Strabordante, come tutte le commedie di ambiente napoletano, di frusti stereotipi sul mondo partenopeo, il film segna un altro gradino nella parabola discendente di Festa Campanile che comunque farà di molto peggio negli anni successivi. Volgarotta e ritrita, la storiella ci riserva però delle piacevoli sorprese nel cast femminile: dalla brava Lina Polito alla sensuale Ria De Simone, dalla veterana Miranda Martino a un imberbe Marisa Laurito che mostra le sue ancor giovani poppe con disinvolta generosità. Efficace la musica di Riz Ortolani.
MEMORABILE: I cieli azzurri e i bei panorami sul Golfo che si godono dalle terrazze del vecchio palazzo napoletano.
Così così per due terzi, crolla nel brutto finale. Il tema del superdotato era stata toccato con mano felice da Vicario e Buzzanca, invece qui (e non certo solo per l'ambientazione proletaria) il tutto è volgarotto. Le buone interpretazioni (anche se Bucci ogni tanto viene fatto svaccare) non salvano il film. Nella mente restano la freschezza della Polito e la sorpresa nel notare che la moglie del personaggio di Caruso è Marina Lotar.
Un brutto passo falso di Pasquale Festa Campanile, regista di ottime doti che nel passato aveva fornito prove molto più convincenti di questa scialba commedia sexy appartenente all’agonizzante filone ormai superato e accantonato dopo i fulgori degli anni precedenti. Il soggetto è ampiamente sfruttato e Festa Campanile, che cerca di usare le armi del grottesco e dell’ironia, si impantana con un soggetto debolissimo.
La grande inventiva e fantasia partenopea nello sbarcare il lunario qui è usata da una donna, gelosa dell'attivissimo (nel letto) e superdotato marito ma che sa separare gli affari dai sentimenti. Visto l'argomento la commedia si spinge in dialoghi che sfiorano il volgare, ma senza oltrepassare una certa decenza. La descrizione che fa il duca (Caruso) del suo posteriore è forse il punto più imbarazzante. Occasione buona anche per una sfilata di bei seni esposti, dove fa la sua bella figura pure una giovane Laurito. La Polito e Bucci appropriati.
MEMORABILE: Gli inquilini che annaffiano la Polito e Bucci nel classico cortile interno napoletano.
Commediola sexy grottesca realizzata dalla fantasia di Campanile che illustra situazioni abbastanza colorite analizzando la figura di uno sfaticato, lavorativamente parlando, ma superdotato in campo sessuale. Il risultato è altalenante, con bei corpi in vista e qualche piccola volgarità gratuita; tuttavia Bucci e la Polito se la cavano discretamente e le figure femminili non lesinano qualche grazia.
Lo spunto di partenza, sebbene non proprio originale, è quantomeno interessante, ma il tutto si perde fra i meandri di una sceneggiatura spesso ripetitiva che cala uteriormente nella parte finale. A salvare parzialmente la baracca ci pensano gli attori coinvolti fra cui, oltre a una bravissima Polito, spiccano il torinese Bucci e il palermitano Caruso che rendono giustizia all'ambientazione napoletana, comunque piuttosto stereotipata. Si ride poco ma tutto sommato la storia si segue con interesse, anche se il livello dell'operazione è tutt'altro che eccelso. Guardabile.
Una commedia non originalissima ma che si lascia seguire volentieri grazie alla geniale intuizione della moglie del protagonista, quotidianamente alle prese con i sacrifici per far fronte alla poca voglia di lavorare dello stesso e provvedere alla numerosissima prole. Sorprendente Bucci, che si autodoppia e propone la simpatica canzone dei titoli, simpaticissimi i figli più grandi alle prese con i programmi televisivi e le "chiacchierate" dei genitori. Bravissima la Polito, che imprime la giusta verve al suo personaggio.
MEMORABILE: La canzone dei titoli; La scommessa in sala biliardo; I figli ''schierati'' davanti al televisore; I colloqui di Gegè; Le "voglie" del barone.
Gegè è nato così sfaticato che va a letto presto per potersi alzare tardi, ma ha un “enorme” talento che fa impazzire le donne… Gegè è Flavio Bucci, che da napoletano funziona bene, anche se con qualche inflessione ligure, aggiungendo al personaggio simpatia e sottraendo volgarità. Le battute e i siparietti non mancano, perché in Italia i doppi sensi ben si prestano alla nostra cultura, così come i centimetri di pelle nuda delle varie e belle ragazzotte di turno (Marisa Laurito inclusa!).
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