Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 30/04/18 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71
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Buiomega71 30/04/18 00:45 - 2925 commenti

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Suggestiva immersione nel folklore e nei meandri dell'arcano delle credenze popolari di quell'italia cara ai Fulci, agli Avati e ai Rondi. Polito rievoca atmosfere fiabesche nere intinte nel witch movie, tra follia pandemica dedita al linciaggio, maternità e un prefinale orrorifico tra megere vere e presunte (il volto della Janara, la sua oscura figura baviana, le sue lacrime, i bambini spettri, il rituale). A tratti pare una fiction (il tradimento del marito o il prete con terribile slang inglese), ma pervasa da un fascino malefico che si fa apprezzare.
MEMORABILE: L'apparizione finale della Janara stivalettiana; La chiusa terrifica con il baby call; Il linciaggio del prete; La cerimonia "esorcistica" al fiume.

Rufus68 30/06/19 15:43 - 3851 commenti

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Le buone intenzioni ci sono tutte, dal tentativo di donare una forma compiuta al ripescaggio del folclore provinciale come teatro dell'orrore italiano (l'unico possibile). Purtroppo tali propositi rimangono sulla carta. La mancanza di un cast adeguato fa scadere l'atmosfera a quella esitante e stucchevole delle telenovelle nostrane tanto che, a tratti, si ha l'impressione di stare sul set di Un posto al sole. Il disastro ne innesca altri (trama, dialoghi) e di streghe e maledizioni, alla fine, non rimane che cenere televisiva.

Lupus73 8/07/20 01:51 - 1500 commenti

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In un paesino del beneventano scompaiono bambini e le superstizioni locali indicano la leggenda della janara (strega locale). Affascinante per l'atmosfera oscura, pregna di tradizione popolare del Meridione e per l'ambientazione vernacolare (ma il vernacolo è assente dai dialoghi). Sceneggiatura interessante (ma a tratti da soap) che trova i suoi limiti nel finale piuttosto fiacco e nell'interpretazione troppo "accademica" del cast. Una visione ci può stare, ma tra gli horror/thriller (recenti) a tema popolare nostrano meglio In fondo al bosco o i lavori di Bianchini.
MEMORABILE: Il soggetto basato sul folclore popolare beneventano che riguarda le streghe del noce

Maurizio98 24/08/20 23:47 - 30 commenti

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A volte ritornano frammenti moderni e sorprendenti del thriller all'italiana. Siamo dalle parti di Non si sevizia un Paperino ma anche di Solamente nero. Location suggestiva parallelamente alla suggestione che, a tratti, pervade la narrazione. Attori poco più che sconosciuti ma che recitano dignitosamente, pur in stile scolastico e da fiction, nel crescendo della vicenda. Si sente il mestiere di Stivaletti per il "lavoro sporco" e il riflesso delle streghe che distingue spesso il cinema di genere ma anche le fiabe popolari che si narravano attorno al fuoco in tempi lontani.

Minitina80 8/11/20 12:55 - 2990 commenti

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Si sente odore di gotico italico e cinema di genere in un’operazione che merita un plauso per il coraggio e le buone intenzioni. Non riesce, però, a esprimere bene il potenziale proveniente dal folklore sannitico delle janare che poteva rappresentare un unicum in ambito cinematografico. Una sceneggiatura che ricalca pedissequamente i cliché del genere non permette, infatti, al film di Polito di svettare e fare la differenza. Di conseguenza altri difetti vengono enfatizzati di rimando, venendo meno il mordente e la tensione emotiva. Buone le musiche, che meritavano maggior spazio.

Bubobubo 19/04/21 14:56 - 1847 commenti

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In un paesino del Beneventano i bambini cominciano a scomparire a manciate. La gente del posto è convinta che non di un pedofilo si tratti, ma di un'apparizione stregonesca del posto, la Janara... Sebbene indipendente nelle dimensioni e nella realizzazione, il folk horror di Bontà Polito è assai più dignitoso di molti simili prodotti coevi, anche nel tentativo ambizioso, peraltro parzialmente riuscito, di fondere suggestioni fiabesche e stilemi gotici (gran parte del film è immerso in una tenebra permanente, che inganna lo sguardo). Buono il colpo di scena conclusivo.
MEMORABILE: Il finale.

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  • Discussione Buiomega71 • 30/04/18 10:23
    Consigliere - 26074 interventi
    Suggestiva immersione nel folklore e nel mistero arcaico delle credenze di quell'Italia superstiziosa e ancorata alle leggende tanto cara ai Fulci, agli Avati e ai Rondi

    Il giovane regista napoletano Roberto Bontà Polito getta una luce sinistra sul piccolo paesino di San Lupo (nel beneventino), e sulla leggenda della Janara (sorta di fattucchiera che viveva nei boschi e gettava fatture e malocchi, rimasta incinta da forze maligne venne messa al rogo dalla sacra inquisizione, maledicendo gli abitanti di San Lupo), creando un mix affascinante tra la fiaba nera e il più classico dei "witch movie"

    Polito evita accuratamente effettacci e scivoloni nel macchiettistico, per concentrarsi sull'atmosfera maligna e occulta che regna nel paesino, donando un punto di vista prettamente personale e quasi intimistico della paura.

    Tra follie pandemiche di una folla inferocita pronta al linciaggio, cerimonie "esorcistiche" sul bordo di un fiume, invocazioni rituali, maternità messe in serio pericolo (la Janara rapisce i bambini-o meglio, se li porta con sè cadaverelli- e si avventa su donne gravide, cercando quella gravidanza perduta che gli abitanti le tolsero nella notte dei secoli), un paesino dove i bambini spariscono senza lasciare traccia (un pò come nei Bambini di Cold Rock), ma che tornano sotto forma di spettri inquieti nelle allucinazioni premonitrici della protagonista (come nel secondo della Strega di Blair, dove la Janara può apparire come la "cugina" italiana), fino all'apparizione finale della Janara stessa, che si strugge in lacrime dannate (colandole anche dal naso), condannata a cercare il suo bambino per l'eternità, in una manifestazione baviana con il tocco di Sergio Stivaletti e chiusa inaspettata quando agghiacciante sul visore di un baby call

    Polito torna a rivangare i fasti del nostro cinema gotico, con un tocco di realismo, di quella fetta oscura del bel paese di cui L'arcano incantatore, Non si sevizia un paperino e Il Demonio sono stati i numi tutelari, tra leggende, fattucchiere, maledizioni, sospiri, lamenti rochi e paure radicate dettate dall'oscurantismo del passato, bambini che scompaiono e la donna vista come portatrice di male e sventure

    Non tutto fila liscio (parentesi da fiction come il marito della bruttina protagonista che se la fà con la sorella più bona e spregiudicata, il prete con ridicolo slang inglese stile la Tassoni del Bosco, le pasticche messe nel tè senza un reale perchè), ma nonostante un budget discreto il regista riesce a creare un aurea piena di richiami sinistri e maligni, con squarci onirici (gli incubi di Marta, i bambini fantasma) e la costante presenza ostile della strega, nelle fotografie , nell'aria opprimente che si respira a San Lupo, nell'odio medievale della popolazione che vive nel terrore e che sfocia nel linciaggio, tra fughe nei cunicoli, case maledette diroccate nel bosco e riti occulti.

    Buona prova del cast e ottimo l'apparato tecnico (dalle musiche di Sandro Di Stefano alla fotografia di Roberto Lucarelli) con le suggestive location di San Lupo che stanno a metà tra i Taviani e i paesini lucani fulciani.

    Il nuovo cinema di genere italiano ripesca le sue origini, e il risultato e tutt'altro che disprezzabile

    La canzone della Janara, sui titoli di coda, è cantanta da Eugenio Bennato e Pietra Montecorvino
    Ultima modifica: 30/04/18 22:02 da Buiomega71
  • Homevideo Buiomega71 • 30/04/18 10:25
    Consigliere - 26074 interventi
    Buono il dvd edito dalla Alfabat

    Formato: 1.85:1

    Audio : italiano (in presa diretta)

    Nessun sottotitolo

    Come extra solo il trailer

    Durata effettiva: 1h, 27m e 47s