui e di dialoghi non sempre efficaci. La recitazione è quella che è, in generale piuttosto affettata. Nel complesso guardabile, ma per apprezzarlo va assolutamente considerato per ciò che è.
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