Gli irriducibili - Film (1988)

Sinise dirige un "Thelma & Louise" in versione maschile con una sceneggiatura dotata di buon ritmo ma che purtroppo vede un cast mal assortito: il duo Gere/Anderson è nella parte di due fratelli tra loro diversi che al fallimento della fattoria di proprietà risponderanno in maniera dura e scappando da una parte all'altra del paese e immergendosi in un vortice di problemi. La storia può sembrare un po' scontata, ma ha dalla sua un ritmo incalzante e buoni dialoghi. Sinise si rifarà con Uomini e topi.

Gli spunti da dramma sociale rinvenuti nei primi minuti - la crisi dell'agricoltura e la confisca delle proprietà causati dai paradossi della politica reaganiana - scemano quasi subito in una sorta di "Bonnie & Clyde" tutto al maschile, blando e fiacco sia per gli scarsi ed improbabili sviluppi della sceneggiatura, sia per la regia dell'ancora inesperto Sinise e per la scialba prova del cast. Per tematiche affini nel cinema dell'America rurale degli anni Ottanta meglio rivedersi l'epico Il fiume dell'ira.

Dramma convenzionale, che comincia un po' come Il fiume dell'ira salvo poi prendere la strada del road movie, con la coppia di fratelli in fuga a far danni in veste di ribelli. Gere dimostra una volta di più la sua bravura ma il copione non lo serve bene, affastellando una serie di situazioni prevedibili e affiancandogli un poco ispirato Anderson. Buona l'ambientazione nell'America di provincia, poco ispirata la regia che sembra quasi da tv movie. Mediocre.

Ruolo anomalo per Gere in questo dramma rurale che denuncia le speculazioni delle banche ai danni di poveri agricoltori, sullo sfondo degli ipocriti 80s reaganiani. La reazione dei ribelli rednecks protagonisti porta a un road-movie reminescente del mito della coppia in fuga tipico di certo cinema 70s americano, da La rabbia giovane in poi; colpisce duro in alcune parti e risulta più riflessivo in altre, gode di una buona prova del duo protagonista e di magnifiche ambientazioni dell'entroterra Usa. Poco originale ma è una buona versione mainstream di un cinema solitamente regionale.