Comment monsieur prend son bain - Corto (1903)

Alice Guy si confronta con un grande classico di Méliès, e cala lo Spiritisme abracadabrant nella dimessa cornice domestica della necessità di spogliarsi per fare il bagno: tentativo fallimentare a causa della magica comparsa di un’infinità di vestiti. L'incessante togliere giacche, camicie e pantaloni ha il sapore di una strampalata maledizione. Il ritmo è vivacissimo, ma soprattutto la serie di indumenti che si affastellano prima sul corpo e poi sparsi nella stanza è incalzante e a tratti ha momenti ironici che stuzzicano il sorriso.

Il bagno citato nel titolo è una mèta che per il protagonista si rivela impossibile, come già aveva raccontato Méliès: l’unica cosa fattibile è spogliarsi di continuo degli abiti che appaiono. Corto brevissimo e ultraripetitivo, che nulla aggiunge a quanto già visto. Si salvano la mimica dell’interprete (davvero è Ferdinand Zecca?) è qualche capo di vestiario un po’ buffo.

Pur nella sua esigua lunghezza, la pellicola si dimostra estremamente ripetitiva mostrandoci sempre e solo i tenetativi (frustrati) di un'uomo che cerca di svestirsi per farsi un bagno. Non è la prima volta che si affronta l'argomento e non è neanche la più riuscita delle sue proposte filmiche. Alice Guy sicuramente ha fatto di meglio, per cui la visione è consigliata solo ai completisti del cinema pionieristico.

Nelle confortanti mura domestiche un uomo si rilassa e cerca di farsi un bagno in santa pace. Comincia quindi a svestirsi per entrare dentro alla vasca ma non riuscirà mai nell'intento perché i vestiti cominceranno a moltiplicarsi senza soluzione di continutià. Comica poco orginale ma sicuramente divertente che vede come protagonista nientemeno che il grandissimo Ferdinand Zecca. La ripetitività del soggetto alla lunga stanca ma gli effetti speciali sono buoni e il ritmo è sempre molto alto. Tra le opere della Guy non è sicuramente la migliore ma nel complesso non è niente male.