Durante la guerra del Vietnam il disk-jokey Cronauer conduce da Saigon un programma per le truppe americane diventando molto popolare ma creandosi diversi problemi con i suoi superiori. Il film di Barry Levinson è un tentativo di portare la commedia all'interno del dramma del conflitto vietnamita. Il film è quasi completamente incentrato sulla figura del protagonista a cui presta il volto un vulcanico Robin Williams, che monopolizza il film con i suoi divertenti monologhi. Il limite è quello di non avere creato una cornice degna del protagonista.
Robin Williams nei panni di un dj impegnato nel tenere alto il morale delle truppe; impresa non delle più facili, visto che siamo in Vietnam nel momento peggiore per l'esercito USA. Funzionale nel suo classico mix tra dramma e commedia, cade forse in qualche cliché di troppo ma può contare su un ottimo gruppo di attori nelle parti secondarie. Inoltre Williams è al suo massimo splendore, ed è un piacere vederlo all'opera.
E’ il classico film che doppiato perde buona parte del suo fascino che, nell’originale, è costituito dalle pirotecniche performance verbali di William (ad una delle sue migliori interpretazioni) che pur ottimamente doppiate nella versione italiana, non possono, ovviamente, raggiungere le vette della voce naturale dell’attore americano. La storia non è eccezionale ma la prova attoriale vale da sola il prezzo del biglietto.
Buon film, anche se si ricorda più per l'ottima interpretazione di Robin Williams (vista senza doppiaggio si apprezza ancor di più) che per la storia in se stessa (seppur realmente accaduta), che sa di già visto. Pellicola gradevole e i momenti esilaranti non mancano proprio.
Blatera, irride le autorità, indottrina sul turpiloquio, bombarda le truppe con musica rock, si innamora di una Viet Cong... Il dj Adrian Cronauer è un'autentica mina vagante: chiarito il concetto nei primi venti minuti a Barry Levinson non rimane che ribadirlo a oltranza per i restanti cento, lasciando ampio spazio d'improvvisazione a Robin Williams per gigioneggiare. Si gongoleranno i suoi fan: per gli altri si profila un film schematico e convenzionale, che pur apportando la commedia nei territori del cinema di guerra non consegue esiti interessanti. Meglio M.A.S.H., ma non di molto.
Film (d'ambientazione "guerra nel Vietnam") attinente a un certo tipo di cinema americano Anni '80 che combinava avvenimenti drammatici alla commedia, qui alla comicità di Williams che si lancia in monologhi radiofonici atti a sollevare il morale della truppa (certamente non felice di stare nel Vietnam tra zanzare, torture dei vietcong, menomazioni e amputazioni di arti deturpati dalle mine). Il film ha un suo ritmo, ma si sostiene solo ed esclusivamente per la grande prestazione di un allora giovane Robin Williams.
Un'ironica e costruttiva critica della guerra del Vietnam vista con gli occhi ma soprattutto le parole di un geniale dj, uno scatenato e istrionico Williams. La vicenda ruota intorno al protagonista che si destreggia tra superiori illuminati e altri troppo ottusi, indigeni oppressi e altri rivoluzionari e un amore impossibile. Narrazione interessante che cerca allo stesso tempo di sdrammatizzare la barbarie di quell'inutile conflitto.
Efficace commedia, che affronta il problema Vietnam da un punto di vista originale e fino a quel momento inedito. La storia di Cronauer diverte e appassiona, toccando anche alcune corde drammatiche quando lui stesso capisce l'importanza della comicità per intrattenere i soldati. Irrefrenabile Williams, in una delle sue performance migliori, ed efficace Whitaker come spalla comprensiva. Buona la regia di Levinson, che sa ben alternare i toni senza mai farli stridere tra loro. Da non perdere.
Disk-jockey americano a Saigon alza il morale alle truppe e capirà diversi aspetti della guerra. Dopo una prima parte centrata sui giochi verbali di Williams (perfetto nel ruolo, anche se con qualche eccesso) il film s'incanala nei veleni delle invidie e del terrorismo. Buona rappresentazione delle fasi urbane, con messaggi sulla durezza del conflitto che vanno a segno. Conclusione col piccolo vietnamita un po’ forzata ma che serve a chiudere la vicenda.
MEMORABILE: Williams che chiama “Taxi!” un risciò; La canzone di Louis Armstrong con le immagini della guerra; I gradi militari definiti come un’ammucchiata.
Un aviere giunge nella Saigon martoriata dalla Guerra del Vietnam per condurre una trasmissione radiofonica musicale e allietare lo spirito dei soldati suscitando, con i suoi modi poco convenzionali, successo tra i commilitoni e molti guai con i superiori. Primo film in cui Williams alla sbruffoneria che fa capolino qua e là unisce un inconsueto registro drammatico, specialmente nella seconda parte. Ottima la sua prova (che gli valse una nomination agli Oscar), bravi anche tutti gli altri attori. Levinson usa la mdp con indiscusso trasporto.
MEMORABILE: "Lo sa? Mai nessun bipede al mondo ha avuto tanta urgenza di un pompino quanto lei".
Fondamentalmente un film solo per fans di Williams; l'attore regala una delle sue performance più brillanti nei panni del logorroico e sarcastico DJ e la sua dialettica la fa da padrona (buono anche il doppiaggio nella versione italiana). Ci sono alcuni momenti divertenti, ma nel complesso il film tende a ripetersi un po' troppo e non convince particolarmente nelle parti drammatiche; mettere "What a wonderful world" sotto scene di guerriglia e morte per aumentare l'effetto drammatico è quanto di più stucchevole e disonesto possa esistere.
Un film costruito esclusivamente sul talento istrionico di Robin Williams, qui totale mattatore nella parte di uno speaker radiofonico che cerca di allietare le truppe con i suoi monologhi e le sue provocazioni. Per il resto, pur essendo apprezzabile l'idea di smarcarsi dalla classica narrazione sulla guerra del Vietnam per mostrarne un lato insolito, la sceneggiatura si rivela piuttosto debole e ripetitiva. Da vedere in lingua originale.
Un buon film, che ha il demerito di essere sempre uguale a se stesso per due ore ma che ha il grande merito di mostrarci un Robin Williams semplicemente straordinario, forse alla sua migliore interpretazione, per nulla rovinata dal comunque ottimo doppiaggio italiano. Siamo durante la guerra del Vietnam, ma stavolta di guerra se ne vede di meno perché l'azione è concentrata su Saigon e, tra un attentato e l'altro, l'attenzione è tutta sul DJ protagonista, che sovrasta gli altri personaggi. Divertente la critica alle istituzioni americane. Buono.
Commedia militare che orbita interamente, incessantemente e vorticosamente intorno al carisma e all'istrionismo inimitabile di Robin Williams (gli valse anche la sua prima candidatura agli Oscar come miglior attore). Chi altro avrebbe potuto interpretare questo ruolo delicato senza scadere nel ridicolo o nel volgare, specialmente parlando dei comici attuali? Certo non un capolavoro e andrebbe visto e ascoltato in lingua originale per meglio apprezzarne le miriade di battute, ma inequivocabilmente un cult per quanto riguarda questo genere di film.
MEMORABILE: "Signore? Ti risulta da questa uniforme che io sia un ufficiale? Per te che significano tre sopra e tre sotto?" "Un'ammucchiata”.
Commedia nell'abituale stile agrodolce di Levinson che romanza un po' la storia di Adrian Cronauer, irriverente DJ della radio militare USA in Vietnam, ma comunque riesce a fornire un'immagine credibile del personaggio. Il film è imperniato sull'interpretazione esuberante di un Williams libero di improvvisare sul set, sconfitto quell'anno nella corsa all'Oscar solo dal Gekko di Wall Street. La guerra rimane un po' sullo sfondo, come pure la polemica antimilitarista. Prodotto quindi perfetto per il pubblico americano che lo ha premiò con un grande risultato al box office.
Basato sulla storia vera di Adrian Cronauer, disc jockey dell'aviazione dall'umorismo politically incorrect mandato in Vietnam. La guerra è vista dalle retrovie, come sfida di parole: una logomachia tra il linguaggio caustico e creativo del protagonista e quello ufficiale, secco e aggressivo delle agenzie e degli alti ufficiali. Williams sguazza come un pesce nell'acqua, regalando un'ottima interpretazione. All'altezza gli altri. Il brano "Nowhere to run" di Martha Reeves and the Vandellas suonato in radio sembra un evidente omaggio a I guerrieri della notte.
MEMORABILE: Cronauer si barrica nello studio per poter dire in forma ironica la verità.
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Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (Ciclo: "Top film: Quando il cinema piace ai giovani", martedì 11 dicembre 1990) di Good morning, Vietnam: