Esordio di Gariazzo con uno strano noir (altri lo hanno definito metafisico), con una storia non originalissima ma tenuta con buon ritmo. L'inizio è quasi da gotico, soprattutto a livello figurativo (l'ottima fotografia è di Claudio Racca) e nonostante l'evidente economia dei mezzi rimane un film interessante e mai noioso. In particolare tutta la scena della cella frigorifera evidenzia un talento che purtroppo il regista mostrerà solo ogni tanto nella sua carriera. Bellissime le musiche di Marcello Giombini.
La crisi esistenziale di un ladro, che vive tra i tabarin e le belle donne, si manifesta nello stesso momento in cui nella sua vita compare una figura enigmatica, una donna di splendido aspetto ma di inspiegabile inquietudine... La lotta per la vita è fotografata attimo per attimo, insinuando nello spettatore quella giusta carica di ansia e di prostrazione. Grande teatralità di Alberto Lupo che esibisce una formula interessante e non noiosa di recitazione. Il pensiero e la psiche dettano la trama da interpretare per trovare una via d'uscita.
Gariazzo esordisce - promettendo molto più di quanto abbia poi mantenuto - con un bel film di difficile definizione, che oscilla fra il gotico e il noir in un cupissimo crescendo angoscioso e claustrofobico. Incongruenze e assurdità abbondano, ma sono perdonabili nel contesto antirealistico in cui si sviluppa tutta la vicenda, ottimamente fotografata da Claudio Racca e ben scandita dall'ossessiva musica di Marcello Giombini. Bravo Alberto Lupo nella parte di un fuorilegge disilluso e sconfitto, splendida ma puramente scenografica Helene Chanel.
MEMORABILE: La lunga scena nella cella frigorifera.
Bizzarro e particolarissimo noir italiano che pur con tutte le sue pecche ed i buchi di sceneggiatura, risulta più che gradevole e riuscito soprattutto grazie ad un ritmo avvincente che mantiene viva l'attenzione dello spettatore fino alla fine. Ciò, nonostante la trama non sia certo così imprevedibile ed il finale sia
più che telefonato. Qualche svolazzo verbale di troppo, ma più che piacevole se cercate un onesto film di genere.
Al suo esordio dietro la macchina da presa, Gariazzo mostra idee e qualità stilistiche che nel prosieguo della carriera riappariranno molto sporadicamente. La trama è quella di un noir, immerso però in un'atmosfera sospesa e quasi spettrale, in cui anche il finale lascia nello spettatore il dubbio di aver assistito a nient'altro che a un sogno. E in un simile contesto, paradossalmente, persino l'esiguo budget si rivela funzionale. Ottima la prova di Alberto Lupo, fuorilegge disilluso per il quale è impossibile non fare il tifo.
MEMORABILE: La chiusura della bara. La sequenza della cella frigorifera.
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