Raffinata, elegante, amarissima ed a tratti bella ed interessante riflessione sul cinema che sconta però un ritmo troppo lento a causa di una sceneggiatura troppo verbosa e sicuramente non all'altezza delle intenzioni, che delude doppiamente soprattutto se si pensa che a scriverla è stato un grande come Pinter e che è tratta da un romanzo di un altro grandissimo (Fitzgerald). Cast di all-star davvero nutrito, con un De Niro una spanna sopra tutti. Riuscito a metà ed è un peccato perché avrebbe potuto essere un grandissimo film.
MEMORABILE: Quando De Niro spiega e Pleasence il senso del cinema attraverso un nichelino. Semplicemente indimenticabile.
Nella vita dobbiamo avere un copione che ci accompagna fino alla fine e ci dice cosa dobbiamo dire e fare, altrimenti siamo perduti, perché la vita è una recita e chi la vive è un attore. Sembra questo l'unico messaggio che ci viene da questo film, fatto e interpretato da grande gente del cinema e che racconta il mondo del cinema stesso. Poi basta una donna che gioca con il corpo e i sentimenti, per stravolgere tutto. Il film è brutto, come il film in bianco nero che Curtis e la Moreau girano dentro il film. Buone un paio di battute di Mitchum.
Considerando soggetto, cast e regia ci si aspetterebbe un capolavoro, invece la montagna partorisce un topolino, o meglio un film discreto ma troppo freddo, approssimativo, minimalista se non minimale, a tratti futile. Non mancano brevi lampi di grande cinema, ma aumenta il rimpianto per quello che sarebbe potuto essere il film.
Cinema sul cinema: tanto raffinato quanto lento, rarefatto, in fin dei conti piuttosto tedioso. Ultima regia di Kazan, che regala lampi di genio (l'incidente iniziale, la serata con Nicholson) però troppo dispersi in un apparentemente interminabile film dalla scrittura blasonata (Pinter da Fitzgerald, nientemeno), dalle buone interpretazioni (De Niro, lo stesso Nicholson), che richiede allo spettatore molta attenzione e molta pazienza. Non per tutti.
Alla sua ultima opera Kazan affronta una riflessione sul cinema prendendo a prestito l'ultimo romanzo di Fitzgerald; volontà di pagare i debiti col passato di collaborazione con McCarthy, denuncia finale di impotenza contro una macchina che stritola anche i più dotati, (auto)accusa di fallimento umano, fuga nel "sogno" che si conosce così bene. Ma il film, pur con momenti eccelsi, sconta una messinscena algida ed è irrisolto nelle sue due "metà". De Niro immenso, comunque, ma stiamo giocando toppo al cinema nel cinema. Parti in bianco e nero malriuscite.
MEMORABILE: Ovviamente la scena del nichelino, spiegazione di cos'è il cinma, anche quello "intellettuale".
L'ultimo film di Kazan si presenta come una sorta di storia d'amore, che purtroppo non si distingue né per ritmo né per originalità. Scorre tutto molto liscio in questa vecchia California. Nonostante queste piccole debolezze, anche grazie al cast, Kazan riesce in qualche modo a plasmare il film attorno a una semplice storia in modo efficace. Un finale di carriera non troppo soddisfacente ma comunque accettabile.
Stratificato, complesso gioco letterario-cinematografico, sfizioso se pur viziato dall'algido intellettualismo di fondo (Pinter sceneggia l'incompiuto di Fitzgerald). Kazan, al suo ultimo film, conferma d'esser un prodigioso direttore d'attori ma un regista troppo "classico" per un'opera che avrebbe richiesto più dinamismo. La descrizione della vecchia Hollywood è cinica quanto (volutamente) svenevole la storia d'amore tra Monroe e Kathleen. De Niro il meglio del crepuscolarismo lo ha dato con Leone, il resto del cast vale la visione per misura e carisma.
MEMORABILE: L'apparizione della Boulting durante l'allagamento; Il duetto Nicholson-De Niro; Robert Mitchum; La "particina" di Anjelica Huston; L'incantevole Russell.
Il sentore da Hollywood Babilonia c'è, il gran cast anche e alcune battute sono memorabili. Ma sembra che Kazan, nel modo di raccontare, sia rimasto agli anni 50, con una lentezza e una staticità da rasentare la noia. Quello che poteva essere un fiammeggiante pamphlet del cinema che racconta il cinema (come fece Schlesinger nel bellissimo Il giorno della locusta) diventa un annacquato melodramma con inutili e fastidiose impennate romantiche da melò sirkiano. Resta l'ottima ricostruzione d'epoca e una certa atmosfera decadente. Un classico mancato.
MEMORABILE: De Niro, che durante i giornalieri del film, si inalbera perché l'attore di Tony Curtis pronuncia: "Né io te"; La ragazza nascosta nello sgabuzzino.
Balza immediatamente agli occhi l’eleganza e la raffinatezza stilistica di alcune sequenze in cui si nota una mano non proprio comune a tutti. Non mancano nemmeno i nomi importanti nel rooster degli attori, ma tutto questo perde di significato semplicemente perché il soggetto non è interessante, o almeno non è stato reso minimamente tale. Un’opera, inoltre, che parla del cinema visto dal di dentro è sempre un discorso complesso che spesso si traduce in noiose autocelebrazioni. Futili le incursioni nel sentimentale, che non decollano mai.
Atmosfere anni 30 per un uggioso omaggio al cinema degli anni ruggenti. Fin dalla scena iniziale con il vecchio Carradine che fa da cicerone a un gruppo di visitatori, questo è un film di fantasmi tenue e malinconico. Il veterano Kazan appare piuttosto spento e De Niro è fin troppo misurato per riuscire a infondere un minimo di emozione alla vicenda. E a mancare è proprio quell’azione che il protagonista descrive come il motore di una pellicola cinematografica. Cast stellare in cui si confrontano almeno tre generazioni di divi hollywoodiani.
MEMORABILE: “Che succede poi? Non so, stavo solo facendo cinema”; L’enorme testa di cartapesta felliniana alla deriva; L’incontro tra De Niro e Nicholson.
Degno commiato, da parte di Elia Kazan, dal grande schermo. Per farlo sceglie un romanzo incompiuto di Fitzgerald, per interpretare il quale chiama uno stuolo di attori famosissimi e bravissimi (De Niro su tutti). Ne esce fuori un film affascinante in alcune fasi ma anche troppo lento e verboso in altre, ovviamente ben recitato e realizzato benissimo dal punto di vista tecnico. Già bella e brava Theresa Russell (qui all'esordio su grande schermo) così come degna di nota è anche Ingrid Boulting (che non avrà grande carriera). Buono, ma poteva essere meglio.
Kazan intesse un'elegante e acuta riflessione che si lega con un indissolubile doppio filo all'opera postuma e incompiuta di Fitzgerald, adattandola a una narrazione corposa e splendidamente prolissa, nei cui pur presenti silenzi si vanno a condensare abili e amaramente indelebili pennellate di critica lettura del mondo hollywoodiano, cinica fabbrica adornata di sogni e viziosi capricci. La preziosa e fragilmente riservata interpretazione di De Niro intarsia in maniera eccellente il risultato complessivo, e il tema amoroso non sfocia mai né in melodramma né in amarcord. Sublime.
MEMORABILE: La splendida metafora cinematografica del nichelino; L'abitazione incompleta di Monroe; Il rapporto con Cecilia e Kathleen; Il ping pong; Il finale.
Elia Kazan usa tutta la sua grandezza ed esperienza per trasporre su celluloide l'ultimo romanzo di Francis Scott Fitzgerald. Il risultato è di grande intensità anche perché in campo scende un cast straordinario pieno di grandi star dell'epoca, ognuna delle quali sa dare grande spessore al proprio personaggio (soprattutto Robert Mitchum e Robert De Niro). Il ritmo a tratti langue ma sembra sempre che segua alla perfezione la vicenda. C'è anche più di un'accorta riflessione sul cinema. Un film notevole, per il cast e per quello che sa trasmettere allo spettatore.
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Zender, nella frase che ho citato di Tony Curtis dice proprio : "Ne io te" , senza l'accento, non dice assolutamente "Nè io nète"...Se puoi modificare...Grazie.
DiscussioneZender • 22/04/12 08:07 Capo scrivano - 48842 interventi
Sì certo, cambiata, però mi spieghi che vuol dire? Cioè, dire "ne io te" vale a dire "lkdsafafsdk", per quanto mi riguarda. Non capisco il significato, nè riesco a capire da cosa puoi capire che non mette l'accento... Mi descriveresti la scena che son curioso? Che diavolo voleva dire Curtis??? A meno che la Moreau non gli abbia chiesto "io non ti amo" e lui abbia risposto "Nè io te" (con l'accento)...
Ecco Zender, esatto , l'ultima frase che hai scritto, proprio così "Nè io te" rivolto alla Moreau, della serie "Non voglio perderti", e lui le risponde così...
DiscussioneZender • 22/04/12 19:40 Capo scrivano - 48842 interventi
Ah ok, quindi l'accento c'è. Già un po' di più si capisce :) Ma come mai ti ha colpito la frase presa così a se stante?
Perchè è troppo divertente, ma ancor di più gli smadonnamenti di De Niro quando la ascolta nella sala di proiezione privata.
DiscussioneZender • 23/04/12 09:04 Capo scrivano - 48842 interventi
Ok, tutto chiaro grazie.
HomevideoRocchiola • 19/10/19 08:30 Call center Davinotti - 1318 interventi
Il DVD della Paramount è ormai fuori catalogo ma ancora reperibile a prezzi medi. L'immagine è discreta abbastanza pulita (qualche puntinatura è comunque presente), ma non molto incisiva. L'audio italiano monofonico è purtroppo bassissimo ma pulito, certo bisogna alzare parecchio il volume per sentire chiaramente i dialoghi.