Il sapore dell'acqua - Film (1982)

Il sapore dell'acqua

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Se Anna un tempo era l'insegnante, il punto di riferimento, chiamata a fare i miracoli per ristabilire in qualche modo l'equilibrio psicofisico della ragazza ridotta allo stato brado, qui Anna diventa il nome di una giovane simile a quest'ultima, una ventottenne che vive chiusa in un armadio. Persi i genitori - che il protagonista Hes (Thoolen), ruvido assistente sociale deciso fin lì non farsi a coinvolgere dai drammi di chi ha il compito di aiutare, conosceva - Anna è di fatto perduta. L'unico deciso a prendersi cura di lei, al di là di una situazione in apparenza insostenibile, è proprio Hes.
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Dopo aver spiegato al suo giovane collaboratore come affrontare i casi anche più disperati senza mai farsi guidare dal sentimento, dopo aver teorizzato l'impossibilità di concentrare gli sforzi sui troppi che ne avrebbero un disperato bisogno, Hes si trova di fronte a una sfida che mina alla base tutte le sue convinzioni. Anna (Curvers) è semplicemente ingestibile: sgattaiola a quatro zampe per la casa, grida, si avventa sul cibo distruggendolo, non permette che la si lavi e nemmeno quasi la si tocchi; eppure Hes ha deciso che la aiuterà, infischiandosene di tutto e tutti, a cominciare da un lavoro che richiederebbe la sua presenza ormai invece focalizzata su un unico caso.

Quello che il regista ci mostrerà - e lo si può immaginare facilmente - sono i lenti, talora minimi progressi di una ventottenne che fa impressione quasi anche solo osservare, e non solo per la fotografia buia che tende lungamente a nasconderne i tratti dietro la furia incontrollabile. L'ambientazione insolita, opprimente, in un'Olanda inquadrata quasi esclusivamente in interni, tende a sottolineare nella prima parte la grigia esistenza di un travet la cui caratteristica è quella di mostrarsi freddo come le pratiche che sbriga, i moduli che fa compilare a chi gli siede di fronte innervosito dal lungo tempo trascorso ad attendere il proprio turno. Abituato ad avere tutto sotto controllo, a seguire iter burocratici prestabiliti e senza sorprese, si trova davanti per la prima volta qualcuno che lo costringe ad agire in modo completamente diverso. Hes non ha modo di fermare l'aggressività di Anna, può solo subirla cercando col tempo di smussarne le asperità, di educare la poveretta alla vita attraverso un processo faticoso e sfibrante. Ed è la metamorfosi del protagonista (che non si rade più), prima ancora di quella di Anna, a diventare importante.

Pur tuttavia, e al di là dell'indubbia serietà del progetto di un regista non a caso premiato a Venezia come miglior esordiente, il film - dopo una prima parte attendista in cui si cerca di decifrare in cosa realmente consista il mestiere di Hes - s'incanala in una direzione che non prevede sbocchi diversi dagli immaginati. Seunke procede senza guizzi incagliandosi in una riproposizione di maniera di una storia che il cinema conosce bene (impossibile non citare pure Truffaut), senza aggiungere molto alla gelida resa del mondo in cui Hes si muove, mostrando quanto questi mascheri esteriormente ogni emozione mentre punta a un unico obiettivo: rieducare Anna. Sembra quasi una produzione d'oltrecortina, per la rigidità espositiva e la cupezza della fotografia, e pur apprezzando la credibilità del racconto non è facile lasciarsene coinvolgere.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 21/11/20 DAL BENEMERITO SCHRAMM POI DAVINOTTATO IL GIORNO 25/01/24
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Schramm 21/11/20 23:08 - 3490 commenti

I gusti di Schramm

Se l'Argo Panoptes burocratizzante l'handicap fissa l'abisso, magari illuso d'irreggimentarlo, l'abisso se la ride ipnotizzando lo status quo e soprattutto chi per lui. Prendendo a prestito-pretesto la parabola di truffautiano ceppo che cavilla sul villeggiare nell'inferno altrui per redimersi dal proprio, Seunke parrebbe più allettato-allertato dal richiamo della trasognata interzona ove Herzog e Zulawski tenzonano. Ma non è purtroppo a quest'ultima che le da tutte vinte, e il film si autosgambetta e capitombola nelle secche del giaculante sociologismo. E noi si fa spallucce delusi.
MEMORABILE: L'incubo.

Noodles 8/06/21 23:17 - 2204 commenti

I gusti di Noodles

Un grigio burocrate si occupa di casi umani dal suo squallido ufficio in maniera fredda e distaccata, sinché non incontra la figlia ritardata di una coppia suicida e decide di prendersene cura. Tenuto conto della generamente scarsa credibilità di tutta la storia, lo spunto non sarebbe nemmeno male se il film non fosse tanto lento e se le scene fossero state scritte meglio, mentre l'andamento è spesso incomprensibile. La fotografia oscura è croce e delizia: interessante e simbolica, ma finisce per contribuire al gran ballo della noia. Occasione sprecata.

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