da Corriere.it - 13 novembre 2013
Ny, musicista rock iraniano viene cacciato
dalla band. Uccide 3 colleghi e si suicida
Sembrava una di quelle belle storie che il rock’n’roll ogni tanto sa offrire: il gruppo di esuli iraniani che scappa a New York, costretti a fuggire dal loro paese perché la loro musica è considerata poco ortodossa. E che poi, dopo aver fatto una discreta fortuna, accoglie altre band di connazionali.
UN TRISTE NOIR- E invece la vicenda degli Yellow Dogs e dei Free Keys assume i colori del noir, un triste noir in quel di Williamsburg, il sobborgo ebraico e fu industriale di Brooklyn che ha visto la rinascita del garage rock a partire dalla metà degli anni’2000 (vedi gli Strokes e tutti gli altri ). L’ex bassista dei Free Keys, Ali Akbar Rafie ha ucciso due di quelli che un tempo erano i suoi amici del cuore, Arash e Soroush Farazmand, fratelli e rispettivamente batterista e chitarrista degli Yellow Dogs. E poi il cantautore e scrittore Ali Eskandarian, anch’egli iraniano, che faceva parte della stessa etichetta delle altre due band. Ma facciamo un passo indietro.
SCAPPATI DALL’IRAN- La storia inizia a Teheran: quattro ragazzi sopra i vent’anni, gli Yellow Dogs, suonano in uno scantinato della capitale sognando di diventare i Joy Division. Ma di nascosto, perché la loro musica ( e le loro acconciature ) non sono affatto gradite nella Repubblica Islamica. Nel 2009 finiscono in un film che racconta la scena underground (davvero underground perché illegale) iraniana, «I Gatti Persiani» : il film piace e viene premiato a Cannes nel 2009. Ma i ragazzi, improvvisamente colpiti da tanta notorietà, entrano nel mirino della famigerata buoncostume iraniana. E decidono di scappare. Dopo uno show a Istanbul, nel 2010, fuggono a New York, dove gli viene dato un visto per rifugiati. Dal loro quartiere generale, nel cuore appunto di Williamsburg, inizia una lenta, ma inarrestabile ascesa : gli Yellow aprono per band quotate come i Black Lips, suonano al festival rock forse migliore al mondo, l’SXSW di Austin, e quindi in santuari dell’indie come la Knitting Factory, a Downtown. Va talmente bene che fanno venire dall’Iran i Free Keys, una delle band con cui condividevano la clandestinità a Teheran.
QUATTRO MORTI - E al basso dei Free Keys c’è Ali Rafie, detto Ak. che conosce i colleghi degli Yellow da una vita. Ma , dopo i primi concerti, all’improvviso i rapporti si guastano: Ak viene mandato via , perché sembra abbia venduto delle attrezzature senza il permesso degli altri e si sia intascato i soldi, e viene sostituito nel maggio scorso. «Motivi futili» dirà il manager di entrambe le band, Ali Salehezadeh, iraniano pure lui. Ma tant’è, Ak inizia covare un rancore sordo e implacabile,: a un passo dal sogno, è convinto gli sia stato negato. Passata mezzanotte, con una pistola automatica si reca nell’ex deposito trasformato in abitazione dove vivono gli Yellow Dogs con il loro collega Ali Eskandarian: entra sparando dalla finestra, ferisce un giovane artista al braccio, il 22enne Sasan Sadeghpourosko, che si trova lì per caso. Poi sale al secondo piano e uccide nella stanza da letto, colpendolo al petto, il primo dei due fratelli, Soroush, sale al terzo e ammazza Arash e Eskandarian. Poi s’inerpica sulla terrazza e si spara un colpo in testa. Così lo troveranno i poliziotti, con un fucile accanto al corpo. «Perchè mi avete fatto venire fino a qui dall’Iran per poi cacciarmi via?» pare siano state le sue ultime parole. E quella che era una bellissima storia si trasforma in una stupidissima tragedia.