Da un romanzo di Andrea Camilleri un film che il regista Rocco Mortelliti sceneggia insieme a Camilleri stesso e a Maurizio Nichetti. Un giallo ambientato nella Sicilia del 1890, dove un maresciallo dei Reali Carabinieri (Nino Frassica) e un delegato di Pubblica Sicurezza che, come sottolinea lui, viene "dal Nord" (Maurizio Casagrande, effettivamente visto dalla Sicilia Napoli è il Nord), indagano sulla scomparsa di un ragioniere della Banca di Trinacria, il Patò del titolo (Neri Marcorè). Se ne son perse le tracce dopo che ha interpretato Giuda nel Mortuorio, una rappresentazione locale, e le ipotesi sulla sua fine si sprecano. In realtà più dell'intreccio,...Leggi tutto piuttosto confuso e mal delineato, contano i personaggi con i quali i due protagonisti entrano in contatto, macchiette spesso dialettali dagli atteggiamenti più imprevedibili. E' grazie a loro e alla sagacia di qualche bel dialogo se si trova il modo di sorridere o di apprezzare passaggi altrimenti convenzionali. La coppia Frassica/Casagrande non demerita, ha pосо modo di brillare limitandosi a seguire diligentemente il copione. E quando si giunge alla lunga ricostruzione finale dei fatti (coi nostri a spiegare gli accadimenti mentre si muovono come fantasmi all'interno dei vari flashback) ci si accorge di quanto debole sia la regia, persa spesso dietro a inutili divagazioni e incapace di dare la giusta incisività alla vicenda. Laccato e deludente.
A Vigata, durante la rappresentazione della Passione pasquale, il ragioniere Patò, interprete di Giuda, scompare misteriosamente. Commedia drammatica tratta da Camilleri, è un film piacevole, con alcune soluzioni narrative riuscite anche se non inedite (i siparietti in cui i personaggi "entrano" negli eventi passati), un po' limitata da una regia dall'impostazione televisiva. Buona la prova di tutti gli attori, tra i quali spiccano i due protagonisti, Nino Frassica e Maurizio Casagrande, molto affiati tra loro. Gradevole.
Pochade teatrale tendente alla fiction più marcata. Nonostante il marchio di Camilleri il film appare raffazzonato con ricchi inserimenti di dialetto siculo, spassionato e lievemente piacevole. Gli interpreti non sembrano mai credibili e le ambientazioni sanno di scenografie farlocche. Meglio fare uno sceneggiato che un film. Da salvare sono le indagini finali, ma fino ad certo punto... non siamo a teatro.
Un bel giallo nostrano, contaminato con la commedia soprattutto per la vena comica di Nichetti (fra gli sceneggiatori). La soluzione del mistero sulla scomparsa del ragioniere Patò è abbastanza difficile da intuire e intricata, cosa che rende le indagini scorrevoli e interessanti. Ottimo l'intero cast, capitanato dall'inedita ma efficace coppia Frassica/Casagrande, entrambi molto misurati e degni di nota. Buona anche la colonna sonora.
Da Camilleri un trattato giallo quasi in atti teatrali. Colui che deve impersonare Giuda nel "Mortorio" non si fa più trovare e la compagnia dei Carabinieri si allea con la squadra della P.S. per far luce sul fatto. Frassica e Casagrande sono un duetto che echeggia talvolta Totò e Peppino ma che non trascende mai i limiti imposti dalla trama. Ottimi anche gli attori di contorno, con la loro parlata stretta, molto caratteristica (per tutti la donna che ammette di aver avuto tanti rapporti sessuali). Una piccola chicca raffinata.
Se lo si classifica come film, allora ha un sapore molto datato; ma non per cercare di ricostruire il periodo storico in cui si svolge, datato come stile, nella sceneggiatura e nella regia. Viene più spontaneo classificarlo come prodotto per la tv, dove trova una sua più giusta collocazione, ma purtroppo senza perdere quel sentore di "vecchio", nel senso meno nobile della parola. Anche le interpretazioni, nonostante gli attori cerchino di mettere tutto il loro impegno, sono sottoposte a confini molto stretti, impedendo guizzi che avrebbero giovato.
Da Camilleri un giallo in costume che ripropone in salsa ottocentesca stile e ambientazioni che decretarono il successo di Montalbano. Il risultato è però appena sufficiente, perché il mistero è diluito da note di colore troppo folkloristiche che non vanno oltre la risaputa incomunicabilità fra il carabiniere isolano e il poliziotto del continente, mentre l'invadente uso della grafica digitale non riesce a nascondere l'impostazione vetero-teatrale della regìa. Bravi comunque Frassica e Casagrande, spaesato Bucci.
MEMORABILE: Durante un interrogatorio: "Quel grandissimo cornuto..." -"Moderiamo i termini!" -"Va bene: quel cornuto...".
Gradevole pellicola tratta da un romanzo di Camilleri, deve la sua riuscita alla buona prova dei due protagonisti Frassica a Casagrande, impegnati nella ricerca del ragioniere scomparso. La regia non è il massimo, ma la vicenda prende piede bene e coinvolge lo spettatore quanto basta, anche con qualche buona trovata. Ovviamente non ai livelli dei romanzi con Montalbano, ma un Camilleri alternativo, per niente male.
La riduzione televisiva del romanzo parte della serie "storica" su Vigata sconta un ritmo troppo lento e affastellato di personaggi, ma solo il duo di affiatati investigatori composto da Frassica e Casagrande offre un limitato divertimento costituito dalle loro schermaglie; accurata la scenografia, gustose alcune figurine di contorno con scene anche audaci (il rapporto sessuale in un luogo sacro), pleonastici lo stratagemma di ricostruzione teatrale dei fatti e le scene in CGI.
MEMORABILE: Il coro dei testimoni, ognuno offre la propria versione preferibilmente in colorito dialetto stretto.
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