Impossibile non chiedersi come mai un grande e raffinato regista come Chabrol abbia potuto accettare di dirigere una pacchianata simile che è piena di luoghi comuni che puzzano lontano un miglio di cattiva letteratura. Anche il presunto erotismo è del tutto inesistente. Tratto da un romanzo di Henry Miller, rappresenta il punto più basso nella carriera del maestro francese e quindi va evitato.
Nella Parigi degli Anni Trenta un giovane americano con velleità letterarie, Joey (qualcosa di autobiografico con lo scrittore Henry Miller, dal romanzo del quale è stato tratto il film?), conosce Carl, fotografo polacco. Insieme spendono la loro giovinezza tra bordelli, fumo, alcol e tentativi di disgressioni intellettuali, mentre in Germania e in Europa si profila l'ombra del Nazismo. Il sesso sembra prevalere su tutto per il giovane americano che, anche da vecchio e nell'approssimarsi della morte, tenta l'accoppiamento con una ragazza giovanissima.
MEMORABILE: Buona apparizione della Galiena, in tutti i sensi, che da vita a un personaggio sessualmente deviato e divertente.
Un film sessualmente esplicito e allo stesso tempo poco erotico. Bizzarra la sceneggiatura e regia non del tutto riuscita. Resta l'ambizione di un soggetto particolare e interessante non sviluppato né messo in scena adeguatamente.
Un'altra occasione mancata e di brutto. Eppure ci sono i mezzi, il mestiere del regista, il cast: tutto - sulla carta - notevole e promettente. Ma il film non decolla mai, è piatto, tedioso, inutile. La narrazione, di per sé, avrebbe potuto essere interessante: Henry Miller in fuga dal moralismo proibizionista americano approda a Parigi tra bistrot, bordelli, donne di virtù non precisamente impeccabile, alcol e altre dissolutezze. Ma anche di erotismo ce n'è ben poco e tutto si risolve in un rassegnato sbadiglio. Assolutamente deludente.
Negli inquieti e poi turbolenti Anni Trenta, a Parigi, tra fumo di sigarette, fumi d'alcol, belle e ambigue donne, bistrò, bordelli e fantasticazioni intellettuali... Claude Chabrol si arrampica un bel po' sugli specchi; il suo stile è irriconoscibile (è chiaro, però, che ciò non è un tratto di sperimentalismo). E lo stile alieno non è il vero problema: il film è mediocre comunque, non ispirato; e l'erotismo - ovvero il presunto filo conduttore dell'insieme - non trova una resa figurativa affascinante e resta slavato.
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Sinceramente è passato troppo tempo dalla mia visione del film e non ricordo quasi nulla. Dal mio commento e da quelli degli altri si evince che il film parrebbe poco erotico per colpa della scarsa qualità della pellicola. E' tratto da Miller e questo potrebbe significare qualcosa, ma anche no, nell'attribuirlo al genere erotico che è forse ciò che voleva realizzare Chabrol, a quanto pare senza riuscirci. O più semplicemente, come spesso accade, è uno di quei casi in cui il genere è ballerino e quindi vanno bene entrambi. Per me va bene qualsiasi cosa scegliate.