Un film-inchiesta (basato sulle interviste) pensato per la tv ma per il quale, delle molte ore di girato, si pensò di estrapolare solo sette conversazioni divise per varietà di personalità e problematiche esposte dall’interpellato, spesso nella crudezza della verità. Storie d'amore, ma vissute da gente che l'amore l'ha “subìto” in tutte le sue sfaccettature, in contesti non sempre felici. Questa scelta ovviamente è fine allo spettacolo del "chi sta peggio di me", ma se ne trae uno spunto di indagine sulla società ed anche di tenera compassione.
Un film non particolarmente facile. Il regista Silvano Agosti compie una sorta di esperimento simil-pedagogico intervistando persone per così dire della strada, insinuandosi quasi senza pudore nei risvolti più intimi di ognuno di essi. Il passaggio più "gustoso" a mio parere risulta essere quello dell'intervista al piccolo Franck... Il film potrebbe essere annoverato fra le opere di un nuovo ed eventuale "Neorealismo".
Se Stefanelli col suo Mancanza d'amore proverà a sondare cosa può accadere quando "...la diritta via era smarrita", Agosti scende negli inferi intervistando personaggi messi alle strette da una vita precoce, brutale, estrema. Si resta impressionati dal tipo di domande poste agli intervistati e dalle relative testimonianze. Molta tristezza nell'apprendere che una delle intervistate, il giorno seguente all'intervista, si è tolta la vita ingerendo dell'acido muriatico. Un documento estremo in antitesi col titolo. D'amore si vive... e si muore.
Anche l'esistenza che più tracima amore tenerezza purezza poggia sull'approssimazione, altrimenti il pianeta Terra sarebbe popolato da dei e supereroi. Lo sono a loro traverso modo le ferite anime kirliancamerate da Agosti, nel loro essere dure anche con la dolcezza o dolcissime anche da ruvide, che ci dicono lingua in bocca che l'amore è assai meno puro e rassicurante di quel che sembra, e proprio perciò salvifico. Sorta di Jodorowsky nostrano senza illusionismi da esoterista, Agosti gira un mondo movie dell'anima che fa esponenzialmente tremare la nostra, da desecretare senza meno.
Non un documentario, ma “una ricerca” dal titolo depistante visto che al centro della curiosità, a tratti morbosa, di Agosti sono semmai il corpo e il sesso. Spaccato volutamente parziale ed estremo di un’Italia in trasformazione sulla sessualità, con nove ritratti di donne, transgender o bambini (nessun maschio adulto), rincorrendo dettagli intimi e segreti, con molti brividi (la prostituta suicida il giorno dopo le riprese). Inconsistente come film e al contempo deposito carico di sostanza su cui riflettere. Indiscreto, tagliente, malinconico.
Discutibile operazione con la quale Silvano Agosti tenta di raccontare rapporti estremi con l'amore, con gli altri, con il proprio corpo ma nonostante le buone intenzioni il risultato è abbastanza simile a quello dei peggiori mondo movie degli anni Sessanta. La prostituta che si suicida subito dopo l'intervista è la dimostrazione che su certi temi non bastano le intenzioni, ci vuole la sensibilità.
Silvano Agosti HA DIRETTO ANCHE...
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