Rivisitazione in chiave moderna di un'opera teatrale di Ugo Betti ambientata in epoca fascista. La corruzione serpeggia a Palazzo di Giustizia e non si riesce a scoprire chi aiuta il potente Goja (Martin Balsam) a salvarsi da ogni perquisizione disposta “a sorpresa” dalla magistratura. Il presidente, cui dà il volto Fernando Rey, viene immediatamente sospettato di essere tra i responsabili mentre i giudici faticano a uscire dal clima di sospetto che aleggia su tutto e tutti. Una storia non particolarmente complessa (al di là delle apparenze) affidata a una sceneggiatura troppo verbosa e una regia (di Marcello Aliprandi) mai incisiva. Il cast, notevole, finisce malauguratamente...Leggi tutto sopra le righe in più occasioni togliendo ogni credibilità al film, che procede assommando accuse, colpi di scena poco convincenti, faccia a faccia talvolta ai confini del ridicolo (come quello tra Nero e Ferzetti nell'ultima parte). L'assunto è scontato, e più che la corruzione colpisce la superficialità con cui la sceneggiatura ha messo insieme le situazioni e i rapporti tra i personaggi. Brutta la colonna sonora di Pino Donaggio, con il tema su Goja che viene cantato durante un'esibizione cabarettistica nelle prime scene e poi declinato in diverse varianti nel corso del film. Ci si aspettava decisamente di più e, nonostante qualche buon momento di tensione, l'opera di Aliprandi scorre via anonimamente.
Veleni tra magistrati più o meno conniventi con faccendieri e politici. In sé il film è un compitino piuttosto mediocre. Ma il problema più grave è che si ispira al dramma di Ugo Betti prendendo un sonoro abbaglio. Infatti Betti crea una vicenda simbolica per riflettere sull'etica della giustizia umana. Invece Aliprandi trasferisce realisticamente l'azione all'oggi, la rende verosimile e attuale, cambia nomi e fatti: ma in questo modo paradossalmente la denuncia diventa generica e superficiale, quindi inefficace e inutile. Bravo Ferzetti.
Dramma politico-giudiziario di ambizione ben superiore alla resa. La trama infila strade semplicistiche che si alternano a momenti eccessivi (quasi imbarazzanti due scene-madre nel finale) creando, più che interesse, un certo sconcerto. Il film allinea alcune belle facce nel cast maschile, che però rendono molto meno rispetto al loro potenziale (Balsam manco ci prova: doppiarlo con cadenza meneghina aumenta lo sconcerto di cui sopra). Visibilissimi i csc Piani e Mancini. C’è pure Mingozzi. Stupefacente il **½ di Morandini.
Discreto film a tesi con qualche pecca evitabile ma che nel complesso non mi è dispiaciuto. Forse gli innumerevoli volti noti o poco noti mi hanno un po' distratto durante la visione, ma mi è restata l'impressione di un buon film, ed a deludermi c'è stata solo la parentesi rosa tra Franco Nero e la figlia di Fernando Rey, davvero forzatissima. Piccole apparizioni per Bruno Tocci e Bruno Bertocci, che ci si creda o no.
Il pessimistico assunto, quanto mai veritiero e attuale – la corruzione insita nel potere giudiziario e l’impossibilità di un suo rinnovamento – è sviluppato da Aliprandi con una scrittura cinematografica incerta che, se da un lato - forte anche di un notevole quartetto di attori - aderisce alla serietà e al rigore tipici dei film di impegno civile, dall’altra infiltra situazioni al limite della pantomima: dai grotteschi stupratori Piani e Antonelli al confronto finale tra Nero e Ferzetti in archivio. Il numero satirico cui assiste Balsam ricorda quello con Montand in Facciamo l’amore. Stonato.
Adattamento in chiave moderna del più celebre dramma teatrale di Ugo Betti (che invece si svolgeva in pieno regime fascista), è un pessimistico film di denuncia in cui nessuno è davvero innocente, importante per la delicatezza e l’eterna attualità del tema trattato. Purtroppo viene penalizzato da una regia spesso incolore e da una sceneggiatura capace di regalare ben pochi momenti di tensione. A salvarlo provvede l’ottimo cast, con Fermando Rey e Gabriele Ferzetti una spanna sopra gli altri. Le musiche di Donaggio alla lunga stancano.
MEMORABILE: Il promettente inizio, il discreto finale e lo scontro tra Franco Nero e Giovanna Benedetto.
Dramma corale con ripetuto ribaltamento dei personaggi e progressivo abbattimento della distanza tra il bene e il male: nulla è come appare (ma va? e chi mai se lo aspettava!) ma la sceneggiatura risente di un po' troppe lungaggini didascaliche. Prima parte più faticosa riscattata dalla seconda, più convincente. Non proprio riuscito, comunque: come "legal thriller" è fiacco e come film di denuncia è superficiale. Colonna sonora quantomeno discutibile.
MEMORABILE: La scena felliniana della canzone satirica su Goja in un numero di avanspettacolo, che evoca un'atmosfera anni '30 che rimanda al testo originale.
Tratto da un'opera di Ugo Betti (ma spostato 30 anni più avanti!), si tratta di un buon film, una via di mezzo tra film di denuncia e poliziesco all'italiana. Azione poca ma film che comunque coinvolge, a metà film appaiono due individui loschi che difficilmente scorderete. Buona la prova del cast, non male tutto il film.
MEMORABILE: Dobbiamo dirti una cosa... abbiamo l'ordine di ammazzarti!
Che pasticcio! Senza ali né radici, né allegoria né pamphlet: troppo vago, troppo poco chiaramente contestualizzato per essere un film di denuncia, troppo pedante e scialbo nell'apparato simbolico per essere interessante come metafora di sapore kafkiano sulla corruzione insita in ogni potere (politico, giudiziario, economico). Solo il decadente Palazzaccio mantiene un certo fascino: livido di veleni, polveroso di arazzi e di archivi, affacciato sul Porto delle Nebbie... Ottima la prova di Rey, molto incerta quella di Franco Nero.
MEMORABILE: L'imbarazzante duetto tra Nero e la figlia di Rey: "Tu sei pura come questo cristallo, Elena...", e quella tira fuori la siringa da insulina! Ma daii!
Dramma tribunalizio di denuncia civile che ben dissimula la matrice teatrale pantografando il carrobbio di magheggi clandestini, ambizioni egolatriche, improbi insabbiamenti e frangibili sodalizi tra industriali ammanicati, giudici micragnosi e sicofanti e ministri iperlegalisti manovrieri dello scaricabarile. Mancano spargimenti di sangue e inopinatamente assenti sono pure le forze dell'ordine, quasi a gettare la conventicola di funzionari in pasto al suo stesso cortocircuito di occulti doppiogiochismi e coltellate dorsali. Nero fa come il piffero di montagna, che partì per suonare e fu suonato.
MEMORABILE: La prestazione recitativa infida e scivolosa di Gabriele Ferzetti; "Promoveatur ut amoveatur".
Gli attori sono di prim'ordine. Il tema, di grande respiro sociale. Lo svolgimento, però, ristagna e la profondità dell'analisi è sostituita dalla superficialità dell'intrigo. Ritmi televisivi (della televisione di oggi, non di quella d'antan). Il film si distingue, perciò, solo per la forza di alcune caratterizzazioni (bravo Ferzetti) e una certa aria crepuscolare (la stanchezza morale di Fernando Rey).
Intrighi e pericolosi intrecci con la politica, pratiche che spariscono misteriosamente, magistrati arrivisti: questo è il palazzo di giustizia descritto nel film. Nonostante tante potenzialità, la pelliccola finisce per essere ripetitiva e a tratti noiosa. Certo non aiuta l’assenza totale di azione, dovuta all’origine teatrale della trama. Franco Nero, giudice, ha un bel ruolo ma è troppo monocorde e non riempie di contenuti il ruolo. Meglio Ferzetti (un collega di Nero) e Balsam (il politico).
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HomevideoXtron • 26/05/12 10:36 Servizio caffè - 2115 interventi
Daidae ebbe a dire: Qualcuno sa chi sono le 2 comparse
che poco prima di metà film terrorizzano la "testimone"?
Sono a torso nudo,e ogni tanto parlano in contemporanea.
Quello col cappellino e il giubbotto è sicuramente Lorenzo Piani, caratterista in un sacco di polizieschi del periodo.
L'altro dovrebbe essere Roberto Antonelli, e difatti Pollanet Squad lo indica nel ruolo di stupratore.
P.s.: Zender, potresti aggiungere alle frasi celebri da ricordare questa: "Promoveatur ut amoveatur"? Thanks!
DiscussioneZender • 14/04/14 14:45 Capo scrivano - 47370 interventi
Ogni correzione va richiesta sempre da dopo che compare la data di uscita del commento. Prima non posso toccare nulla e faccio ora a dimenticarmi :)
Daidae ebbe a dire: Qualcuno sa chi sono le 2 comparse
che poco prima di metà film terrorizzano la "testimone"?
Sono a torso nudo,e ogni tanto parlano in contemporanea.
Se ti riferisci a questi, confermo che Gest dice giusto: è Piani (diplomato CSC).