Una passione violenta che si scatena in una realtà violenta, fatta di retorica e svastiche. Vincitore all'ultima edizione della Festa del cinema di Roma, questo film ti colpisce dritto allo stomaco e alla testa, ti lascia senza vie di fuga. Ti scuote per l'efficacia delle parole non dette. Ottimi chiaroscuri per evidenziare mascolinità e dolcezza. Un amore tra due neonazisti non si accetta. Non può essere reale. Finchè i due protagonisti non crollano di fronte alla sua forza dirompente. Amor vincit omnia.
Amando molto le sceneggiature originali, ho affrontato la visione con molta titubanza, ma il regista, bravo a raccontare per immagini una storia difficile e inedita, mi ha convinto con la sua credibilità. In fondo anche Hitler aveva collaboratori omosex... Il rischio era di cadere nel ridicolo, invece ho riscontrato un'ottima regia (una vera sorpresa), un cast credibile ed una storia forte e che sa rusultare autentica e commovente anche in un contesto neonazista. Ottima pellicola.
Per Donato il nazismo è solo un pretesto narrativo. Significa che l'amore di Jimmy e Lars, qualsiasi amore, non ha zone franche da rispettare o una terra promessa su cui sopravvivere: è un'urgenza che s'impone, dovunque e su chiunque. La storia è quella di sempre, una delle tante; ciò che conta qui è la scrittura essenziale, la febbrile scansione di un desiderio che prorompe in una passione incontenibile, l'alternanza di registri, intuitiva e non retorica, che trasla il lirismo in realismo, e rivela un'esatta padronanza del ritmo e delle immagini. Plauso ai giovani interpreti.
...Laguna Blu al freddo, Brokeback Mountain al mare, un branco di neo-nazi al posto delle pecore (ma la conoscenza della storia delle SA è allo stesso livello): metti due uomini in un ritiro isolato e andranno a letto facilmente. Il problema è ritornare in società. Se ciascuno ha il diritto alle proprie contraddizioni, anche i gay hanno il diritto di essere dei bastardi xenofobi. Ma il messaggio è inquietante: i nazisti di professione ti manganellano solo un po', il gay vendicativo non sa fermarsi.
Un film scarno, come da tradizione danese e abbastanza crudo in alcuni frangenti. Non brilla per originalità ma la mano di Donato è felice nel raccontare in modo semplice ma non didascalico il contrasto tra una testa pensante/amante e un ambiente di autentici "sfigati" che reclutano sfigati (sto citando una frase del film). Emblematica infatti l'ultima scena dove il fratello scemo prima chiede scusa e poi lascia l'ospedale.
Film crudo e scarno (come da tradizione dei paesi freddi come Danimarca, Germania, Svezia etc), evidenzia una storia d'amore inusuale, quantomeno considerate le simpatie politiche dei due protagonisti; si poteva cadere facilmente nel ridicolo o nel becero sentimentalismo, invece il regista da ottima prova di capacità mantenendo costante una tensione narrativa che nulla concede agli eccessi. Credibili ed intensi i due amanti, sceneggiatura originale scritta senza sbavature e dal credibile finale, un film bello che parla di omosessualità.
Film dal tema sulla carta molto rischioso: ne poteva uscire un melodramma o un film involontariamente umoristico. Il bravo regista Nicolo Donato evita brillantemente il rischio mantenendo un tono sobrio e limitando al massimo le forzature ideologiche e sentimentali. Lo aiuta una sceneggiatura efficace e soprattutto un'ottima interpretazione dei due protagonisti bravi ad evitare l'effetto "macchietta". Ottima la caratterizzazione ambientale.
Donato rischia grosso ad addentrarsi in temi caldi e ad alto tasso di stereotipia, ma ne esce vincente, riuscendo ad affrontarli evitando i cliché. Così, l'amore tra i due neonazi non nasce come sentimento o passione erotica, ma per un misterioso istinto alchemico. E la loro decisione di uscire dal gruppo non ha nulla di ideologico ma è puramente consequenziale rispetto al loro amore. E perfino la vittima gay pestata dagli skin riserva sorprese. Insomma, una storia davvero originale e interpretata con passione da bravissimi attori.
L'innamoramento tra due giovani omosessuali, entrambi militanti attivi di un gruppo politico neonazista in Danimarca. Ciò che l'animo desidera e l'affettività rende possibile si rivela inconciliabile e stridente con la violenza, l'omofobia e il machismo sfrenato delle rivendicazioni e dellle azioni del gruppo. E quando i due cercano di fuggire verso un amore libero, privo di etichette e folli ideologie, sembra troppo tardi per sottrarsi alla gabbia che loro stessi si sono creati a fronte di azioni le cui conseguenze gli si ritorcono contro.
La storia d'amore in un dramma che parla di neonazisti, con tutta la violenza che questo comporta. Due ragazzi che sono attratti l'uno dall'altro ma che il loro mondo non può comprendere. Film reale e asciutto, con due ottimi e credibili protagonisti. Tormentato e coinvolgente.
Uno dei migliori film a tematica omosessuale degli ultimi anni. Lo stile freddo, sobrio e scarno tipico dei paesi scandinavi (nonostante il regista sia italo-danese) è certamente uno dei punti di forza di questa prima opera autoriale. L'amore dei due protagonisti nasce e cresce in un clima che non lo tollera, tra violenza razziale e inquadrature sognanti che ci mostrano il mare e i paesaggi del Nord dalla piccola baita sulla spiaggia; il mondo ovattato "nido d'amore" della coppia. Protagonisti convincenti, resto del cast sufficiente. Ottima prova.
MEMORABILE: Il mare nel tramonto del Nord, la prima intima notte, le risse, il gruppo nazista.
Costretto ad abbandonare l'esercito ed insofferente verso la famiglia borghese, Lars inizia frequentare un movimento di estrema destra, dedito alla propaganda xenofoba e alla caccia ad immigrati e omosessuali. Ma fra lui ed un altro membro del gruppo scatta la scintilla... Brokeback neo-nazi danese che, nonostante una certa approssimazione nel disegno dei caratteri ed il rischio del comico involontario, riesce ad appassionare grazie all'originalità della storia e soprattutto alla bella prova dei due protagonisti. Commovente il finale sospeso.
Ambientato tra i neonazisti danesi, tratta dello sviluppo inatteso tra due giovani virgulti tra i quali scatta quelle che mai avrebbe dovuto. La storia ha il merito di affrontare con delicatezza e senza scadere nella facile ironia un argomento scomodo. Di pregio la prova dei due interpreti principali, pressoché assente la figura femminile.
Vale soprattutto per l'eccentrica angolazione dalla quale "illumina" la questione omosessuale. Non che il disvelamento della latenza gay trincerata dietro tanto esaperato cameratismo sia una novità cinematografica, tuttavia Donato, senza indugiare in raffinate letture metaforico-psicoanalitiche (come in Marcia trionfale o Riflessi in un occhio d'oro), si precipita nell'agone dei suoi protagonisti cogliendo la priorità della fisicità, di fronte alla quale le parole e le ideologie son costrette a gettar la maschera. Opprimente con qualche affettazione.
La Montagna partorisce un topolino nero. Artefatta "skinheaddoche" del discusso blockbuster di Ang Lee, Brotherhood si dimostra un'edicola del macchiettume sloganaro e fragassoide, la fumetteria paesana del cattiverio monotinta e manicheo. Non c'è svisceramento del background sociale o culturale, del complicato discorso ideologico sotto esame né tantomeno del leitmotiv omosex al centro della storia. Tutto è sottomesso a un trucismo scontato, fictionescamente semplificante, pressoché analfabetizzato, con l'effetto ultimo di immiserire il potenziale riflessivo e accusatorio del film.
Sieg geil! C'è modo e modo di farsi il saluto romano, e non necessariamente avviene sempre col braccio destro. Queer pro quo e dualitudo exploitati da Donato nel danish history XXX sono vecchi quanto la storia, sempre nutritasi di paradossi e avanzata grazie alle più grottesche coincidentiae oppositorum; del pari Hitler stesso era di origini ebraiche, e già Fragasso mostrò come il predicar bene fosse padre del razzolar male. L'impasse è nelle difese immunitarie filmiche: al ribasso quelle ritmiche, del tutto azzerati gli anticorpi chiamati a mettere alla bandiera la drammaturgia.
MEMORABILE: L'arpeggiata parafrasi unplugged di "Smalltown Boy" durante il pogo oi!: ridiamo?
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DiscussioneZender • 6/07/10 12:35 Capo scrivano - 48961 interventi
Eheh, sei riuscito a beccare l'unico momento in cui coesistevano. Qui non è colpa di nessuno, tu e Ciska l'avete inserito uno all'insaputa dell'altro, càpita. Ho lasciato il tuo che dei due è quello inserito prima (di poche ore).