La signora in bianco - Film (1985)

Tratto da una piece teatrale, è un film molto originale e strano. In una notte estiva, in una camera d'albergo newyorkese s'incontrano (i nomi non sono citati, ma sono inequivocabilmente loro): Einstein, Marilyn Monroe, Joe Di Maggio e il senatore McCarthy (forse). Film molto parlato, strano ed interessante e recitato benissimo da Teresa Russell (che però non riesce a far rivivere appieno il mito di Marilyn) e dagli altri interpreti. Bella la scena dell'esplosione nucleare (che avviene solo nella mente di Einstein). Da vedere.

Particolare per forma e contenuto. Prendi 4 icone culturali (ritratte in un particolare momento della loro vita) e falle incontrare in modo alternato in una camera d'albergo. Vengono fuori paure, ansie, flashback, paranoie, dubbi, che nel loro piccolo inquadrano e svelano le personalità dei protagonisti. Un'alternanza di dialoghi che non sempre funziona e l'inevitabile staticità della rappresentazione sono l'inevitabile scotto da pagare per chi si vuole confrontare con questo film (che richiede comunque di esser seguito con attenzione).

Film roeggano di chiara matrice teatrale, ambientato quasi esclusivamente in una camera d’albergo in cui si muovono e discutono tra loro quattro personaggi, ognuno (a suo modo) “storico”. Il limite è probabilmente nell’eccessiva verbosità dell’operazione (ravvivata solo in parte da qualche squarcio onirico), anche se alcuni dialoghi sono interessanti ed a tratti divertenti. L’insieme delle parti (buone) vale più dell’insieme, non malvagio ma certo nemmeno memorabile. La Russell è bella e brava, ma il suo compito era improbo.

Einstein, Monroe, Di Maggio e il senatore McCarthy: niente nomi o cognomi ma sono inequivocabilmente loro ad incrociarsi in una camera d'albergo in questo film talvolta di troppo palese matrice teatrale ma bizzarro, stimolante, illuminato da lampi grotteschi. A fronte di un compito difficile se non impervio, gli interpreti se la cavano con onore ed anzi Curtis ha modo azzeccare una caratterizzazione tra il mellifluo e il minaccioso tra le migliori dell'ultima parte della carriera. Un gioco "insignificante", come recita il bel titolo originale, che si presta a tanti significati.